La sete d'acqua non si fa sentire solo sui campi, visto che sta cominciando a toccare anche l'uso potabile, con l'invio di autobotti in alcuni comuni del Piemonte. La siccità di questo febbraio richiama quella dell'agosto 2022, solo che siamo in inverno e non piove e non nevica abbastanza, i grandi laghi del Nord sono mezzi vuoti, con il livello del Garda ai minimi storici. È ben visibile dallo spazio la sofferenza che sta vivendo il fiume Po, l'acqua sembra farsi strada a fatica tra i sabbioni a nord di Voghera (Pavia), nell'immagine ripresa dal satellite Sentinel-2 di Copernicus, gestito da Agenzia spaziale europea (Esa) e Commissione europea. Il segretario generale dell'Autorità di bacino distrettuale del Po , Alessandro Bratti, esprime "preoccupazione per la prossima stagione irrigua".
Anche Venezia soffre per la bassa marea, con canali interni ridotti a stradine melmose, barche ormeggiate in secca, le antiche fondamenta dei palazzi a vista, anche lungo il Canal Grande. L'anno scorso l'agricoltura, che dà lavoro a 3,5 milioni di persone, ha subito 6 miliardi di euro di danni per mancata produzione, secondo Coldiretti e quest'anno rischia 1/3 del Made in Italy a tavola che si produce proprio nella food valley della Pianura Padana dove si concentra anche la metà dell'allevamento nazionale. La crisi idrica ha ridotto la produzione di energia idroelettrica rinnovabile: nel 2022 c'è stato un calo del 37,7% rispetto al 2021 mentre a dicembre scorso è stato registrato -18,6% rispetto a dicembre 2021, secondo il Rapporto mensile sul Sistema Elettrico di Terna. L'Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) da tempo dice di avere "pronte soluzioni subito appaltabili, per aumentare la resilienza dei territori, come i primi 223 progetti del Piano Laghetti, oltre al Piano Invasi e al Piano per l'Efficientamento della Rete Idraulica".
Ma la risposta del governo è stata insufficiente. "Non c'è stata proprio, invece, nell'ottobre scorso dal ministero per il Sud", ricorda il dg dell'Anbi, Massimo Gargano, "al bando da 1,9 miliardi del Fondo di sviluppo e coesione per interventi idrici e irrigui a cui hanno partecipato enti gestori e il mondo dei consorzi. Denaro non speso che sarebbe pronto per finanziare interventi". Gargano, in una conversazione con l'ANSA, ha detto che servono "con urgenza un piano idrico nazionale, con un quadro degli interventi, con regole e risorse e l'istituzione di un'Agenzia unica per le decisioni, con poteri di coordinamento, perché oggi il tema acqua è trattato da tre ministeri Infrastrutture, Ambiente e Agricoltura". Mariastella Gelmini, vicesegretario e portavoce di Azione, sostiene che "la proposta del ministro Lollobrigida (Agricoltura, ndr) di una cabina di regia nazionale sul tema potrebbe dare un contributo importante, a patto che vengano coinvolti anche Regioni ed enti locali" mentre "non cogliere l'opportunità del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza anche per affrontare il tema della gestione dell'acqua in modo strutturale sarebbe un grave errore".
Il ministro Lollobrigida punta anche a interventi contro la dispersione idrica e a un utilizzo migliore delle acque reflue mentre il ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica ha dato il via alla consultazione pubblica sul Piano di adattamento al cambiamento climatico per programmare interventi sul territorio contro il ripetersi di eventi estremi e stagioni di siccità.