Sono arrivati già dal mattino. Dapprima alla spicciolata e poi via via sempre più numerosi, rimanendo sulla spiaggia anche quando si é fatto buio con l'aiuto di pile elettriche, accendini e lanterne. Sono i parenti delle vittime del naufragio del barcone carico di migranti naufragato domenica scorsa davanti la spiaggia di "Steccato" di Cutro, nel Crotonese.
Un mesto pellegrinaggio che si é protratto per alcune ore alla ricerca di effetti personali appartenuti ai loro cari che non ci sono più. Un documento d'identità, una fotografia, qualche oggetto personale, qualsiasi cosa, insomma, che potesse ricordare loro i parenti vittime di questa tragedia assurda.
Il più delle volte la ricerca ha dato esito negativo, perché non é stato trovato nulla. In qualche caso qualcosa è stato rintracciato, ma nulla di particolarmente significativo e, soprattutto, che potesse consentire di collegare direttamente l'oggetto trovato a qualcuna delle vittime.
È rimasta senza una proprietaria anche la piccola bambola di pezza abbandonata nei pressi del relitto dell'imbarcazione naufragata, Nessuno sa di chi sia e non c'è nulla che possa consentire di collegarla direttamente a qualcuna delle piccole vittime del naufragio, che, al momento, sono 14, più un numero imprecisato di dispersi.
Molti, tra i parenti che sono arrivati in spiaggia, si sono abbandonati ad un pianto dirotto rivolgendo lo sguardo verso quel mare terribile e crudele che ha inghiottito le vite dei loro cari. Altri sono apparsi come attoniti, ammutoliti da un dolore troppo cupo ed intenso per potersi manifestare.
La maggior parte dei parenti delle vittime è arrivata dalla Germania. Altri sono arrivati dalla Francia e dall'Olanda ed altri ancora addirittura dalla Svezia. Speravano in un possibile ricongiungimento con i loro cari. Qualcuno aveva anche contribuito alle spese di viaggio inviando parte del denaro da consegnare agli scafisti. Uno sforzo che si è rivelato inutile perché il sogno di una nuova vita si é infranto inesorabilmente contro quella secca che ha mandato in mille pezzi il caicco su cui viaggiavano i migranti, nascosti nella stiva senza quasi potere respirare, addossati l'uno all'altro in un ammasso di sudore e lacrime.
A qualcuno, a turno, veniva consentito di uscire all'aperto per potere riprendere respiro, ma attorno c'era soltanto buio, con sferzate di vento gelido. Nessuna luce all'orizzonte, Una luce che alla fine non arriverà mai per la gran parte dei migranti perchè ciò che si materializzerà, inesorabile e crudele, sarà la morte.