(di Silvia Lambertucci)
(ANSA) - ROMA, 23 DIC - Bellissimo, con la moderna sella di
legno e bronzo appena montata dagli inservienti, il muso ornato
dai luccicanti finimenti, il cavallo del comandante militare era
ancora legato nella stalla quando dalla bocca del Vesuvio è
arrivato il vento di fuoco che ha tolto ogni speranza di
sopravvivenza a chiunque non fosse riuscito a fuggire. E così lo
splendido sauro ha avuto in sorte una morte atroce, per
soffocamento o per choc termico, condivisa con ogni probabilità
con il suo augusto padrone e le persone che in quel momento lo
stavano aiutando a partire, chissà, forse per tentare un estremo
soccorso ai civili in pericolo.
Lo scheletro dell'animale, la testa ripiegata, le membra ancora
contratte nello spasimo, è l'ultima eclatante scoperta dei nuovi
scavi in corso a Pompei anticipata in esclusiva all'ANSA dal
direttore Massimo Osanna. Un reperto "di grande importanza
perché particolarmente raro", sottolinea il direttore indicando
i preziosi frammenti della sella e dei finimenti in queste ore
allo studio degli esperti nei laboratori del parco. Ma che
prelude anche ad una nuova stagione di ritrovamenti clamorosi,
al di là del Grande Progetto Pompei, tanto che il Parco ha
appena stanziato per il 2019 due milioni di euro dai suoi fondi
ordinari da destinare per metà agli scavi e per l'altra metà
agli espropri dei terreni sui quali intervenire.
Perché la Tenuta del Sauro Bardato, ovvero la grande villa
suburbana adiacente a via di Civita Giuliana alla quale
apparteneva la stalla appena scavata, "era una residenza di
altissimo pregio, con ambienti riccamente affrescati e arredati,
sontuose terrazze digradanti che affacciavano sul golfo di
Napoli e Capri, oltre ad un efficiente quartiere di servizio,
con l'aia, i magazzini per l'olio e per il vino, e ampi terreni
fittamente coltivati". Lo documentano una serie di scavi che
vennero fatti agli inizi del Novecento dal marchese Imperiali,
allora proprietario del fondo, che con una autorizzazione dello
Stato portò alla luce alcuni ambienti riccamente affrescati
insieme a suppellettili e oggetti che poi in parte vendette ai
musei ma che oggi sfortunatamente sono andati perduti, anche in
seguito al bombardamento che nel 1943 distrusse l'Antiquarium
del parco. Di quegli ambienti di lusso giudicati alla stregua
della celeberrima Villa dei Misteri, ci restano oggi solo alcune
foto in bianco e nero scattate dal marchese prima di dare ordine
ai suoi uomini di seppellire nuovamente tutto. Altri scavi
parziali, a metà degli anni Cinquanta, hanno messo in luce anche
la presenza di un lunghissimo, imponente porticato sul quale si
affacciavano ambienti affrescati in III stile pompeiano. E che
si trattasse un posto favoloso, lo prova anche l'attività
incessante dei tombaroli, che negli ultimi decenni hanno
continuamente tentato di aprire cunicoli alla ricerca di tesori.
Proprio una indagine della Procura di Torre Annunziata sugli
scempi degli scavi clandestini ha convinto il Parco ad
intervenire con nuovi studi, spiega Osanna, deciso a riportare
alla luce il prestigioso complesso che può raccontare molto
della vita a Pompei e della storia ultima della cittadina
romana. "Ci vorrà tempo, naturalmente, ma per i visitatori sarà
un'esperienza unica", assicura il direttore. Intanto, chissà,
subito all'esterno della stalla, potrebbero trovarsi i corpi del
comandante militare e dei suoi inservienti fermati dal vulcano
mentre tentavano un ultimo, disperato, tentativo di soccorso.
(ANSA).