"Il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini. Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura e non ho mai spedito pizzini ma articoli per riviste anarchiche, mi era permesso di leggere quello che volevo, di evolvere. Oggi sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41 bis. Settecentocinquanta persone lo subiscono senza fiatare". E' quanto scrive Alfredo Cospito, anarchico in sciopero della fame contro il carcere duro, in una lettera citata durante una conferenza stampa in Senato a cui partecipano il difensore Flavio Rossi Albertini e il professor Luigi Manconi.
Nella lettera resa nota dal suo difensore Cospito e che ha superato la censura, l'anarchico aggiunge di essere "convinto che la mia morte porrà un intoppo a questo regime e che i 750 che subiscono da decenni il 41 bis possano vivere una vita degna di essere vissuta, qualunque cosa abbiano fatto". Il 55enne conclude: "Amo la vita, sono un uomo felice non vorrei scambiare la mia vita con quella di un altro.
È proprio perché la amo non posso accettare questa non vita senza speranza".
Cospito, il legale dell'anarchico: 'Lo hanno fatto diventare un simbolo'