Ultime ore per aderire al concordato preventivo biennale. I contribuenti Isa che, pur avendo i requisiti, non avevano aderito entro il termine del 31 ottobre, potranno usufruire dell'ulteriore finestra concessa dal decreto fiscale che si chiude domani 12 dicembre. Il concordato consente per due anni di pagare le tasse sulla base di una proposta formulata dall'Agenzia delle entrate, coerente con le informazioni contenute nelle banche dati dell'amministrazione finanziaria e i redditi dichiarati dal contribuente.
Secondo i dati recentemente riferiti dal Mef in Parlamento, a fine ottobre avevano aderito al regime 522mila su un totale di oltre 4,4 milioni di contribuenti tenuti all'applicazione degli Isa o forfetari (rispettivamente circa 400mila e 120mila). Stime circolate nei giorni scorsi sulla stampa indicavano un incasso alla prima scadenza di 1,3 miliardi, non sufficiente a coprire un nuovo taglio dell'Irpef a favore del ceto medio. Il governo ha deciso di concedere un'ulteriore chance ma, anche senza i dati di adesione alla nuova finestra, l'obiettivo di riduzione delle tasse è stato comunque rimandato dalla maggioranza ad una fase successiva "al consolidamento dei conti pubblici".
Alla luce delle nuove norme contenute nel decreto fiscale, l'Agenzia delle entrate ha fornito alcuni chiarimenti su come aderire. Innanzitutto, per accedere al concordato è necessario non avere debiti tributari o contributivi. Tuttavia, come specificato dall'Agenzia, è sufficiente che tale requisito sia soddisfatto al momento di accettazione dell'accordo. Chi infatti ha presentato la dichiarazione dei redditi nei termini del 31 ottobre 2024 senza però aderire al Cpb, ha tempo fino al 12 dicembre per accettare la proposta concordataria presentando una dichiarazione integrativa.
Non pagano inoltre alcuna sanzione i contribuenti Isa che presentano entro domani una dichiarazione integrativa con il solo scopo di aderire al concordato e, quindi, identica alla dichiarazione presentata nei termini. L'integrativa presentata per recuperare l'adesione può essere anche correttiva della precedente, a patto che evidenzi un maggiore imponibile o una maggiore imposta o, ancora, un minor credito. In tal caso, però, sono dovute le relative sanzioni.
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