"Quella maledetta porta si sta aprendo, è solo un'udienza e non una sentenza, ma auspico che si arrivi alla verità e alla giustizia", dice all'ANSA Alessio Cremonini, il regista di 'Sulla mia pelle' che da due anni e mezzo - tra preparazione (con la lettura dei materiali disponibili), riprese e lancio - è dentro il caso di Stefano Cucchi, insieme al suo protagonista Alessandro Borghi, a Jasmine Trinca-Ilaria Cucchi e al produttore Andrea Occhipinti di Lucky Red.
"Questo film è speciale, è vivo e oggi è un giorno magico che tutti noi aspettavamo come cineasti e come cittadini: abbiamo sempre immaginato che Stefano non fosse caduto per le scale. Bisogna constatare che ci sono voluti 9 anni per questa udienza", aggiunge ancora Cremonini.
E proprio di tempi parla Borghi che a caldo sui social ha scritto in dialetto romanesco "La giustizia è lenta ma ariva pe' tutti". L'attore si è letteralmente trasformato per interpretare Cucchi e portare sullo schermo i segni delle sue sofferenze nel film, arrivando a diventare magrissimo, emaciato, irriconoscibile per quella lunga settimana prima di morire. Sulla mia pelle è un caso nel caso (putiferio Netflix, contemporaneità sale cinematografiche - streaming a parte): tante visioni-dibattito con il pubblico sono state emozionanti e sold out, grazie alla passione con cui il cast lo ha accompagnato in Italia dopo l'anteprima alla Mostra del cinema di Venezia e tante sono state le proiezioni non autorizzate nei centri sociali e persino in strada, un fenomeno sociale di cui non si ha praticamente memoria, tutto questo ha contribuito a dare un valore civile al cinema. Dal punto di vista produttivo, certo, è qualcosa di negativo, ma sta a significare "un cinema vivo quando - risponde Cremonini - tocca il cuore delle persone, quando realtà e fiction sono in contatto".
Attualmente Sulla mia pelle è in una decina di sale, da domani altre proiezioni e un nuovo viaggio da cominciare, quello nelle scuole. Intanto Cremonini progetta il nuovo film, "una storia al femminile, sempre tratta da un caso realmente accaduto. Un progetto con lo stesso team produttivo di Sulla mia pelle", anticipa all'ANSA.