"Non ci lascia solo un grandissimo
artista, ma un grande critico, un grande teorico e un grande
animatore dei movimenti. Un sognatore che ha cercato di portare
l'attenzione sulle tematiche ambientali anticipando molto i
tempi, e quindi un grande visionario". Così Enrico Carlo
Bonanate, direttore del Pav, centro sperimentale di arte
contemporanea di Torino, ricorda l'artista Piero Gilardi.
"Il Pav organizzerà una mostra a novembre sulla sua
figura. Era già prevista nella programmazione e sarà
un'occasione per ricordarlo nel luogo fondato da lui, nel suo
sogno. Il Pav è stata la sua ultima opera, ma la più grande di
tutte perché è un luogo vivente, un museo, un bene della
collettività. Incarna in pieno tutto il suo percorso sia di
persona sia di artista", spiega Bonanate. "L'importanza di
Torino per lui è stata lavorare costantemente per lasciare uno
spazio alla collettività, un bene comune, dove tutte le persone
potessero esprimere la creatività. Ha scelto di stare sempre a
Torino pur avendo organizzato tantissime mostre internazionali.
Era molto conosciuto all'estero, ma aveva un legame fortissimo
con Torino a cui ha dedicato tutta la sua attività".
Bonanate ricorda che Gilardi era "molto vicino ai
movimenti legati all'attenzione sul clima e ha sempre animato le
manifestazioni del Primo Maggio, faceva parte del collettivo
Primo Maggio ed era uno degli animatori, realizzava molti
pupazzi",
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