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Lussemburgo: Nucleare? Dall'Ue provocazione, pronti ad agire

Ministro energia, nasconde il rischio di 'greenwashing'. Berlino, governo unanime contro la proposta Ue

La bozza di piano della Commissione Ue per includere il nucleare e il gas come fonti green "è una provocazione dal punto di vista procedurale" e "in termini di contenuto nasconde il rischio di un greenwashing". Lo ha scritto su Twitter il ministro dell'Energia del Lussemburgo, Claude Turmes, dicendosi pronto a "esaminare la proposta nel dettaglio e a discutere ulteriori passi" insieme a Germania e Austria, altrettanto contrarie a includere il nucleare tra gli investimenti sostenibili. La proposta è stata inviata ai governi venerdì, "in un'azione notturna e nebulosa. Questo la dice lunga sulla trasparenza", ha attaccato Turmes. 

"C'è una posizione unanime nel governo" di Berlino sulla valutazione della classificazione delle fonti di energia proposta dalle Ue: lo ha dichiarato il portavoce di governo Steffen Hebestreit, rispondendo a chi domandava se ci fossero discordanze tra i partiti della coalizione, in conferenza stampa a Berlino. Hebestreit ha ricordato che nel contratto di coalizione si concorda sull'addio all'energia atomica in quanto pericolosa e non sostenibile dal punto di vista ambientale, mentre si considera il ricorso al gas naturale come una "tecnologia di passaggio", necessaria per arrivare ad altre forme di tecnologia pulita.

Se i piani della Commissione europea che includono il nucleare e il gas naturale tra le fonti sostenibili per gli investimenti a favore della transizione energetica "verranno attuati in questo modo, faremo causa". Lo ha scritto su Twitter la ministra federale austriaca per il Clima, l'ambiente e l'energia, Leonore Gewessler, evidenziando che l'energia nucleare è "pericolosa e non rappresenta una soluzione nella lotta contro la crisi climatica". "Esamineremo attentamente la bozza" presentata dalla Commissione Ue "e abbiamo già commissionato un parere legale sull'inclusione del nucleare nella tassonomia", ha aggiunto.

Il Partito popolare europeo (Ppe) sostiene il piano della Commissione europea di classificare con condizioni rigorose o transitorie anche il gas e l'energia nucleare tra le fonti sostenibili nell'elenco dei settori energetici dove indirizzare gli investimenti come parte della lotta al cambiamento climatico. "Per ridurre le emissioni di CO2 in Europa, abbiamo bisogno anche del gas. Non per sempre e ovunque, ma per un periodo di transizione e in determinate situazioni", ha affermato in una nota la vicepresidente del gruppo al Parlamento europeo e incaricata del Green Deal, Esther de Lange. Tra le fonti energetiche fossili, il gas è "la più pulita" e le infrastrutture ora usate per convogliare l'oro blu potrebbero essere utilizzate in futuro per trasportare l'idrogeno pulito prodotto dalle rinnovabili. "Utilizzando il gas come tecnologia ponte, possiamo ridurre le emissioni di CO2 più rapidamente allontanandoci, ad esempio, dal carbone, senza dover aspettare che le tecnologie completamente prive di carbonio diventino ampiamente disponibili", sottolinea ancora la politica olandese. Per quanto riguarda il nucleare, il Ppe riconosce il ruolo che l'atomo può svolgere come tecnologia a basse emissioni di carbonio nel mix energetico nazionale, "a condizione che siano prese disposizioni sufficienti per i più elevati standard di sicurezza e per lo smantellamento, tenendo conto delle questioni transfrontaliere".

Inserire il nucleare e il gas nella tassonomia Ue degli investimenti sostenibili "sarebbe un duro colpo all'impegno europeo per il clima e per l'ambiente. L'energia nucleare genera infatti scorie radioattive ad alta attività molto pericolose e non è ancora stata trovata alcuna soluzione a lungo termine per il loro smaltimento. Il gas fossile è invece già oggi la principale fonte di emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di energia in Europa. Incoraggiare gli investimenti nel gas fossile assegnandogli un'etichetta verde non farà altro che aumentare il suo devastante impatto climatico". Lo scrive Greenpeace in un comunicato.

"Le fonti rinnovabili sono più economiche e veloci da implementare - scrive ancora la ong -: inviare un segnale contrario agli investitori privati potrebbe interrompere la transizione energetica verso il 100% di energie rinnovabili e ritardare i progressi dell'UE sui suoi impegni climatici".

"Il referendum del 2011 che bloccò il ritorno del nucleare in Italia ha evitato una catastrofe economica - dichiara il direttore esecutivo di Greenpeace, Giuseppe Onufrio -. I quattro reattori francesi EPR che avremmo dovuto costruire in base al memorandum tra Berlusconi e Sarkozy avrebbero creato quattro "buchi neri" finanziari: secondo la Corte dei Conti francese, l'unico EPR tuttora in costruzione in Francia avrà un costo totale di oltre 19 miliardi di euro contro i 3,3 previsti, e nel frattempo Areva, l'azienda francese proprietaria della tecnologia, è fallita. Includere il nucleare nella tassonomia è greenwashing e una potenziale truffa per gli investitori di "bond verdi" con il nucleare incorporato".

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