L'alta pressione dei prezzi e la frenata dell'economia globale ed europea continuano a rappresentare un "elevato rischio" per la stabilità finanziaria del nostro paese. E' quanto sottolinea la Banca d'Italia secondo cui "per gli altri paesi dell'area dell'euro pesa" anche "la persistente instabilità geopolitica". "Le condizioni della finanza pubblica sono migliorate nel 2022" - spiega il rapporto sulla stabilità finanziaria - sono diminuiti, in rapporto al Pil, sia l'indebitamento netto sia il debito; il Def prevede che la riduzione continui nei prossimi anni. In prospettiva, il consolidamento di tali tendenze resta fondamentale".
L'inflazione sta colpendo il reddito disponibile e il risparmio delle famiglie italiane che tuttavia, rispetto anche ad altri paesi europei, risentono in maniera contenuta del rialzo dei tassi di interesse sul debito per i mutui. Nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria, la Banca d'Italia rileva una flessione del reddito disponibile reale, in parte mitigata dalle misure poste in atto dal governo, un calo della ricchezza finanziaria del 5,6% nel secondo semetre e un -5,3% della prospensione al risparmio nell'ultimo tiemstre. Per fortuna i mutui variabili sono solo il 37% del totale e il 30% dei nuovi mutui ha un tetto.
Le banche italiane si trovano "in condizioni complessivamente buone" e saranno in grado di genererare nel 2023 una redditività simile a quella del 2022 malgrado una crescita dei crediti deteriorati. Nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria la Banca d'Italia illustra un quadro, a livello generale, senza scossoni per il comparto. Via Nazionale non abbassa comunque la guardia sulla stabilità della raccolta (la causa dirompente delle crisi Credti SUisse e Svb). Gli istituti italiani però hanno una ampia base depositi di cui oltre la metà sotto i 100mila euro protetti dalla garanzia statale e meno soggetti a flussi in uscita.