La privatizzazione di Poste ed Enav è "in fase avanzata" e il Governo si impegna ad andare avanti "su questa strada", che stima possa valere 12 miliardi solo per quest'anno. A confermare l'intenzione dell'esecutivo di procedere nella via della dismissione di alcuni asset del patrimonio dello Stato è il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il Def spiega come questo capitolo sia di fondamentale importanza nell'ambito del piano di rilancio del Paese.
"Le privatizzazioni - ha detto Padoan - continueranno: la discesa del rapporto debito-Pil inizierà a vedersi presto e accelererà via via che la crescita prenderà forza. Sostenere la crescita è il modo migliore per abbattere il debito". E secondo quanto emerge dalla bozza del Piano Nazionale delle Riforme, allegata al Def, i proventi derivanti dalle privatizzazioni ammonteranno a circa 12 miliardi nel 2014. Gli introiti, si legge, saranno utilizzati per ridurre il debito pubblico. E anche nel 2015, 2016 e 2017 i ricavi saranno di circa 10-12 miliardi annui, pari a circa lo 0,7% del Pil. E secondo le indiscrezioni circolate finora il governo dovrebbe mettere sul mercato il 40% di Poste Italiane (valutato nei mesi scorsi tra i 4 e i 5 miliardi) e il 49% dell'Enav, la società a cui lo Stato ha affidato la gestione e il controllo del traffico aereo civile in Italia, un'operazione che potrebbe valere un altro miliardo di euro.
Padoan non ha voluto fornire ulteriori dettagli sui possibili target da dismettere ma di ipotesi sul tavolo ce ne potrebbero essere diverse. Si va dalla controllata di Ferrovie dello Stato, Grandi Stazioni, alle quote in Eni e Stm, senza dimenticare realtà come Sace, Fincantieri e Cdp Reti.
A criticare il piano targato Renzi è stato immediatamente il compagno di partito, Stefano Fassina che ha definito "grave e autolesionistica la parte sulle privatizzazioni". Il risultato, ha detto, "anche questa volta sarà lo stesso raggiunto dai governi precedenti: meno Pil, meno occupati e più debito pubblico".