La Fed è più determinata che mai a fermare un'inflazione "a livelli inaccettabili". Ma la corsa dei tassi Usa rischia di travolgere le altre banche centrali costrette a seguire il passo. Come la Bce, dalla cui presidente Christine Lagarde arriva un appello a "collaborare", perché l'Ue fa i conti con un rischio-recessione più pronunciato che negli Usa e con tensioni sul debito pubblico - oggi di nuovo i Btp - che non si sono dissipate. Dai verbali della riunione del 20-21 settembre della banca centrale Usa, emerge determinazione ad alzare i tassi anche di fronte a un rallentamento del mercato del lavoro, e la valutazione che fare "troppo" con rialzi aggressivi dei tassi è meno rischioso che fare troppo poco per combattere l'inflazione. Nessuna indicazione sulla prossima stretta dopo quella da tre quarti di punto di settembre, ma - unitamente alle dichiarazioni più recenti dei governatori - l'obiettivo è tirare dritto verso una politica monetaria restrittiva per riportare i prezzi all'obiettivo del 2%. Parole che arrivano forti e chiare ai meeting del Fondo monetario internazionale, a pochi isolati di distanza nel centro di Washington, dove la presidente della Bce, in attesa di confrontarsi a porte chiuse con la Fed, lancia un appello. "Dobbiamo cooperare fra di noi, banchieri centrali, per capire quali saranno le ricadute, quali le ripercussioni, che impatto abbiamo gli uni sugli altri equali ramificazioni ci saranno". Perché - dice Christine Lagarde durante una conferenza dell'Institute of International Finance - "i mercati finanziari sono molto integrati e perché le rispettive politiche monetarie hanno impatto su altri Paesi nel mondo". Un messaggio rivolto al presidente della Fed Jay Powell che mete a nudo il dilemma della Bce: proseguire con rialzi da tre quarti di punto come a settembre rischia di peggiorare un'incipiente recessione. Ma potrebbe essere inevitabile di fronte a un'inflazione oltre il 9%, e per evitare che la corsa del dollaro innescata dalla Fed - oggi l'euro è sotto la parità a 0,969 dollari - crei ulteriore inflazione. L'orientamento verso nuovi rialzi dei tassi energici anche a Francoforte si scarica sui mercati: oggi tornano a correre i rendimenti dei titoli 'periferici' dell'area euro, con Btp tornato a sfiorare il 4,90% (4,88%) e lo spread Btp-Bund arrivato a 247, a un soffio da 250, prima di chiudere a 241. Per vendere i sei miliardi di euro di Bot annuali oggi in offerta, il Tesoro ha pagato il 2,532%: un rendimento balzato di ben 44 centesimi in poche settimane e ora a livelli che non si vedevano in asta da agosto 2012. E sul tavolo della Bce al meeting del 27 ottobre, ragionano gli investitori, non ci sarà solo un'altra maxi-stretta da 75 punti base, oggi nuovamente evocata dal governatore olandese Klaas Knot che chiede rialzi "significativi". Ma anche il ritiro del quantitative easing di Draghi, ossia il 'quantitative tightening' con cui gli oltre 4.900 miliardi di debito ancora in pancia alla Bce, ora 'congelati', andranno via via scaricati sul mercato. La discussione è iniziata e proseguirà , ha detto Lagarde. E i mercati si preparano a un cambiamento epocale.