Molte volte crescere non significa fare le scelte giuste, ma rinunciare alla vita vera che si voleva vivere. E così quando all'improvviso torna il passato ci presenta il conto. Nel caso della bella Fanny (Lou de Laâge) il passato ha il viso di Alain (Niels Schneider) che la riporta a quegli anni in cui lei a Parigi era più autentica, meno borghese, una vera bohémien. Questo il plot di Un colpo di fortuna di Woody Allen, già fuori concorso al Festival di Venezia (per molti il più bel film della scorsa edizione) ed ora in sala con Lucky Red dal 6 dicembre.
Oggi Fanny ha abbandonato ogni velleità artistica ed è sposata con Jean (Melvil Poupaud), un ricco imprenditore dal misterioso lavoro, un self-made-man la cui passione principale è il train-set, un uomo che trascorre il suo tempo tra sale d'asta, ricevimenti e cocktail e che se gli chiedi quale sia la sua occupazione ti dice solo: "rendo più ricco chi lo è già".
Esattamente il contrario di Alain che vuole invece fare lo scrittore e al collezionismo di trenini elettrici preferisce le librerie antiquarie parigine, un calvados e le vecchie edizioni Gallimard.
Tra Fanny ed Alain è inevitabile storia d'amore e di quelle tra le più pericolose perché montano lentamente e poi diventano velocemente burrascose e dagli sviluppi imprevedibili.
"Mi stupisce che tu mi abbia riconosciuta!", dice Fanny ad Alain al loro primo occasionale incontro per strada.
E lui a lei: "Ti avrei riconosciuta ovunque, ero pazzo di te all'epoca. Incredibile averti incontrata!" Purtroppo però la fortuna del titolo di questo 50/mo film di Allen, e il primo girato in francese, non è dalla parte di questi giovani amanti.
Il ricco Jean ha infatti già assunto un detective privato per capire cosa sta accadendo alla moglie ed è comunque uno che non accetta di essere tradito senza vendicarsi.
Da qui in poi i colori più vivaci del film, ovvero le luci di Vittorio Storaro, si spengono e si entra in quelli più sfumati del thriller. E questo con un finale straordinario.
Perché girare un film in francese? "Tutti noi siamo cresciuti con i film europei e abbiamo sempre sognato di fare un film europeo classico. Avevo voglia di sentirmi un regista francese, tedesco, italiano, insomma un regista europeo" ha detto Woody Allen a Venezia.
"Sono sempre stato molto fortunato nella vita. Ho avuto genitori che mi amavano, moglie e figli e, a quasi 88 anni, non sono mai stato un giorno in ospedale. Anche come regista poi mi è andata bene e spero che per me questa fortuna continui" ha continuato il regista.
Infine, sulla sua fascinazione per la morte che condivide con Bergman dice: "Non c'è nulla che si possa fare contro di lei, è davvero una brutta cosa che esiste. Possiamo solo non pensarci, distrarci".
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