ROMA - Massimo Ranieri torna in palcoscenico, lo fa raccontandosi tra arte e vita con la guida di un grande regista che firma anche l'adattamento, Giancarlo Sepe, in 'Il gabbiano (à ma mère)' ispirato al dramma di Cechov, dal 19 al 31 marzo al Teatro Quirino di Roma. "Quarant'anni fa Sepe mi propose di fare 'Tom Jones' dal romanzo di Fielding sull'onda del film di Richardson, poi ci siamo inseguiti più volte, ma solo ora siamo riusciti a lavorare assieme e costruire questo spettacolo di cui lui ha scritto molto di quel che recito io, attore che in camerino rifletto, racconto, rispecchiandomi e talvolta interagendo con chi sta interpretando in scena il lavoro di Cechov".
Ci sarà Caterina Vertova a vestire i panni di Irina Arkadina, ex attrice famosa, madre di Kostja di cui snobba e irride le velleità artistiche; il suo amante Boris Trigorin è Pino Tufillaro, letterato di successo che sedurrà e abbandonerà la giovane Nina, Federica Stefanelli, amata da Kostja che per lei a scritto un testo teatrale e cerca di rappresentarlo, se l'azione non fosse interrotta da sua madre con commenti critici. Ed è su Kostja in particolare che l'attore interpretato da Ranieri fissa la sua attenzione, sentendolo vicino. "Kostja si suicida ventenne per l'amore perduto di Nina e per lo svilimento delle sue ambizioni - racconta - e io ne sono, in questa rielaborazione drammatica, la proiezione mai esistita, quell'adulto che lui non è mai stato visto, narrato attraverso gli anni, il tempo". "Con il tempo, con il tempo, via, tutto se ne va... sono i versi della canzone 'Avec le temps' di Leo Ferrè che Ranieri canta all'inizio, dopo una breve introduzione - spiega Sepe - e in questa distanza gli ho chiesto di mettere in gioco la propria vita, il proprio rapporto con la madre che, nella povertà di una famiglia con otto figli, non fu facile. Ad apertura del sipario (scene e costumi sono di Uberto Bertacca) lui sente come di tenere la propria madre sulle ginocchia in un abbraccio tenero e il gioco che deve fare per dar vita al proprio personaggio è di tipo psicanalitico, interiore, personale, portando in luce il rapporto tra la propria vocazione e carriera artistica e quello con lei e la sua vita famigliare. Per questo la dedica dello spettacolo, sin dal titolo, è à ma mère".
E l'attore, che si rivolge con le sue parole sempre al pubblico, confessa che le sue battute "agiscono a diversi livelli, talvolta le sento come pugni allo stomaco, perché varie cose mi riguardano e, pur nella distanza del tempo, mi suscitano emozioni forti a livello inconscio". Se Ranieri recita solo alcune battute del 'Gabbiano', interagendo con i personaggi e gli attori che li recitano, a cominciare da Kostja, "del lavoro di Cechov resta e si ascolta molto in questa curiosa riduzione, per la quale - continua il regista - ho pensato anche a contaminazioni ardite che però Massimo ha sempre accettato con complicità e con quella assoluta professionalità che lo contraddistingue". Per questa messinscena, che non è musicale ma in cui la musica, come sempre in Sepe e come non poteva non essere lavorando con Ranieri, ha un ruolo importante, ha avuto per scintilla i commenti, l'invito a mettere più ritmo e musicalità nella scrittura e nella recitazione che a Cechov rivolse il suo amico e critico musicale dopo il fiasco della prima rappresentazione a Mosca nel 1896. Ecco allora che ambientando tutto più o meno negli anni '60 arriveranno anche cinque canzoni francesi in lingua originale da Becaud ad Aznavour.
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