ROMA - "Il più bel complimento l'ho avuto da una ragazza che mi ha detto che si sarebbe iscritta a fisica all'università se avesse visto prima il mio film". A parlare così, e con ragione, alla Casa del cinema di Roma è Felice Farina, regista e cosceneggiatore insieme a Nicholas Di Valerio del film-documentario 'Conversazioni atomiche', un bel viaggio nel mondo della fisica portato avanti dagli stessi autori nei panni di due divertiti e divertenti profani alle prese con i misteri del mondo.
I temi di cui si parla in questo viaggio - in sala dal 13 dicembre con l'Istituto Luce e poi nelle scuole - sono infatti difficili e pieni di mistero, come gravità, buchi neri, cultura quantistica, teoria della relatività e galassie, ma quasi non ce se ne accorge, visto che Felice Farina è una sorta di Virgilio che guida un riluttante Nicholas, curioso sì di neutrini e altro, ma anche preoccupato per il suo stipendio.
Farina e il suo giovane scudiero/operatore di ripresa Nicholas si intrufolano nella quotidianità di chi non smette mai di farsi domande e passano dall'acceleratore di particelle di Frascati dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare al Laboratorio nazionale del Gran Sasso, dall'interferometro Virgo fino all'Osservatorio astronomico di Campo Imperatore. Da qui interviste a Giovanni Amelino Camelia, professore di fisica teorica a Napoli, al fisico Alberto Giazotto e alla ricercatrice Catalina Oana Curceanu, per citarne solo alcuni. Collante di questo film, gli straordinari filmati dell'archivio Luce. "È vero - dice oggi a Roma Farina - per fare questo film mi sono ispirato a Ugo Gregoretti che aveva fatto un programma simile su Rai2, ma io che ho diretto tante commedie mi sono avvicinato a questo argomento per la mia antica passione per la scienza. L'idea di 'Conversazioni Atomiche', comunque, era quella di far passare ostinatamente dei concetti, come la cultura quantistica o il mistero della gravità, in un paese in cui prevale un'educazione umanistica".
Mentre il fisico Camelia racconta divertito: "Farina e Di Valerio si sono intrufolati nel laboratorio e nelle nostre vite, con loro avrò parlato più di trenta ore". Per il fisico, nonostante il mistero che quotidianamente affronta, nel suo lavoro "non c'è nulla di mistico, ma solo passione, l'amore che ho sempre avuto per i numeri. Il grigio di quello che non si sa e si vuole scoprire è una cosa che ancora mi abbaglia".