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Pernigotti, marchio e società non sono in vendita

Lavoratori in presidio, si formalizzino accordi

"Nè il marchio né la società sono, allo stato attuale, in vendita". Lo precisa la Pernigotti, all'indomani dell'incontro a Palazzo Chigi con il premier Conte e il ministro Di Maio. L'azienda spiega di aver "confermato la decisione di cessare la conduzione in proprio delle attività produttive presso il sito di Novi Ligure e l'intenzione di terziarizzare in Italia la produzione, preferibilmente individuando partner industriali interessati all'acquisizione o alla gestione degli asset produttivi a Novi".

Nell'incontro a Roma la Pernigotti "ha inoltre richiesto il supporto del Governo affinché favorisca la cessazione del blocco dello stabilimento di Novi al solo fine di - spiega l'azienda - di consentire ai soggetti potenzialmente interessati di prendere visione degli asset e formulare proposte concrete di acquisizione del polo industriale o di utilizzo in toto o in parte delle sue linee produttive, nell'esclusivo interesse dei lavoratori stessi; di permettere al personale incaricato dall'azienda di accedere allo stabilimento allo scopo di prelevare scorte di prodotto per la loro commercializzazione".

Lavoratori in presidio, si formalizzino accordi - "Vogliamo tutto scritto nero su bianco e vogliamo che sia indirizzato direttamente a noi". Luca Patelli, uno dei portavoce dei dipendenti della Pernigotti, chiede certezze dopo l'annuncio del governo di avere raggiunto una intesa con la proprietà turca dell'azienda per valutare la possibilità di reindustrializzare il sito produttivo di Novi Ligure (Alessandria). "Dal 6 novembre siamo qui, a difendere il nostro posto di lavoro. Speriamo di farcela", aggiunge dal presidio davanti allo storico stabilimento, dove i cento dipendenti hanno atteso la scorsa notte notizie dell'incontro tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e Zafar Toksoz, che col fratello è il proprietario dell'azienda dolciaria. "Ci auguriamo che il Mise convochi il tavolo già la prossima settimana - afferma Tiziano Crocco della Uila Uil - Naturalmente la nostra battaglia prosegue, resa ancora più forte da questi primi risultati ottenuti, consapevoli che la strada da percorrere è ancora tanta. Sappiamo però, noi e i lavoratori, di avere tutta Novi con noi".

Intesa con turchi su reindustrializzazione - Si lavora alla reindustrializzazione del sito produttivo della Pernigotti di Novi Ligure. E' questo l'esito dell'incontro, a Roma, tra il premier Giuseppe Conte, il ministro dello Sviluppo economico Luigi di Maio e Zafar Toksoz, che con il fratello possiede la storica azienda dolciaria. La proprietà turca, informa una nota di Palazzo Chigi, ha accolto le richieste del governo di sospendere la richiesta di cassa integrazione per cessata attività, fino al 31 dicembre, per lavorare sulla reindustrializzazione del sito produttivo in provincia di Alessandria. Non trovano conferme, invece, le indiscrezioni circolate in serata sulla disponibilità a cedere l'azienda. Nel frattempo, informa sempre Palazzo Chigi, "l'azienda farà richiesta di cassa integrazione con causale di reindustrializzazione al fine di garantire l'ammortizzatore sociale ai propri dipendenti". A valutare le "opportunità produttive" sarà un "soggetto terzo" di prossima nomina. Soddisfatto Palazzo Chigi: "Il lavoro svolto dal presidente del Consiglio Giuseppe conte e dal vicepremier Luigi Di Maio - si legge nella nota - testimonia quanto l'attenzione del governo sia focalizzata sulla continuità produttiva e alla tutela dei lavoratori", in presidio permanente davanti allo stabilimento dolciario dallo scorso 6 novembre, quando la proprietà turca aveva avanzato richiesta di cassa integrazione per cessazione d'attività. "Nei prossimi mesi l'Esecutivo lavorerà a una norma - prosegue la nota del governo - per vincolare in futuro i marchi storici italiani e le relative produzioni al territorio nel quale vengono realizzati. Un ulteriore passo verso la valorizzazione del made in Italy". Per i cento dipendenti di Novi Ligure e l'intero indotto dell'azienda, che conta per altro circa 130 interinali, si tratta di una boccata d'ossigeno. Ma la battaglia non è ancora stata vinta. A parlare della disponibilità della proprietà turca a vendere era stato il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. "Le autorità turche mi hanno confermato la disponibilità a trovare un compratore per Pernigotti - aveva affermato su Twitter -. Mi auguro che questa nostra eccellenza abbia un futuro italiano a Novi Ligure. Sono ottimista". Una ipotesi, al momento, rimandata. L'intesa di Palazzo Chigi lascia infatti intravedere nuovi scenari per lo storico marchio di gianduiotti e cremini.

 

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