(di Silvia Lambertucci)
(ANSA) - ROMA, 13 GIU - "Sono per un approccio che tenga in
considerazione quello che pensano gli operatori della cultura.
Prendo decisioni, ma preferisco fare in modo che le scelte siano
condivise, è così che una cosa poi funziona". Per la prima volta
padrone di casa al ministero dei Beni culturali dove oggi si
presentava la Festa della Musica, Alberto Bonisoli risponde a
tutto campo alle domande dei cronisti e parte morbido,
sottolineando gli elementi di continuità con la gestione
Franceschini, mentre ribadisce la battaglia per aumentare le
risorse per la cultura.
"Le cose buone le porteremo avanti", assicura citando proprio
la Festa della musica, "che anzi ho idea di implementare". Così
come l'attenzione a giovani e periferie, del tutto condiviso con
la passata gestione. Qualcosa però cambierà al Collegio Romano e
il ministro manager eletto in quota Cinque stelle lo chiarisce:
"Quello che voglio stabilire da subito è un approccio che tenga
in giusto conto quello che pensano gli attori del ministero". Il
riferimento, neppure troppo celato, è alla riforma voluta da
Franceschini che ha rivoluzionato il ministero e il rapporto tra
soprintendenze e musei, scatenando non poche polemiche nel mondo
della cultura e anche all'interno dell'amministrazione: "Alcune
riforme, pur condivisibili, hanno avuto delle vischiosità e
delle resistenze che si potevano evitare, c'è stato un difetto
di progettazione", sottolinea Bonisoli. Dalle soprintendenze
alla musica c'è tempo anche per un accenno en passant al tema
nevralgico del diritto d'autore: "Il mondo della musica sta
cambiando, quella che sta avvenendo in questo campo è una
rivoluzione, la politica deve capire e gestire il
cambiamento,siamo sicuri che lo stiamo facendo?".
Quindi il tema della formazione e dell'approccio alla
cultura, che il nuovo ministro rivendica come prioritario:
"Credo si debba intervenire, per quanto riguarda la musica ma
non solo, sugli approcci alla didattica. Su questo lavoreremo
insieme con il ministero dell'Istruzione. Dobbiamo porci il
problema di come incuriosire i ragazzi e non so se abbiamo gli
strumenti giusti: non credo che dare dei soldi ai giovani per
comprarsi dischi e libri serva più di tanto (il riferimento è
alla 18app lanciata dal governo Renzi), credo invece che sarebbe
meglio investire per migliorare la didattica, l'approccio alla
cultura".
Quanto alla musica: "Sono ministro da 13 giorni. Ho detto in
campagna elettorale che servono più fondi per la cultura e non
ho cambiato idea. Ho ricevuto tante segnalazioni, più di mille,
un terzo solo per la musica. Ma il nostro è un governo del
cambiamento, agiamo di comune accordo, sono in contatto con il
ministero delle Finanze e con la Funzione pubblica, sono loro
che dovranno darci una mano per le risorse, che serviranno per
la struttura del ministero e per gli altri settori, serviranno
soldi e regole". E se poi ci sarà da combattere in Consiglio dei
ministri? "Sono uno piuttosto testardo, forse poche idee ma
chiare, mi ascolteranno". (ANSA).