Il Vax day è finalmente arrivato e i primi italiani sono stati vaccinati, tra parole di speranza e moniti a non abbassare la guardia perché la battaglia è ancora lunga e ci sono 72mila morti a ricordare che questo non può essere comunque un giorno di festa: un'infermiera, un'operatore sociosanitario, una biologa e due infettivologhe dello Spallanzani di Roma hanno ricevuto per primi il farmaco della Pfizer Biontech poi somministrato in tutta Italia agli altri operatori sanitari, al personale e agli ospiti delle Rsa selezionati per la giornata simbolo scelta dall'Ue. "L'Italia si risveglia - dice il premier Giuseppe Conte - questa data ci rimarrà per sempre impressa".
Il vaccino anti-Covid ai primi tre italiani allo Spallanzani
Le dosi del vaccino anti Covid sono state distribuite in tutta Italia e oggi ci saranno anche le prime vaccinazioni nei luoghi simbolo della pandemia.
SI CHIUDE IL CERCHIO A CODOGNO
Il giorno del vaccino inizia dunque nello stesso ospedale dove poco meno di un anno fa fu ricoverata la coppia di turisti cinesi che fece piombare il paese nell'incubo del Covid ed è un cerchio che in qualche modo si chiude. Ma alle 7.20 è già tutto finito e restano solo i pannelli con la primula e il motto della campagna per la vaccinazione - "l'Italia rinasce con un fiore" - e il circo mediatico al gran completo che continua a presidiare il piazzale dello Spallanzani per altre 3 ore fermando medici, infermieri, politici e chiunque si trovi a portata di microfono. La professoressa Maria Rosaria Capobianchi, l'infermiera Claudia Alivernini, l'operatore sociosanitario Omar Altobelli, le infettivologhe Alessandra Vergori e Alessandra D'Abramo, i primi cinque vaccinati, sorridono tutti, orgogliosi del ruolo che gli è stato assegnato: far capire agli italiani l'importanza di vaccinarsi. "E' un giorno importante e decisivo - dice Claudia - la scienza e la medicina sono le uniche cose che ci permetteranno di uscire da questo virus. Lo dico con il cuore, vaccinatevi". "Se sono preoccupata? Sì - risponde ai cronisti Alessandra Vergori - ma per voi, non per il vaccino che è sicuro ed efficace e, soprattutto è l'unico strumento che abbiamo per venire fuori da questo incubo". Il più emozionato è Omar. "Il mio pensiero va a chi non è riuscito ad arrivare a questo giorno. Spero di essere un esempio per tutti e solo il primo di una lunga serie, ho visto tanta sofferenza e dolore"
IL VACCINE DAY IN TUTTA EUROPA
Tutti parlano di nuova era, di svolta, di luce in fondo al tunnel; il più citato è Winston Curchill: è la fine dell'inizio. Il Vaticano parla di "giorno storico" e ricorda la linea di papa Francesco: il vaccino sia per tutti in tutti i paesi. Roberto Speranza, che dall'inizio dell'emergenza è sempre stato il più rigorista del governo, continua a chiedere cautela. "Siamo sulla strada che serve per chiudere una stagione difficile ma il cammino non sarà breve, dobbiamo resistere ancora, serve tempo e prudenza". Il perché lo spiegano i tecnici: gli effetti del vaccino, dice il virologo Fabrizio Pregliasco, si inizieranno a vedere quando si raggiungerà il 20-30% della copertura vaccinale. E per avere la tanto agognata immunità di gregge, aggiunge il Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, serve che l'80% della popolazione sia vaccinata. "Lavoriamo affinché questo accada in autunno e quel giorno saremo per sempre fuori da una lunga notte". La distribuzione delle prime 9.750 dosi di vaccino in tutta Italia fila liscia senza problemi grazie al piano messo a punto dalla Difesa: le fiale sono arrivate a destinazione con 5 aerei e 60 veicoli militari. Così l' immancabile polemica nel Paese dei campanilismi scatta per la foto del governatore della Campania Vincenzo De Luca che si è sottoposto al vaccino, primo tra i politici. "E' abuso di potere" dice il sindaco di Napoli Luigi De Magistris mentre Matteo Salvini non si lascia sfuggire il tweet servitogli sul piatto d'argento: "salta la fila e toglie il vaccino a chi ne aveva più bisogno" Ma il vax day è soprattutto altro, fortunatamente. E' il volto di Alice Soldà, l'infermiera che è stata vaccinata all'ospedale di Schiavonia: è lì che morì Adriano Trevisan, la prima delle 71.925 vittime di questo maledetto virus. "Abbiamo vissuto momenti difficili, adesso speriamo che vada tutto bene". E' lo sguardo delle dottoresse di Codogno e Alzano lombardo, gli ospedali simbolo della prima ondata. Lucia Premoli è una delle infermiere che il 20 febbraio scorso ha curato il paziente uno, Mattia, e oggi è ancora lì, con l'ago nel braccio. "Non abbiamo altra strada da percorrere per tornare ad una vita normale". E sono gli applausi dei medici che accolgono le scatole con le fiale a Firenze, Brindisi, Cagliari, nonostante l'ironia del solito De Luca: "sembra lo sbarco in Normadia". Archiviati i simboli, si comincia davvero: a partire dal 28 arriveranno in Italia 470mila dosi a settimana, per un totale di 8,7 milioni solo nel primo trimestre. Alle quali si aggiungeranno quelle dei vaccini di Moderna e di Astra Zeneca. Restano da convincere gli italiani. "Credete nel vaccino - è l'appello del direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia - è uno strumento fondamentale in questa battaglia, non ci sono scorciatoie". No, non ce ne sono. E vaccinarsi è l'unico modo per proteggere anche chi non lo farà.