"Mio padre regalava i suoi disegni a chi veniva a trovarlo. Qualcuno ne ha anche approfittato e ne ha fatto incetta. Quando è morto mi hanno proposto di ricomprare dei disegni di Pinocchio per 150 milioni di lire. Mi è preso un colpo. Una cifra che non potevo permettermi, anche se a quei disegni ero davvero affezionata. Me ne sono rimasti soltanto otto, peccato". È il rimpianto di Silvia, figlia del grande umorista e fumettista Jacovitti, che ha creato Cocco Bill, il pistolero dalla 'camomilla facile' anticipatore dello 'spaghetti western'.
Silvia, romana, 62 anni, ha curato con il vignettista Dino Aloi una grande mostra al Centro Saint-Benin di Aosta, dove fino al 28 aprile 2019 sono esposti 250 disegni originali, molti inediti. Una mostra che Silvia ha voluto dedicare alla mamma Lilli, morta tre ore dopo il marito nel 1997. "Erano molto uniti e innamorati. È successo a molte coppie di andarsene a breve distanza, ma forse nessuno ci ha messo la velocità di mia mamma.
È una cosa che auguro a tutti quelli si amano", ha detto durante l'inaugurazione della mostra 'Il mondo di Jacovitti', alla presenza dell'assessore all'Istruzione e Cultura della Regione Valle D'Aosta, Paolo Sammaritani.
Silvia descrive Jacovitti come "un eterno adolescente, più che un padre un fratello minore di tredici anni, dispettoso, che amava fare scherzi terribili, soprattutto alle vecchiette di famiglia. Nonne e zie erano le sue vittime preferite. L'ultima volta che l'ho visto ballava il Tip Tap". "Usciva poco, non ha mai fatto viaggi - racconta - il suo mondo era nei 20 metri quadri dello studio dove, dalle 7 alle 7, disegnava tutti i giorni. Solo a luglio e agosto andavamo al mare tutti insieme in Versilia, ma aveva uno studio anche là. Io lo guardavo lavorare, già da piccolissima, sul seggiolone. Pinocchio l'ho visto nascere, è uno di quei personaggi per i quali mio padre faceva le prove su di me. Quando mi ha mostrato la prima versione della fata turchina, cicciona e orribile, mi sono messa a piangere.
L'ha rifatta, non era certo quella che immaginavo, ma poteva andare".
Silvia è commossa. "Mio padre - dice - non ha mai visto una mostra su di lui, sarebbe stato felice. Questa è molto bella, la porteremo in giro per l'Italia. Peccato che a Roma e a Milano non si riesca a farne, vanno solo Manara, Crepax e Tex. Eppure le sue sono opere d'arte".