(di Giovanni Franco)
(ANSA) - PALERMO, 19 OTT - Era intento a spolverare quei
fascicoli che giacevano da tempo negli scaffali, per poi
sistemarli in alcuni scatoloni, da trasportare in un'altra sede.
Ma ad un tratto quel solerte impiegato si è trovato tra le mani
un vero e proprio reperto di "straordinario interesse
culturale", racconta all'ANSA Mario Varvaro, ordinario di
Storia del diritto romano all'università di Palermo. Dagli
abissi della memoria era ritornata alla luce la tesi di laurea
di Gesualdo Bufalino dal titolo: "Gli studi di archeologia e la
formazione del gusto neoclassico in Europa (1738-1829)" con
l'indicazione dell'anno accademico 1945-1946. Si trovava insieme
ad altri documenti in attesa di essere catalogata in vista del
trasferimento del materiale custodito nell'Archivio Storico di
Ateneo dell'Università, nei nuovi locali del convento
seicentesco di Sant'Antonino.
Il dattiloscritto in ottime condizioni è di 90 pagine. Lo
scrittore comisano si laureò a Palermo nel marzo del 1947 - dopo
avere ripreso gli studi intrapresi a Catania e interrotti
bruscamente per la chiamata alle armi - sotto la guida del noto
antifascista toscano Silvio Ferri (1890-1978), che dal primo
dicembre del 1940 insegnò archeologia nell'Ateneo palermitano.
"Nel titolo del dattiloscritto sono già riconoscibili i segni
della più autentica cifra letteraria dell'autore di Diceria
dell'untore, pubblicato nel 1981 ma pensato negli anni e negli
ambienti in cui Bufalino era impegnato nella stesura della
propria tesi di laurea - aggiunge Varvaro, delegato del Rettore,
Fabrizio Micari, all'Archivio Storico di Ateneo -. La tesi si
annuncia come l'incunabolo del gusto per la rievocazione e il
recupero di ciò che è stato, proprio di uno scrittore educato e
cresciuto al culto della memoria intesa come 'spontaneo
sortilegio di ombre cinesi, teca di magiche epifanie,
cinematografo di larve dissepolte dalla sabbia del tempo' (Museo
d'ombre). In questo, l'archeologo e lo scrittore sono simili:
entrambi restituiscono luce all'ombra, rinominano i segni muti
del passato e lo fanno rivivere nel sortilegio della teogonia
dell'essere".
"L'analisi di questo unico esemplare finora noto della tesi
di laurea di Bufalino - continua - potrà gettare luce dunque
sull'origine dell'autentica cifra della sua scrittura, che si
rispecchia nella centralità del tema della memoria come racconto
del ricordo e della parola come Riessere, come miracolo del Bis
(Cere perse), come analgesico contro la tentazione del nulla".
Il ritrovamento della tesi di laurea giunge proprio nel
centenario della nascita dello scrittore. "Una singolare
coincidenza che mostra ancora una volta la vitalità di un luogo
della memoria e dell'identità quale l'Archivio Storico, sul
quale la governance dell'università palermitana è tornata in
questi ultimi anni a investire, con convinzione, risorse ed
energie. È questa - osserva Varvaro - senza dubbio un'occasione
feconda per la comunità scientifica di studiosi e di lettori
dell'opera di Bufalino, per riscoprire l'europeismo e
l'originalità di uno scrittore d'eccezione che ha fatto della
biblioteca e del dialogo con le voci dei libri la metafora più
eloquente della propria attività letteraria. Pensiamo di
organizzare una giornata di studi per analizzare questo testo".
Anche per analizzare la personalità di un autore che raccontò la
sua vita, interrotta da un incidente stradale il 14 luglio del
1996 sulla strada statale verso Comiso, con un aforisma "nacque,
omissis, morì". (ANSA).
>ANSA-FOCUS/ Sepolta da polvere, spunta tesi laurea Bufalino
Era in uno scaffale dell'Archivio dell'Università di Palermo
