Ergastolo. La prima sezione penale del Tribunale di Brescia ha riconosciuto Giacomo Bozzoli colpevole dell'omicidio dello zio Mario Bozzoli, scomparso dalla fonderia di cui era titolare insieme al fratello a Marcheno in provincia di Brescia, l'8 ottobre del 2015. Alle 19.18 il presidente della corte Roberto Spanò, dopo un giorno di camera di consiglio, ha letto il dispositivo in cui si condanna l'imputato anche ad un anno di isolamento diurno.
La corte ha anche inviato gli atti alla Procura perché valuti per il fratello di Giacomo, Alex, il reato di falsa testimonianza, e per l'operaio di Aboagye Akwasi, che era presente la sera del delitto nella fonderia di via Gitti, per favoreggiamento. Più pesanti le richieste per l'altro operaio che era in turno quella sera, Oscar Maggi.
La corte per lui chiede che si valuti il concorso in omicidio e la distruzione di cadavere. Arriva così la sentenza di primo grado a sette anni dai fatti, dopo 22 udienze e un anno e mezzo di processo. In questi mesi è arrivato anche il cambio di accusa: l'ipotesi con cui si era arrivati al rinvio a giudizio infatti era quella che Giacomo avesse ucciso lo zio e poi ne avesse caricato il corpo in auto per poi farlo sparire dove non è mai stato trovato. All'ultimo momento utile però è arrivata la tesi secondo cui "Giacomo Bozzoli ha ucciso lo zio distruggendo il corpo nel forno in concorso con altri".
Determinante in questo senso, secondo gli avvocati di parte civile, la perizia sullo stesso forno e la prova in scala che avevano chiarito che distruggere il corpo di Mario Bozzoli nel forno della fonderia sarebbe stato tecnicamente possibile. Per capire nel dettaglio però perché la corte abbia preso la decisione di condannare Giacomo Bozzoli all'ergastolo sarà necessario attendere i 90 giorni che il presidente Spanò si è preso per depositare le motivazioni. Mercoledì il pubblico ministero di Brescia, Silvio Bonfigli, aveva chiesto l'ergastolo. L'avvocato Luigi Frattini, difensore di Giacomo Bozzoli, aveva invece chiesto ieri l'assoluzione per "mancanza di prove".