Nonostante la straordinaria somiglianza fisica (''è bastato mettere quei benedetti occhiali'' dice l'attore) non è stato facile per Massimo Ranieri decidere di calarsi nei panni di Pier Paolo Pasolini, in La macchinazione di David Grieco, il dramma d'inchiesta, nelle sale dal 24 marzo in 120 copie con Microcinema, che ricostruisce gli ultimi tre mesi di vita del poeta e regista, indagando sul suo omicidio, avvenuto fra l'1 e il 2 novembre 1975.
''Mi avevano già chiesto altre volte di interpretarlo - spiega - ma avevo sempre detto di no, perché erano progetti che biecamente si concentravano solo su un aspetto, la sua omosessualità. Con David ci conosciamo da 30 anni, e gli ho detto che morivo dalla paura a dare vita a un personaggio così immenso. Dopo aver letto la sceneggiatura ho accettato subito, ma il giorno delle riprese mi è venuta una febbre psicosomatica che mi ha bloccato per qualche giorno''. Non solo come attore, ''ma come persona, Giovanni Calone, voglio la verità su quello che è successo quella notte e non solo, in Italia''. Grieco, che è stato amico e assistente di Pasolini, ha riesaminato i documenti dei processi, unendoci le indagini personali fatte negli anni anche da Sergio Citti e nuove scoperte: un lavoro che ha dato origine anche a un libro, La macchinazione (Rizzoli). Nel film, che ha nella colonna sonora anche Atom Heart Mother dei Pink Floyd (''Ce l'hanno concessa a un prezzo politico, proprio perché si parlava di Pasolini'') seguiamo l'intellettuale nella sua scrittura dell'incompiuto Petrolio; i suoi contatti con il misterioso autore (Roberto Citran) di 'Questo è Cefis', sul controverso ex presidente dell'Eni, indicato fra i creatori della P2; lo strano furto del negativo del suo ultimo film, Salò o le 120 giornate di Sodoma.
Mandanti e esecutori dell'omicidio del regista, vengono individuati nel filo rosso tra apparati deviati, Banda della Magliana e sottobosco criminale, che avrebbe coinvolto 'l'incosciente' Pino Pelosi (L'esordiente Alessandro Sardelli). ''Il mio è un film 'di pancia' per raccontare al pubblico in modo semplice una storia in cui chiamo le cose con il loro 'nome' - spiega Grieco -. Non volevo fare un film 'figo', i miei effetti speciali sono gli attori''. Nel cast, fra gli altri, anche Milena Vukotic, nei panni della madre di Pasolini, Libero De Rienzo, Matteo Taranto e Francois Xavier Demaison. ''Nel caso arrivassero denunce, ben vengano - dice sereno - Di tutti misteri di questo Paese il delitto Pasolini è quello che contiene più fandonie. Per questo era importante di fare questo film''. Grieco ha voluto che La macchinazione ''deflagrasse prima in Italia e poi nei festival perché mentre all'estero l'omosessualità di Pasolini non è mai mai stata un problema, qui da noi resta uno spauracchio, crea reazioni emotive violente, c'è persino chi lo chiama pedofilo''. Il regista spera passi alla Camera la proposta di legge presentata da Paolo Bolognesi (Pd) e Serena Pellegrino (Si) per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulla morte dello scrittore. 'Un film come questo - sottolinea Stefano Maccioni, avvocato del cugino di Pasolini, Guido Mazzon, in prima linea da anni per la riapertura delle indagini - ha il potere di cambiare davanti all'opinione pubblica la percezione del delitto, visto ancora da molti come un omicidio sessuale''.
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