"Un gruppo coeso e ormai grande fra i grandi". Lo scrive l'amministratore delegato della Fincantieri, Giuseppe Bono, in una lettera ai dipendenti nella quale sottolinea che "la crisi ci ha spronato ancora. La nostra strategia di resistenza - ha aggiunto - è diventata un piano di espansione che ci ha visti sbarcare negli Usa, in Norvegia, sul mercato borsistico, più recentemente in Cina, e ora guardiamo con fiducia all'Australia. Tutto questo anche grazie alla partecipazione e alla condivisione di ciascuno di voi". "L'annuncio dei Governi di Italia e Francia di dare avvio a un percorso condiviso per giungere a un'alleanza a tutto campo nel settore navale, rappresenta senza alcun dubbio una pietra miliare per la nostra azienda", scrive Bono ai dipendenti sottolineando che l'accordo di ieri "grazie all'eccellenza delle tecnologie e del know how di Fincantieri e dei nostri partner francesi, dà il via alla creazione di un leader europeo della cantieristica civile e militare, destinato a diventare uno dei principali operatori a livello globale nell'industria navale, il primo operatore al mondo nel comparto delle navi da crociera e uno dei player principali negli altri segmenti ad alto valore aggiunto, come ad esempio il segmento offshore, dell'energia, dei sistemi e componenti per applicazioni marine e dei servizi". "Dall'integrazione di Fincantieri, Naval Group ed STX France - ricorda Bono - emergerà il leader mondiale nella costruzione di navi complesse ad alto valore aggiunto, con ricavi annui totali di circa 10 miliardi di euro, un carico di lavoro (backlog) di circa 50 miliardi di euro, un portafoglio tecnologico all'avanguardia e una forte presenza internazionale (in oltre 20 paesi) con circa 35.000 dipendenti e un indotto in Europa stimato in oltre 120.000 persone". Bono sottolinea che "si presentano nuove occasioni di valorizzazione e arricchimento delle nostre competenze interne, inedite opportunità di crescita, sviluppo e occupazione che sapremo certamente cogliere proseguendo il percorso di cambiamento avviato da tempo, senza timori. Negli ultimi 15 anni - ricorda Bono - lo abbiamo fatto prima per difendere quanto conquistato con fatica, poi per affermarci nel panorama internazionale. Così nei primi anni del 2000 abbiamo abbandonato la dimensione di azienda monocliente in ambito crocieristico e militare. Abbiamo imparato a competere attraverso un patrimonio di idee e collaborazioni forte e vario, frutto della capacità di progettare guardando al futuro. La crisi ci ha spronati ancora. La nostra strategia di resistenza è diventata un piano di espansione che ci ha visti sbarcare negli Stati Uniti, in Norvegia, sul mercato borsistico, più recentemente in Cina, e ora guardiamo con fiducia all'Australia. Tutto questo anche grazie alla partecipazione e alla condivisione di ciascuno di voi". "Ora - conclude Bono - la prova che ci si presenta davanti è, naturalmente, ancora più complessa. Gli scenari in cui lavoriamo sono in continua evoluzione, e il nostro compito è sempre di anticipare e accompagnare le dinamiche che governano questi mutamenti per presentarci preparati. Sono certo che ognuno di noi farà propria questa opportunità con tutte le sue energie, rinnovando il senso di appartenenza a Fincantieri, come un gruppo coeso e ormai grande fra i grandi"
"I match si fanno sui campi di calcio o su altri sport, qui non ha vinto e non deve vincere nessuno. E' essenziale aver posto le basi per far crescere la nostra azienda, consolidarla nel mondo e avere più opportunità di lavoro". Lo ha detto l'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono in merito all'accordo su Stx, a margine del varo, ad Ancona, della nave da crociera Viking Orion.
Un accordo win-win. Emanuel Macron e Paolo Gentiloni usano termini simili per esprimere la soddisfazione per il compromesso raggiunto sui cantieri Stx di Saint Nazaire con Fincantieri leader con il 51 per cento, come chiedeva l'Italia, sia pur con un 1% a prestito dallo Stato francese e la Francia che mantiene un ruolo strategico nei cantieri. Ma, se l'intesa su Fincantieri e l'impegno per il militare navale era nell'aria da giorni, è lo sblocco della Tav Torino-Lione da parte di Macron a dare sollievo al governo italiano, rimasto in stand by negli ultimi mesi dopo lo stop d'oltralpe.Â
Nonostante le tensioni tra i due paesi e le pressioni subite contro l'accordo, a Lione ha vinto la volontà politica di Italia e Francia di trovare un accordo e di non guastare i rapporti tra i due paesi cugini che, come hanno sottolineato sia Macron sia Gentiloni, hanno l'onere della ricostruzione europea e di "un'ambizione - afferma il premier italiano - che tra 3-4 anni" rischia di essere inutile. Fincantieri avrà il controllo dei cantieri francesi e la nomina di presidente e direttore generale con 4 membri in un cda di 8. La soluzione "creativa" escogitata per soddisfare le due parti è che Parigi potrà revocare l'1% in prestito per 12 anni per formare il 51% ma solo a condizione di un inadempimento di Fincantieri rispetto agli impegni industriali presi. E, in quel caso, il gruppo italiano potrà rivendere il 50% alla Francia. In Italia la Lega polemizza considerando la soluzione un cedimento italiano ma per Gentiloni si tratta di "un ottimo accordo che consente al socio industriale di gestire e alla Francia di avere garanzie sul piano del lavoro e delle tecnologie".
Anche Macron, anche lui nel mirino delle critiche dei protezionisti, difende l'intesa parlando di "equilibrio" tra "leadership industriale" italiana e ruolo strategico francese. Una soluzione che forse non convince i mercati ma serve alla politica per rafforzare la cooperazione tra i due paesi. In un momento di debolezza europea, sia Macron sia Gentiloni hanno bisogno di un asse tra i due paesi mediterranei. Al punto che il presidente francese si spinge ad immaginare un 'trattato del Quirinale" con l'Italia sulla falsa riga del trattato dell'Eliseo con la Germania per una cooperazione rafforzata tra Roma e Parigi. E sul bilancio comune così come su un impegno per lavoro e investimenti a Lione arriva il completo via libera italiano a lavorare insieme. E l'avvio del progetto per una partnership Fincantieri-Naval group con l'obiettivo di un colosso mondiale di difesa navale e militare potrebbe essere un passo per facilitare la difesa comune.
Ed è anche per favorire, a partire dal vertice di venerdì a Tallin l'avvio dell'agenda dei "paesi ricostruttori", come dice Macron prendendo spunto dalla sua road map indicata ieri alla Sorbonne, che nei colloqui del summit di Lione si evita con cura la vicenda Tim-Vivendi. "Non è politica di Stato, dobbiamo essere modesti", mette in chiaro il presidente francese separando la vicenda Fincantieri dal contenzioso dell'Italia con la società telefonica francese che potrebbe spingere il governo a usare il golden power. Anche il presidente del consiglio italiano, d'altra parte, ci tiene a tener divisi i due dossier, come dimostra il rinvio a domani dell'ultima riunione del Comitato interministeriale. "Sono aziende private a cui chiediamo solo il rispetto delle leggi italiane e delle regole europee, in Italia come in Francia", chiarisce Gentiloni.