(di Chiara Venuto)
Tra le montagne della Birmania si
nasconde uno Stato che non è riconosciuto dalle Nazioni Unite ma
ha leggi proprie, strade, scuole e un esercito permanente. E,
soprattutto, ha un'economia basata sul narcotraffico. Si chiama
Stato Wa e la sua storia è raccontata in 'Narcotopia' (Adelphi),
il nuovo libro del giornalista Patrick Winn, atteso a Roma il
prossimo 7 dicembre a Più Libri Più Liberi insieme a Roberto
Saviano, che ha scritto la prefazione alla versione italiana.
"Il popolo Wa è uno dei più vilipesi e disprezzati dell'Asia,
oltre che uno tra i più sottovalutati - spiega Winn all'ANSA -.
Spesso i Wa vengono descritti come criminali e selvaggi, eppure
hanno realizzato qualcosa che pochi raggiungono, di certo non
molte minoranze etniche: un Paese tutto loro. Il loro Stato ed
esercito sono più grandi di alcuni in Europa".
In tanti nel mondo, però, non hanno mai sentito parlare di
loro. Questo perché "ai leader Wa non interessa si sappia della
loro esistenza - racconta -. Non cercano l'approvazione di
nessuno. Ho scelto di raccontare la loro storia perché penso sia
affascinante e perché credo sia importante farlo. La parte più
difficile, chiaramente, è stata trovare persone Wa che volessero
parlarmi di come funziona il loro mondo".
La storia di questa nazione è iniziata durante la Guerra
Fredda, quando "gli Stati Uniti, attraverso la Cia, sostenevano
alcuni trafficanti di droga per spiare i comunisti - chiarisce
il giornalista -. La Cia diede loro protezione legale e
contribuì a sostenere la creazione del triangolo d'oro del
narcotraffico, che si sviluppò negli anni '50 e '60 e iniziò a
diventare veramente grande negli anni '80. Oggi lo Stato Wa è la
forza dominante in questo triangolo". E, se "la politica Usa è
cambiata e ora l'obiettivo è smantellare lo Stato Wa", è anche
vero che "questa missione è fallita più volte. I Wa hanno vinto.
E gli Usa ora cercano di escluderli dal sistema finanziario
globale, si assicurano nessun Paese faccia amicizia con loro,
che rimangano poveri e incapaci di avviare attività commerciali
legittime".
Per raccontare questa storia, Winn ha parlato con "ex agenti
della Dea (l'agenzia federale antidroga statunitense, ndr) e
della Cia, ma anche agenti thailandesi, birmani. E, chiaramente,
il maggior numero possibile di persone Wa". Un viaggio che l'ha
portato a conoscere "persone piacevoli e genuine da tutte le
parti - commenta - ma anche crudeltà da ogni lato. Alla fine il
lettore vede un mondo molto grigio, non bianco e nero".
Quando si parla di narcotraffico, uno dei rischi per uno
scrittore è quello di romanticizzarlo. C'è un mondo di libri e
film in cui è stato fatto. "Le persone sono attratte dal
traffico di droga perché è un'impresa ad alto rischio ma alta
remunerazione - riflette Winn -. Se si sopravvive si possono
ottenere grandi somme di denaro, potere, armi. Si tratta quindi
di storie molto affascinanti, ad alta tensione. Tuttavia, non
credo che chi legge il mio libro possa pensare si tratti di un
gioco divertente o possa provare invidia per i trafficanti di
droga. Il loro non è un bel modo di vivere".
Sul futuro dello Stato Wa, Winn è sicuro. "Non andrà da
nessuna parte - risponde -. Lo Stato Wa è profondamente legato
alla Cina. Penso che la Cina continuerà a crescere e a diventare
più potente, e così lo Stato Wa". Ma non solo. "In questo
momento in Birmania è in corso una guerra civile e non sono
sicuro che il governo militare birmano esisterà tra cinque anni
- conclude -. Penso invece che lo Stato Wa sopravviverà per 50
anni o più. In un certo senso, quello Wa è il governo più
stabile all'interno dei confini della Birmania. Forse è
un'affermazione controversa, ma credo sia vera".
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