Mohammad Abedini Najafabadi, presunto "uomo dei droni", è un cittadino iraniano di 38 anni fermato all'aeroporto Milano Malpensa, su mandato di arresto internazionale, il 16 dicembre scorso, tre giorni prima dell'arresto della giornalista Cecilia Sala in Iran.
Sull’uomo, trasferito poi nel carcere milanese di Opera, pendeva dal 13 dicembre il mandato di arresto ai fini di estradizione, richiesta formalizzata dagli Stati Uniti. Un fermo su cui, però, la Procura ha acceso un faro avviando una indagine a modello 45, ossia senza ipotesi di reato e indagati. Per lui i giudici della Corte d’Appello di Milano avevano quindi disposto la misura cautelare in carcere per pericolo di fuga.
Di cosa è accusato negli Stati Uniti Mohammad Abedini Najafabadi? L'iraniano viene accusato di supporto ai Pasdaran di Teheran e, assieme ad un complice arrestato negli Usa, di cospirazione per esportare componenti elettronici dagli Stati Uniti all'Iran, in violazione delle leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni. "Lui respinge tutte le accuse e non riesce a capire i motivi dell’arresto", ha sempre affermato il suo difensore, l’avvocato Alfredo de Francesco.
Nel trolley dell'iraniano fermato a Malpensa, ha precisato l'avvocato, c'erano "computer, alcuni fogli documentali commerciali, qualche sim che serve per strumenti anche personali, e cellulari": è tutto custodito dalla Procura di Milano che, dopo l'arresto, ha aperto un fascicolo. E ciò, come pare, in vista di una rogatoria (non ancora inoltrata) da parte degli Usa, con cui gli americani potrebbero chiedere di acquisire le copie dei dispositivi. Ma proprio quel materiale, potrebbe rientrare nella trattativa con la quale si è arrivati alla liberazione della giornalista.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA