"Nel gennaio dello scorso anno la Procura di Bologna ha formato un fascicolo conoscitivo per riaprire le indagini sulla Banda della Uno Bianca, affidandole alla Digos della Questura di Bologna e dalle quali attendiamo l'esito. Una decisione presa dopo un'informativa dei carabinieri tesa a chiarire alcuni aspetti di un'intercettazione telefonica che coinvolse la famiglia della super testimone Simonetta Bersani, un indagine che ci auguriamo porti dei risultati". Lo ricordano i familiari dei tre carabinieri uccisi al Pilastro di Bologna dalla Banda della Uno Bianca, il 4 gennaio 1991, in una lettera per il 31/o anniversario dell'eccidio.
"Siamo sempre di più familiari delle vittime a chiedere la verità attraverso la riapertura completa delle indagini, non solo per la strage del Pilastro. Un contributo in questa direzione potrebbe arrivare anche dalla digitalizzazione degli atti sulla Banda della Uno Bianca, chiesta dall'Associazione dei familiari delle Vittime ed avviata lo scorso mese di ottobre", aggiungono i parenti di Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini.
Mentre ribadiscono la loro richiesta di "completa verità" sulle azioni della Banda della Uno bianca, i familiari dei tre carabinieri uccisi al Pilastro di Bologna continueranno "a contrastare permessi e sconti di pena per chi ha terrorizzato un'area del nostro paese con crimini efferati ed apparentemente inspiegabili".
Da qualche anno Alberto Savi, ex poliziotto e il più giovane dei tre fratelli della banda, usufruisce di permessi premio e anche recentemente, riporta oggi Il Resto del Carlino, ne ha beneficiato, uscendo alcuni giorni dal carcere di Padova dove sconta l'ergastolo. Fabio e Roberto Savi, i due capi della banda, non risultano invece aver avuto ancora accesso a benefici, detenuti dal 1994: attualmente si trovano a Bollate.
"Speriamo di sapere la verità vera, che non è quella che hanno voluto farci credere. Spero di vederla prima di morire". Lo ha detto, in lacrime, Anna Maria Stefanini, madre di Otello. "E' sempre peggio, adesso vengo accompagnata dall'altro mio figlio, da sola non ce la faccio, ma finché avrò la forza sarò sempre qui. Purtroppo il 6 dicembre è volato in cielo anche il padre, ora è insieme a lui. Ma mio marito non è morto il 6 dicembre, è morto il 4 gennaio 1991, perché da quel giorno non è stato più lui, la morte del figlio lo ha distrutto, e io ora ho anche il dolore di un marito che non c'è più". Il nuovo permesso ad Alberto Savi, per la madre di Stefanini, è "una vergogna: chi ha ucciso queste persone non merita licenze premio, hanno preso gli ergastoli e li devono fare tutti". "Provo tanto dolore e tanta rabbia perché non è giusto, sono la prima a dire che bisogna recuperare i giovani, ma non gli assassini che uccidevano per il gusto uccidere. Non li perdonerò mai finché vivrò".