(di Luciano Fioramonti)
Spiritualità sufi tra le
cime maestose di Fassa, musica antica sacra e popolare intrisa
di misticismo, il canto struggente intrecciato agli strumenti
tradizionali in un' oasi di silenzio al cospetto del gruppo del
Catinaccio. Non ha tradito le aspettative il concerto del
Gurdjieff Ensemble, tra gli appuntamenti più attesi del Festival
I Suoni delle Dolomiti. I dieci musicisti armeni hanno
incantato i 250 camminatori saliti a 2300 metri di quota poco
oltre il rifugio Roda di Vael sfidando il tempo incerto per
immergersi nell'atmosfera ipnotica condensata nel loro ultimo
album 'Zartir' pubblicato da Ecm in cui spiccano le composizioni
del filosofo, mistico e coreografo Georges Ivanovic Gurdjieff
(1866-1949). Il contesto molto speciale ha colpito anche gli
artisti diretti da Levon Eskenian. ''Nella natura avverti
qualcosa di diverso. La musica ti mette in contatto con l'
universo - ha detto all' ANSA il leader del gruppo -. Questo è
un posto davvero molto speciale. Ci siamo sentiti come a casa,
fratelli e sorelle, la sensazione di diventare una cosa sola con
tutto ciò che ti circonda, il pubblico e l' ambiente''. Che cosa
vuole comunicare la vostra musica? ''Svegliati dal tuo sonno
reale', dice il brano del '700 che dà il titolo all' album. L'
autore Baghdasar Dbir invita a non pensare come un re. Si
ricollega agli insegnamenti di Gurdjieff secondo cui viviamo nel
torpore, ipnotizzati dalle influenze esterne. E' un argomento
molto attuale, siamo diventati degli automi. Guerre, distruzioni
e cambiamenti climatici sono il risultato dell' attività umana,
del nostro modo di pensare e di vivere in modo meccanico''. Da
dove traete ispirazione? ''Io sono un pianista segnato dalla
musica occidentale. Quando nel 2006 ho incontrato la musica di
Gurdjieff la mia percezione è cambiata, ho cominciato a sentirla
in modo diverso. Mi ha aperto le porte verso la musica antica,
la musica popolare e la musica sacra riportandomi alle radici,
agli inizi''. Svegliarsi per vedere che cosa, e vivere in quale
altro modo? ''Prima di tutto per vedersi dentro. Ci siamo
dimenticati di noi stessi. Se vedi te stesso, conosci meglio
anche chi ti sta accanto. Lo strumento è appunto l'
autosservazione. Un bambino vive molto concentrato nelle sue
emozioni fisiche e mentali. Noi crescendo perdiamo queste
capacità, cominciamo a comportarci senza pensare, oppure
pensiamo senza comportarci di conseguenza. La musica è uno dei
modi per restare concentrati e connessi''. In questo percorso
religione, filosofia e tradizione folk sono legate a doppio
filo. ''Il compositore armeno Komitas sosteneva che la musica
sacra e popolare sono fratello e sorella. Nel repertorio di
musica armena, secondo me, alcuni musicisti mantengono separate
queste due sfere ma è un errore. il piano spirituale e
filosofico sono un tutt'uno''. Eskenian, a cosa serve la musica?
''Me lo chiedo ogni giorno e non bisogna smettere mai. Oggi da
una parte c' è il pubblico, dall' altra i musicisti. In passato
non era così, la musica era dappertutto, nella vita quotidiana
anche nelle cose più banali. Anche la danza in Armenia è molto
importante, non è solo intrattenimento, ma un modo di
connessione cosmica e planetaria legato alle stagioni e al
momento particolare allegro o tragico. Ognuno è coinvolto
completamente. La musica diventa un modo per unirti al tuo io
interiore''.
Il Gurdjieff Ensemble era stato per la prima volta in Italia
11 anni fa per esibirsi a Venezia e a Roma. I musicisti di
Erevan anno subito accettato l' invito per questo unico concerto
molto particolare che ha arricchito la serie di appuntamenti
gratuiti dell' edizione numero 29 del Suoni delle Dolomiti. ''E'
stata una esperienza straordinaria, il suono era perfetto, anche
il pubblico si è accorto che non c' era bisogno di microfoni.
Suonando tra queste vette l' eco ci ha ricordano le nostre
montagne''. Il Festival, organizzato da Trentino Marketing con
la direzione artistica del violoncellista Mario Brunello, si
concludera domenica 29 settembre in Val di Fassa al rifugio
Micheluzzi con il concerto di Roberto Vecchioni.
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