La Fed taglia i tassi di interesse all'indomani del trionfo di Donald Trump. La banca centrale ha ridotto il costo del denaro di un quarto di punto, in quella che è stata la seconda sforbiciata consecutiva. Una mossa ampiamente attesa che non scuote Wall Street: i listini americani procedono al rialzo, continuando la corsa innescata dalla vittoria del tycoon.
Wall Street chiude leggermente mossa dopo i tagli ai tassi della Fed con il Nasdaq e l'S500 a livelli record. Il Dj si cala dello 0,00% a 43.729,14 punti,il Nasdaq sale dell'1.51% a 19.269,46 punti e lo S500 sale dello 0,74% a 5.973,10 punti.
L'occasione viene colta al balzo anche per rispondere ad uno dei dubbi legati alla vittoria di Trump: il presidente Fed Jerome Powell difende l'autonomia della banca e risponde senza esitazione, con un secco 'no', a chi gli chiede se lascerà l'incarico se il neo presidente Usa dovesse a chiederglielo. L'esautorazione del presidente della Fed - aggiunge - "non è permessa dalla legge".
La decisione della banca centrale americana parte dai progressi fatti dall'inflazione verso l'obiettivo del 2% e mette in evidenza come la ripresa procede solida. La Fed parla comunque di un "outlook economico incerto" al quale è pronta a reagire. Le incertezze per la banca centrale americana sono molte, a partire dal nuovo inquilino della Casa Bianca.
Durante il suo primo mandato Trump ha criticato aspramente il presidente della Fed, spingendosi a ipotizzare che Jerome Powell fosse quasi più dannoso del presidente cinese Xi Jinping. Secondo indiscrezioni riportate da Cnn, Trump probabilmente consentirà a Powell di portare a termine il suo mandato alla fine del 2026 e solo successivamente lo sostituirà. Gli aspiranti in corsa sono già molti, fra i quali l'ex Goldman Sachs ed ex consigliere, ma anche l'ex membro della Fed Kevin Warsh e l'ex capo economista del tycoon Kevin Hassett. Anche se Powell dovesse 'sopravvivere' a Trump le incognite per lui e la Fed sono molte.
Fra lo staff del presidente eletto durante la campagna elettorale è stata ventilata l'ipotesi di una rivoluzione per la banca centrale che, di fatto, dovrebbe perdere la sua indipendenza e consentire al presidente americano di influenzare, se non decidere, l'andamento dei tassi di interesse. Rivoluzione a parte, la Fed si troverà a gestire le conseguenze delle politiche di Trump. Se il presidente-eletto porterà avanti quanto promesso in campagna elettorale, l'economia americana si troverà a fare i conti con un aumento dei dazi e i suoi potenziali effetti sull'inflazione. Al momento la corsa dei prezzi è rallentata ma le tariffe potrebbero alimentare le pressioni inflazionistiche e costringere la banca centrale a lanciare una stretta sul costo del denaro. L'economia - secondo gli osservatori - pagherà anche il prezzo di quella che Trump ha definito la maggiore deportazione di migranti illegali della storia americana, e del promesso taglio delle tasse.
Uno studio del Committee for a Responsible Federal Budget ha stimato che il piano economico di Trump farà salire il debito di 7.500 miliardi di dollari al 2025. "Nel breve termine le elezioni non hanno alcun effetto sulla nostra politica", ha detto Powell, spiegando che non è chiaro se e quali cambiamenti ci saranno con la nuova amministrazione. "Non prevediamo e non speculiamo sulla politica di bilancio", ha chiarito Powell cercando di smarcarsi dalle domande legate all'esito elettorale. Il presidente della Fed si è smarcato anche su cosa potrebbe fare la banca centrale il prossimo mese. Gli analisti scommettono su un nuovo taglio di un quarto di punto. "Non siamo su una strada pre-definita. Decidiamo riunione per riunione", ha osservato Powell spiegando che nelle prossime settimane sono attesi nuovi dati economici che consentiranno alla Fed di decidere come procedere. "Con l'avvicinarsi del livello neutrale dei tassi, potrebbe essere appropriato rallentare la velocità dei tagli", ha aggiunto ancora facendo notare come il secondo taglio dell'anno punta a sostenere l'espansione economica, che continua solida. "Questo ricalibrare la nostra politica aiuterà a mantenere l'economia e il mercato del lavoro forti mentre consentiamo all'inflazione di compiere ulteriori progressi" verso l'obiettivo del 2%, ha aggiunto. Le incognite però sono molte per l'inflazione e anche per la Fed.
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