Oltre la metà degli italiani la mattina continua ad alzarsi per andare a lavoro. A dirlo è l'Istat, che fotografa la situazione alla fine di marzo. L'Istituto di statistica traccia una mappa delle attività economiche dell'industria e dei servizi privati "sospese" e "attive", calcolando il peso in termini di addetti per ciascun settore. Ne risulta che il 55,7% si reca in ufficio o in fabbrica. Ciò a prescindere dal fatto che ci siano comparti solo formalmente in stand-by, dove le sedi sono chiuse ma che grazie allo smart working riescono ad andare avanti. Il dettaglio territoriale restituisce ancora una volta l'immagine di un Paese diviso. Le restrizioni prese per contenere la diffusione del Coronavirus hanno, infatti, bloccato più i lavoratori al Nord che del Sud. Lo stesso Istat sottolinea come in "molte Regioni del Mezzogiorno oltre la metà dei comuni fanno registrare una quota di addetti appartenenti ai settori aperti superiore al valore medio nazionale".
Succede in Basilicata, Sicilia e Calabria. Guardando ai comuni, nel report viene stilata la lista con i 100 che registrano più persone in attività . Nell'elenco spicca Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa (82,3% di addetti impiegati in settori aperti). Il Nord è fuori dal podio, dove in terza posizione si piazza Fiumicino, che per via delle "attività dei trasporti aerei fa registrare una quota di addetti in settori aperti del 78,4%". Non è però solo una questione di Meridione e Settentrione o di vocazione economica. A fare la differenza sono pure le dimensioni. Le grandi città restano più aperte rispetto al resto. Sopra la media nazionale si trovano per esempio Genova (69,6%), Bari (68,7%), Roma (68,5%), Ancona (68,4%), Trento (68,3%), Bologna (67,7%), Milano (67,1%) e Palermo (66,6%). Colpiscono anche i dati rilevati per alcune delle aree più colpite dal Coronavirus, come Lodi (73,1%) e Crema (69,2%). Intanto l'Istat fa sapere che nelle prossime settimane prenderà il via una nuova indagine chiamata il "Diario della giornata e attività ai tempi del coronavirus", per capire come sono cambiate le abitudini degli italiani, dall'orario della sveglia al tempo passato in cucina. (