(di Mauretta Capuano)
Gabriele Basilico, il grande maestro
della fotografia italiana, famoso per il suo uso del bianco e
nero, mostra uno sguardo diverso nel raccontare Roma n un
confronto anche con il colore nel percorrere il Tevere e in un
allestimento che mette a confronto passato e presente
nell'esposizione al Museo Nazionale Romano- Palazzo Altemps.
A cura di Matteo Balduzzi e Giovanna Calvenzi, 'Gabriele
Basilico. Roma', si inaugura il 12 dicembre con 60 opere, dagli
anni Ottanta ai progetti più recenti e oltre 250 provini
originali provenienti dal suo archivio. Dalla Tangenziale Est a
Porta Maggiore e le Mura Aureliane al Colosseo e l'Eur, la
mostra, che si potrà vedere fino al 23 febbraio 2025, è un
omaggio che la direzione Generale Creatività Contemporanea del
ministero della Cultura, diretta da Angelo Piero Cappello, ha
voluto offrire in occasione degli ottant'anni della nascita di
Basilico avvenuta il 12 agosto 1944 a Milano, dove è morto nel
2013.
"L'idea di questa mostra è quella di rappresentare una cifra
stilistica di Gabriele Basilico che non è quella solitamente
raccontata dalla storia della critica fotografica. Basilico è
costretto in qualche maniera ad abbandonare quella icasticità
del suo linguaggio e a mettere insieme la monumentalità
archeologica e la monumentalità contemporanea. C'è addirittura
nell'ultimo progetto la capacità di raccontare una Roma per
immagini lungo il corso del Tevere e in questo caso non può fare
a meno di raccontarla a colori perché quella in bianco e nero
non avrebbe reso la stessa idea dinamica di una città che lungo
il corso del Tevere e anche lungo il corso del tempo mette
insieme le grandezze archeologiche e le grandezze contemporanee"
spiega all'ANSA Cappello.
Il percorso espositivo è suddiviso in due nuclei principali
collegati da uno snodo di grande valore simbolico. La prima sala
propone una selezione di immagini realizzate fino agli anni
Duemila in un dialogo con l'esposizione permanente del museo. I
temi spaziano dall'architettura razionalista alla compresenza di
architettura civile e monumentale di età romana nel tessuto
edilizio della città, fino a diverse sfaccettature del Colosseo.
La parte centrale è dedicata all'archivio del fotografo, con 60
fogli originali dei provini alcuni con commenti e appunti dei
sette progetti principali realizzati su Roma, per un totale di
oltre 250 immagini. Nell'ultima parte, ci sono una selezione di
opere più contemporanee e monumentali che creano una relazione
diretta con lo spazio e i reperti del museo e l'unico lavoro a
colori.
"Delle 60 opere più di 15 sono di grande formato. Alcune sono
inedite, stampate per la prima volta. È chiaro che abbiamo a che
fare con una fotografia della modernità. Rispetto all'oggi dove
le immagini sono digitali, fluide, è importante la lezione
dello sguardo di Basilico che si posa e rimane sulle cose" dice
Balduzzi. "Basilico anche a Roma compone ed è vitale" dice
Davide Rondoni, presidente del Museo di Fotografia
Contemporanea. "È stata una sfida. Basilico con Roma aveva un
rapporto diverso rispetto alle altre città, ha avuto venti
incarichi professionali tra il 1985 e il 2011. La mostra è un
omaggio alla Città eterna, ma anche al suo lavoro" sottolinea
Calvenzi all'anteprima della mostra.
Grande narratore delle città, ne ha fotografate 150 nel mondo,
Basilico ha a lungo frequentato la Città Eterna da cui era
affascinato e dove ha avuto venti incarichi professionali tra il
1985 e il 2011, ma "con Roma ha avuto un rapporto diverso"
sottolinea Calvenzi.
L'allestimento in questo dialogo tra passato e presente "è la
chiave narrativa.
Amplia e completa il progetto espositivo la pubblicazione
bilingue edita da Electa, che "non è il catalogo della mostra,
ma contiene molte più opere perché l'idea era quella di fare non
soltanto un'esposizione, ma uno studio su quanto e come Roma
"impone" a Basilico di rettificare il proprio metodo. Per
mostrare dall'interno il suo laboratorio, la ricerca che
accompagna il risultato finale" spiega Cappello.
'Gabriele Basilico. Roma' girerà poi all'estero , in
collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura. "La prima
tappa è Praga. Poi dovrebbero esserci anche Londra e Istanbul"
annuncia Cappello.
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