Scatta lo sciopero e volano ancora le schermaglie. Cgil e Uil scendono in piazza per cambiare la legge di Bilancio e le politiche economiche e sociali del governo. Uno sciopero deciso ancor prima che la manovra si facesse, ribatte la premier Giorgia Meloni. Un flop nell'adesione per il vicepremier e ministro Matteo Salvini. Bersaglio dei sindacati dopo la precettazione.
Ma è all'immagine di quella piazza che Cgi e Uil affidano la risposta "più forte" a quello che considerano un attacco senza precedenti al diritto di sciopero. E da lì rilanciano la sfida: "Il governo sta portando il Paese a sbattere e noi non lo permetteremo", incalza il numero uno della Cgil, Maurizio Landini. "Questa piazza è una risposta di democrazia a chi fa il bullo istituzionale", attacca a sua volta il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri.
A Roma riempiono piazza del Popolo, indicando in 60mila i partecipanti alla manifestazione - e "nessuno li ha precettati per esserci", ironizza Landini. Sul palco i due leader sindacali parlano indossando la felpa del proprio sindacato e assicurano che andranno avanti finché il governo non li avrà ascoltati e non avranno ottenuto risultati. Cgil e Uil nel complesso parlano di grande partecipazione e alta adesione alla protesta. Ma anche sui numeri è battaglia. Salvini sostiene che solo una "esigua minoranza" sciopera e rivendica con orgoglio il fatto che milioni di italiani si siano mossi "liberamente perché il diritto allo sciopero di una minoranza non può ledere il diritto al lavoro della maggioranza". Maggioranza che per i sindacati è invece rappresentata in quelle piazze.
E pure sulle ragioni della mobilitazione resta il botta e risposta. Lo sciopero "è stato lanciato in estate, quando io la manovra non l'avevo neanche pensata", dice la presidente del Consiglio. Ma per i sindacati è il merito sbagliato: Landini parla di "porcherie" contenute nella legge di Bilancio e chiede al governo di smettere di fare "cavolate". Con Bombardieri l'elenco va dal peggioramento sulle pensioni all'assenza di risposte sulla sicurezza sul lavoro, passando per il fisco e il no ai condoni. Contro la precettazione confermano il ricorso e chiedono di non mettere mano alla Costituzione, perché "va applicata e non cambiata".
In piazza non ci sono Elly Schlein e Giuseppe Conte, ma c'è una delegazione del Pd e del M5s, c'è il segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni e il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli.
Ci sono lavoratori e studenti che sfilano anche in corteo in diverse città - oltre a Roma si tengono manifestazioni a Firenze, Perugia, Ancona, Campobasso -, nella giornata dello sciopero che per 4 ore riguarda i trasporti e per 8 ore il pubblico impiego, la scuola, la sanità e le poste sul territorio nazionale e anche per le altre categorie - dai metalmeccanici agli edili - nelle regioni del Centro. Poi la mobilitazione proseguirà con gli scioperi e le manifestazioni della Sicilia il 20 novembre, delle regioni del Nord il 24, della Sardegna il 27 e delle regioni del Sud il primo dicembre. Sempre sotto lo slogan "Adesso basta".
Per la Funzione pubblica l'adesione agli scioperi - c'è anche lo stop generale del pubblico impiego dell'Usb - a metà pomeriggio arriva al 5,5%.
La Commissione di garanzia sugli scioperi intanto invia la documentazione sulla decisione relativa allo sciopero di Cgil e Uil - non considerato generale - alle commissioni Lavoro e Trasporti della Camera. I documenti erano stati richiesti durante l'audizione.
E sulla rottura con la Cisl sullo sciopero - il sindacato guidato da Luigi Sbarra manifesterà sabato 25 -, Bombardieri assicura che le tre confederazioni continueranno a fare battaglie sulle proposte unitarie: dal fisco alla sicurezza.
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