L'aumento dei tassi colpisce forte chi ha un mutuo variabile ma, almeno nel complesso, questa tipologia rappresenta una quota minoritaria del totale del prestiti in Italia e molti di essi presentano già un tetto massimo, un cap. La rata, rispetto a un anno fa, infatti può essere arrivata a costare quasi 200 euro in più a seconda dell'importo e durata del finanziamento. Va ricordato come le famiglie indebitate con mutui (fissi e variabili) sono pari a 3,5 milioni e il caro prezzi e i costi dell'energia abbiano assottigliato i bilanci domestici.
   Scorrendo le tabelle della Banca d'Italia nel nostro paese si evince che il totale dello stock dei prestiti alle famiglie per l'acquisto di abitazioni a dicembre 2022 era pari a 953 milioni di euro per finanziamenti fino a 5 anni e di 426 miliardi per quelli oltre. I flussi si sono ridotti e nello stesso mese erano pari a 1,024 miliardi contro 1,5 dello stesso mese dell'anno precedente. Il taeg (ovvero il tasso comprensivo delle spese) a fine 2022, sempre secondo la Banca d'Italia, era pari al 3,36% ma non incorporava ancora il rialzo di febbraio deciso dalla Bce.
   Nell'ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria dello scorso novembre, Via Nazionale rilevava come "l'esposizione" delle famiglie " al rischio di un aumento dell'onere del servizio del debito sui prestiti per l'acquisto di abitazioni è contenuta. A settembre del 2022 la quota dei mutui a tasso variabile (solitamente parametrizzati a un tasso di mercato come l'Euribor) non raggiungeva il 40 per cento del complesso di quelli in essere, un livello basso in prospettiva storica.
   Inoltre segnalava "l'ampio ricorso a un cap sul tasso di interesse, presente nel 40 per cento circa dei nuovi mutui a tasso variabile erogati nel trimestre terminante a settembre del 2022".
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