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In evidenza
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(di Paolo Petroni)
HANIF KUREISHI, ''IN FRANTUMI''
(BOMPIANI, pp. 240 - 17,00 euro - Traduzione di Gioia Guerzoni)
- Dopo un trauma grave, o un incidente come quello occorso a
Hanif Kureishi, che un giorno ha avuto un malore e si è
risvegliato tetraplegico a 70 anni, se si reagisce alle
circostanze, per andare avanti, per sperare in un futuro bisogna
recuperare le radici. Ne è testimonianza questo libro, sofferto
ma senza mai piangersi addosso, che non cerca pietà ma vuole
capire, al di là della insistente ma vana domanda, davanti a
gambe e mani inerti, ''Perché è accaduto proprio a me?''
Ecco allora che, con tanto tempo immobile per pensare,
inizia quasi da subito a dettare alla sua compagna (e più avanti
anche al figlio al telefono a Londra) un diario che, dopo aver
scritto in due pagine cosa gli è successo, parte dicendo: ''Non
sono stato un bambino felice, ma neanche infelice''. E Parte da
lì, dall'inizio per recuperare quel che è e che pare andato 'in
frantumi' e magari, ogni tanto, interrompe il discorso
scusandosi per un intervento medico, perché non perde mai il
suo sguardo ironico sulle cose, su di sé, sulle sue mani che
''sotto le lenzuola non saprei nemmeno dirvi esattamente dove
sono. Per quanto ne so potrebbero essere in un'altra casa, a
bersi un aperitivo con gli amici''. Recupera gli inizi e l'amore
per la scrittura, ovviamente, torna sul rapporto col padre come
in 'Il mio orecchio sul suo cuore', il quale avrebbe voluto
diventare un romanziere e amava parlare della 'tecnica della
scrittura'. E in queste pagine ci sono tante notazioni
personali sul tema che, tutte assieme, ne fanno quasi un manuale
di scrittura. Quella scrittura che, quando era diventata la sua
meta vitale, gli aveva dato un'identità e una forza interiore,
ricorda. un po' come ne 'Il dono di Gabriel'.
Certo i momenti di sconforto esistono: ''Le mie difese -
senso dell'umorismo e una passione per le battute - non riescono
a farmi superare tutto questo … Provo la terribile sensazione,
molto alla Edgar Allan Poe, di essere seppellito nel mio
corpo''. Ma con la convinzione profonda, e quotidianamente
dimostrata anche in questa occasione, che ''nessuno può farmi
rinunciare al mio desiderio di scrivere. E' il fulcro della mia
esistenza''. Un'esistenza fatta di tanti libri, di incontri
importanti, sviluppatasi nella Londra 'arrabbiata' teatrale
degli anni '70, dove incontra Beckett, David Bowie e Rushdie,
che diventa suo caro amico (e ora gli telefona spessissimo
consigliandogli Pazienza), e tanti altri personaggi che,
anch'essi, rendono curiosa e non banale questa particolare
autobiografia, dove tra l'altro riflette da par suo di analisi,
Freud e Lacan, e in cui parla, come spesso ha fatto, apertamente
di sesso e droghe.
Detta, più o meno quotidianamente, insegue il filo dei
pensieri (''Se non hai futuro, il passato viene a trovarti'')
perché questo è l'unico modo, e quello che più gli appartiene,
per affrontare la nuova situazione, che ha però risvolti e
scoperte umane importanti, a cominciare dal rapporto con gli
altri, ora che dagli altri dipende in tutto e per tutto,
infermieri per primi e malati con cui si instaurano rapporti che
una volta avrebbe ritenuto impensabili. Nasce il piacere della
conversazione e la curiosità di conoscere le vite altrui. Da
quando si sente ''una tartaruga caduta sul dorso'' è una nuova
dimensione del mondo che gli si apre davanti e questo ricco, bel
libro testimonianza dimostra a lui stesso e a tutti che c'è un
futuro e che è quello che lo lega al suo passato, appunto la
scrittura. Questo oltre agli affetti, perché se ricorda le
difficoltà e il disorientamento di quando divenne padre, oggi
deve dare un nuovo senso al rapporto con la sua attuale
compagna, ha riscoperto sotto nuova luce i figli e l'ex moglie,
i tanti amici, per i quali, col timore avvilente di far solo
pena, si chiede: ''Sono diventato una specie di prova d'amore?
Verranno a trovarmi ancora o pensano di aver fatto il loro
dovere?''.
Kureishi arriva così alla conclusione che ''Viviamo in
costante evoluzione ... Il mio mondo a preso male una curva
mentre prima filava via dritto, ma io non mi voglio lasciar
andare: di tutto questo voglio fare qualcosa'', facendo seguito
a una luminosa notazione: ''Se si legge un dramma qualsiasi, ci
si convince che il mondo è pieno di orrori, di matrimoni in
crisi, di sesso scadente e guerre. Ed è vero che io stesso sono
il protagonista di una tragedia, ma non è niente se si pensa
alla mia storia nella sua interezza, che comprende capitoli di
armonia, di gioia, e del piacere che si può trarre dalla
compagnia reciproca. E' incredibile quanto le persone vogliano
darsi a vicenda, come possano essere altruiste. La grazia e la
gentilezza per fortuna abbondano''.
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