Per tutti i nuovi rapporti di lavoro non sarà previsto il reintegro in caso di licenziamento illegittimo a meno che non si tratti di discriminazione o di rappresaglia sindacale. Lo sottolinea il senatore Pietro Ichino in una intervista con l'Ansa nella quale definisce positivo l'emendamento del Governo al Jobs act e ''inequivocabile'' sul punto dei licenziamenti il testo presentato oggi. ''Sulla materia politicamente più "sensibile" cioè quella della disciplina dei licenziamenti - sottolinea - il principio contenuto in questo emendamento è molto preciso: la tutela dovrà crescere in proporzione all'anzianità di servizio.
Questo significa, innanzitutto, che deve essere adottata una tecnica di protezione suscettibile di modulazione, di progressività nel tempo; e già questo significa in modo inequivoco che la sanzione della reintegrazione deve essere riservata ai soli casi estremi, quelli del motivo illecito determinante, come la discriminazione o la rappresaglia antisindacale''. Il diritto al reintegro in caso di licenziamento giudicato illegittimo resterà invariato per i contratti in essere e per i casi di 'cessioni di contratto' come nei casi di cessione di ramo d'azienda. ''Renzi è stato esplicito - precisa - e l'emendamento lo conferma: la reintegrazione nel posto di lavoro deve restare solo per le situazioni eccezionali come la discriminazione.
Tutto l'articolo 18 viene riscritto. ''Credo che debba essere sottolineata - prosegue Ichino - l'importanza straordinaria della scelta di sostituire l'intero diritto del lavoro con un Codice semplificato, ispirato ai principi della flexsecurity: un impegno che avevo posto al centro della mia attività parlamentare già con il disegno di legge contenente la prima edizione del Codice, risalente al 2009, che venne sottoscritto con me da oltre 50 altri senatori; poi in questa legislatura con il disegno di legge n. 1006 del 2013. Questo impegno è stato poi ripetutamente fatto proprio sia dal Governo Letta sia dal Governo Renzi; e ora si apre una prospettiva di sua attuazione rapida e incisiva. ''Non è eccessivo dire - conclude - che con questo provvedimento ci proponiamo di voltar pagina rispetto al regime fondamentalmente ispirato alla job property, che ha caratterizzato il nostro ordinamento nell'ultimo mezzo secolo, per inaugurare un regime nel quale la sicurezza economica e professionale dei lavoratori non sarà più costruita sull'ingessatura del rapporto di lavoro, ma sulla garanzia di sostegno universale del reddito e di assistenza efficace nel mercato del lavoro, nella fase di passaggio dalla vecchia occupazione alla nuova''.