Questo film "è fiction ma è basato sulla vera storia della mia famiglia e sul legame che ha con la Polonia, un Paese da cui sono stato a lungo ossessionato.
Ho sempre voluto girarci un film e quando è arrivata questa storia ho capito che sarebbe stata un'eccezionale opportunità".
Lo ha spiegato Jesse Eisenberg, introducendo al Sundance Film Festival il suo secondo film da regista (stavolta è anche coprotagonista), la dramedy A Real Pain, coprodotta anche da Emma Stone con la sua Fruit Tree e che ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura (Waldo Salt Screenwriting Award). Il film in gara nella sezione Us Dramatic competition, acquisito per la distribuzione americana, dopo il debutto al festival, dalla Searchlight Pictures per 10 milioni di dollari, ha per protagonisti Eisenberg e Kieran Culkin (che ha da poco vinto un Golden Globe, un Critics' Choice Award e un Emmy per la sua performance in Succession) rispettivamente nei ruoli di David e Benji due cugini trentenni molto uniti fino ai 20 anni ma poi sempre più distanti. Insieme decidono di intraprendere un viaggio in Polonia, Paese d'origine della loro famiglia, in omaggio alla nonna, sopravvissuta alla Shoah e morta da poco.
David, venditore di spazi pubblcitari su internet, assennato e responsabile marito e papà di una bambina, ha un legame complesso con il cugino Benji, dalla personalità brillante e carismatica, ma inquieto, facile ai repentini cambi d'umore e agli eccessi, ancora senza una direzione nella vita. Nel film "mi chiedo come si possa riconciliare un dolore epico, quello di trauma globale come un genocidio, con i dolori molto diversi in entità ma che comunque ci attraversano nel mondo moderno" ha spiegato Eisenberg (che è al Festival anche con la commedia nera/surreale Sasquatch Sunset di Nathan Zellner, dove interpreta un Bigfoot, ndr). Il rapporto di complicità e scontro fra i due cugini tocca anche i loro compagni nel viaggio di gruppo verso alcuni luoghi della memoria tra Varsavia e Lublino. Con i protagonisti ci sono la guida James (Will Sharpe); Marsha (Jennifer Grey) fresca di divorzio e figlia di una sopravvissuta all'Olocausto che non ha mai parlato con lei di quanto accaduto; la coppia composta da Diane e Mark (Daniel Oreskes e Liza Sadovy); Eloge (Kurt Egyiawan) ruandese, sopravvissuto al genocidio nel proprio Paese che si è poi convertito all'ebraismo.
"Eloge esiste realmente - ha spiegato Eisenberg alla premiere del film - è un mio amico, ora in Canada, veramente sopravvissuto al genocidio in Ruanda". L'attore e regista pensa all'Olocausto "come una tragedia che è proseguita con i genocidi che si sono verificati anche in altre culture negli anni successivi. Io volevo partecipare anche al dolore di quei genocidi, come ha fatto nella vita Eloge, che è realmente andato in uno di quei viaggi, un'esperienza che ha avuto un grande impatto su di lui. Mi ha permesso di utilizzare la sua storia, una cosa che reputavo importante per rendere A real Pain più universale, per connettere l'esperienza del genocidio vissuto dagli ebrei, a uno degli eventi più recenti. Perché quel tipo di dolore trascende le culture". A Real Pain è arrivato al festival nel pieno del conflitto tra Israele e Hamas ma Eisenberg ha sottolineato nel Variety Studio che "il film non è politico. La storia che racconta potrebbe accadere in qualsiasi momento negli ultimi 30 anni... e gli ultimi 30 anni sono stati pieni di alti e bassi. Ha senso adesso come in qualunque altro momento". Il festival comunque è stato investito anche dall'attualità della guerra in Medio Oriente, il 21 gennaio, attraverso la manifestazione Pro-Palestina, con un centinaio di partecipanti, sfilata a Park City. In contemporanea, un piccolo gruppo pro-Israele, ha ricordato al megafono i nomi degli ostaggi in mano ad Hamas, chiedendone la liberazione.
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