Bisognerà aspettare 60 giorni per stabilire con certezza i contorni della tragedia che si è consumata all'ospedale Pertini di Roma tra il 7 e l'8 gennaio, quando un neonato di tre giorni è morto presumibilmente schiacciato dalla madre addormentatasi dopo averlo allattato nella sua stanza. Per avere i risultati dell'autopsia del piccolo serviranno infatti 60 giorni. Per ora c'è soltanto una certezza: la donna è risultata negativa a tutti i test tossicologici e quindi è stata accantonata l'ipotesi che quella notte avesse assunto dei farmaci o altre sostanze. Intanto proseguono le indagini.
Gli inquirenti hanno acquisito tutta una serie di documenti in ospedale, compresa la cartella clinica della donna per accertare, tra l'altro, se avesse preso il piccolo in braccio nel tardo pomeriggio e perché sia rimasta con il neonato fino a sera, quando l'infermiera in servizio si è accorta della disgrazia. In sostanza i magistrati devono chiarire se si siano violati i protocolli e se vi siano state nelle negligenze, come denunciato da alcuni familiari della piccola vittima. Al momento il fascicolo d'indagine per omicidio colposo aperto dai Pm romani rimane contro ignoti. Dalla direzione strategica della Asl Roma 2 viene sottolineato che, come da prassi, è stato attivato "un Audit clinico per verificare la correttezza e l'aderenza alle best practice e l'appropriatezza delle procedure" ed è stata consegnata alla magistratura tutta la documentazione in possesso per "consentire uno svolgimento delle indagini che conduca, il più rapidamente possibile, a ricostruire la dinamica degli avvenimenti e ad accertare eventuali responsabilità".
La Asl ricorda anche che il Pertini "è punto di riferimento per la città di Roma e in particolare la ginecologia e l'ostetricia garantiscono un'assistenza di qualità alle donne nel percorso della gravidanza, raggiungendo nel 2022 un totale di 916 parti effettuati con un trend in crescita rispetto agli anni precedenti". Dalla direzione viene infine sottolineato che la pratica del rooming-in, ossia la possibilità che dopo il parto il neonato stia nella stessa stanza della mamma, è "ormai consolidata nel contesto nazionale ed internazionale per sostenere il contatto tra neonato e mamma, sin dalle prime ore dopo la nascita". Pratica che viene attuata anche nell'ospedale Pertini , dove "tutte le puerpere vengono informate dei rischi connessi alla gestione del bambino, venendo peraltro edotte, anche con la sottoscrizione di un modulo, sulle azioni da effettuare per evitare il verificarsi di eventi avversi". La morte del piccolo, secondo quanto spiega il Tavolo tecnico allattamento al seno della Società Italiana di Pediatria, Sip, potrebbe ricadere anche nell'ambito del "Sudden Unexpected Postnatal Collapse" (collasso neonatale improvviso e inaspettato). "Con questa definizione - specifica Guglielmo Salvatori, responsabile del Tavolo - si esprime un raro e improvviso evento, a volte un decesso, in una gran parte dei casi senza spiegazione, che può verificarsi nei primi 7 giorni di vita". I pediatri puntualizzano che non esiste una posizione ideale per allattare, ma invitano ad "essere vigili sul fatto che il piccolo respiri bene e abbia un buon colorito" e favorire il rooming-in. "Tenere il neonato nella stessa stanza della mamma - dicono - permette di rafforzare il legame e incentivare l'allattamento al seno. È più sicuro che il bimbo dorma nella culletta, evitando materassi o cuscini molto morbidi. Va raccomandato che dorma a pancia sopra. Non aver timore di chiedere che il neonato venga portato nella nursery se si ha bisogno di riposare. "Non è qualcosa di cui vergognarsi - sottolinea la presidente Sip Annamaria Staiano -: la stanchezza dopo il parto può colpire tutte le donne, in misura diversa".