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Al via le Giornate del Cinema Muto nel segno del western

Al via le Giornate del Cinema Muto nel segno del western

A Pordenone dal 5 ottobre, previsto un omaggio a Puccini

PORDENONE, 25 settembre 2024, 13:47

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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È stata presentata la 43/a edizione delle Giornate del Cinema muto di Pordenone, in programma dal 5 al 12 ottobre, che quest'anno si apre e si chiude nel segno del western, il genere identificativo del cinema e della cultura degli Stati Uniti nel Novecento.
    Al Teatro Verdi di Pordenone la serata inaugurale è con l'ultimo western muto di John Ford, 3 Bad Men (I tre birbanti, 1926) con partitura di Timothy Brock che sarà alla guida dell'Orchestra da Camera di Pordenone nell'esecuzione dal vivo.
    The Winning of Barbara Worth (Sabbie ardenti, 1926) di Henry King, con un giovane Gary Cooper nel suo primo ruolo importante, è il western che chiuderà la sera del 12 ottobre una settimana fitta di proiezioni. Per questo film le Giornate hanno commissionato una nuova partitura a Neil Brand che verrà eseguita dall'Orchestra da Camera di Pordenone sotto la direzione di Ben Palmer. La musica è l'altra protagonista, perché tutti i film hanno una colonna sonora creata dal vivo da pianisti, piccoli gruppi o da orchestre.
    Di interesse, spiegano i promotori, è anche l'appuntamento del 9 ottobre, che trasporterà il pubblico in un Oriente sognato, da Mille e una notte, con il film francese La Sultane de l'amour, del 1919, di Charles Burguet e René Le Somptier, interamente a colori.
    Il festival di Pordenone, diretto da Jay Weissberg, propone un programma ricco di appuntamenti che danno un quadro preciso dell'evoluzione della nuova arte nei trent'anni che precedettero il sonoro, dal cinema delle origini ai capolavori di maestri come Lubitsch, Dreyer e DeMille. Previsto un omaggio a Puccini nel centenario della morte, con La Bohème (1926) di King Vidor e l'interpretazione di Lillian Gish; le rassegne dedicate alla prima diva sino americana di Hollywood, Anna May Wong, allo scenografo Ben Carré, e le retrospettive sul cinema dell'America Latina e dell'Uzbekistan.
   

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