(di Paolo Rubino)
(ANSA) - ROMA, 17 FEB - Una impresa edile con un giro
d'affari da 3-4 milioni di euro l'anno e crediti incagliati per
un milione. La stretta sulla cessione dei crediti del superbonus
"per molte Pmi è la botta finale", "chi scrive una norma così
non ha capito nulla della realtà che viviamo". La dinamica è
chiara: "Se invece di generare liquidità generi e continui a
generare solo crediti non puoi pagare fornitori e dipendenti,
per chi non ha spalle forti il rischio è il fallimento".
L'allarme superbonus vissuto sulla propria pelle: a parlarne
è Antonino Sarchiello, imprenditore edile con la Elia Restauri
di Romentino alle porte di Novara. "Lavoriamo sul territorio:
una quindicina di dipendenti e ci affidiamo ad altrettanti
artigiani che lavorano per noi. Siamo una Pmi costruita
principalmente a livello familiare, con i miei fratelli ed un
socio che per noi è come un padre, Antonio Elia: con lui
l'impresa ha cinquanta anni di storia. Due dei miei tre figli
già lavorano con noi come dipendenti". Così "non è solo lavoro,
non è solo una impresa: è la vita. Abbiamo dipendenti che
lavorano con noi anche da venti anni: non sono numeri, sono il
cuore dell'azienda. Sentiamo una grande responsabilità per loro
e per la loro famiglia".
Sarchiello racconta un mondo che è cambiato bruscamente. "Da
padre, ero il primo a dirlo: 'il mattone paga', 'l'edilizia è il
nostro futuro'. Ora non è facile spiegare queste situazioni ad
un figlio che ha scelto di lavorare nell'impresa di famiglia".
E' una impresa edile dove "il lavoro c'è sempre stato". Poi
arriva il superbonus: "Una crescita: vedevamo un futuro roseo,
molto bello. Una opportunità così difficilmente capita della
vita. Ci siamo organizzati, con i dipendenti, con gli artigiani:
ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo raddoppiato i cantieri.
Il problema non è il lavoro, è il credito".
Così, "piano piano è iniziata a scarseggiare la liquidità.
Iniziano ad esserci problemi con i fornitori e con i dipendenti.
Fortunatamente noi abbiamo portato a casa del lavoro pagato
direttamente dai general contractor. Altre imprese, che hanno
puntato tutte le proprie energie sulla cessione del credito, se
non sono fallite falliranno. Con l'ultima norma ci hanno
affossato".
Cosa accade oggi alla Elia Restauri? "Abbiamo un bel
gruzzoletto nel cassetto fiscale, attorno al milione, ma è da
più di un anno che non ci scontano più nulla, non incassiamo più
nulla dalla cessione dei crediti. Se non avessimo spalle forti
non ci sarebbe stato altro che il fallimento". I rischi restano,
come per tanti altri imprenditori. "Una volta chiuse le cessioni
del credito il bonus salta: condomini e privati che hanno
liquidità non ne vedo. Il settore rischia una crisi come nel
2008. Sono vicepresidente dell'Anaepa Confartigianato del
Piemonte, mi confronto con tanti colleghi: ci sono imprenditori
veramente messi male in tutt'Italia. Il primo rischio è di tagli
all'occupazione, poi c'è il fallimento. Se in cassa porti solo
crediti, e non liquidità, come fai a pagare? Tutti hanno fatto
campagna elettorale su questo superbonus. Adesso ci stanno dando
una mazzata". (ANSA).