Il tedesco Eike Schmidt per altri quattro anni alle Gallerie degli Uffizi, il francese Sylvain Bellenger per un altro mandato al Museo e al Bosco reale della Reggia di Capodimonte, l'italiana Cristiana Collu che rimane alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Tornato alla guida del ministero della cultura e del turismo, Dario Franceschini puntella la sua riforma e riconferma al loro posto tre figure di punta della pattuglia di super direttori scelti nel 2015 per concorso e chiamati a guidare "in autonomia" i musei più blasonati del Paese. Un altro, l'inglese James Bradburne, aveva già avuto una settimana fa l'ok a continuare il suo lavoro per la Pinacoteca di Brera. Per il ministro Pd, dopo le polemiche che hanno sempre accompagnato le sue scelte e dopo i "correttivi" non tutti di suo gusto operati dal governo giallo verde, un modo per ribadire le sue posizioni in campo di politica culturale: "L'autonomia dei musei funziona", ripete, "in questi anni ha portato sicuramente maggiori visitatori ma è stata soprattutto un ottimo strumento per modernizzare i musei italiani e rafforzare la tutela e la produzione scientifica".
In un clima di generale instabilità, la riconferma di un direttore per altri quattro anni dovrebbe aiutare anche un migliore svolgimento dei progetti. Lo sottolinea dalla Francia, dove si trova a presentare proprio due mostre napoletane, Sylvain Bellenger. Per lui che ne primi quattro anni di mandato è riuscito a far crescere del 47% il flusso di visitatori di Capodimonte, la sfida del prossimo mandato, racconta, sarà "la realizzazione del Grande Progetto Capodimonte", ovvero la nascita di un ambizioso "campus multisciplinare che darà una specifica destinazione culturale a ciascuno dei diciassette edifici di epoca borbonica presenti nel sito reale".
Anche Schmidt, che per rimanere a Firenze si è tirato addosso i malumori delle autorità austriache che lo attendevano a Vienna per dirigere il Kunsthistorische museum, guarda avanti con entusiasmo: "Le cose da fare sono ancora tante ma posso contare su collaboratori eccezionali e, per quanto mi riguarda, darò come sempre tutto me stesso per rendere gli Uffizi il museo più bello del mondo. Anche se già lo sono". Mentre la storica dell'arte sarda Cristiana Collu pensa prima di tutto al "consolidamento dei risultati raggiunti".
Tant'è. Se Bradburne aveva accolto anche lui giorni fa con toni entusiastici la rinnovata fiducia del ministro, c'è invece chi ha gettato la spugna senza ritorno come l'austriaco Peter Aufreiter che qualche mese fa - quando alla guida del Collegio Romano c'era il pentastellato Alberto Bonisoli - aveva annunciato il suo addio, non privo di polemica, alle Gallerie Nazionali delle Marche. Un addio confermato anche con il ritorno di Franceschini. Il motivo? In sintesi carenza di personale e troppa burocrazia: "Io sono un marketing manager e sono bravo a trovare i soldi per realizzare mostre e iniziative. Qui invece svolgo per l'80% del mio tempo compiti amministrativi riguardanti il personale, i contratti, le gare d'appalto ed altre mansioni che non mi competono, perche' mancano i dipendenti amministrativi che devono farle", denunciava anche qualche giorno fa. Il suo malcontento d'altronde non è isolato, altri musei restano da sistemare, come la Galleria dell' Accademia di Firenze, a cui Bonisoli ha tolto l'autonomia accorpandola agli Uffizi (con Franceschini dovrebbe tornare autonoma), o anche il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia che si è visto togliere e rimettere l'autonomia e nel frattempo ha perso il suo direttore Valentino Nizzo (richiamato al ministero) e visto bloccare tutti i progetti di rilancio.
Franceschini va avanti: "l'incrocio tra riforma e qualità dei direttori si è dimostrato un mix vincente per il sistema museale italiano". (ANSA).