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L'Italia entrò in battaglia nel 1915
Il più grande conflitto mai visto, una carneficina che sconvolse il mondo cambiandone il destino
L'estate del 1914, cent'anni fa, segnò l'inizio della Prima guerra mondiale, il più grande conflitto mai visto, una carneficina che coinvolse quasi tutti i continenti, gran parte delle Nazioni e dei loro abitanti, cambiandone per sempre il destino. Tante e tali sono state le novità, le implicazioni, le conseguenze di quel conflitto conclusosi nell'autunno 1918 che solo ad un secolo di distanza il mondo sembra uscire dai solchi che produsse.
Quando furono firmati gli armistizi tra i belligeranti, le vittime si contavano a decine di milioni, mentre i sopravvissuti dovettero adattarsi ad un mondo nuovo e fortemente instabile. Crimini e orrori in vasta scala, armi nuove e micidiali, indifferenza per le spaventose perdite militari e civili hanno accomunato quasi tutti i numerosi fronti aperti.
L'italia entrò in guerra nel 1915, il 24 maggio. Paese povero e impreparato, si trovò presto in trincea per difendere il proprio territorio.
La disfatta di Caporetto nell'ottobre 1917 fu il momento più difficile, ma la resistenza sulla linea del Piave consentì la riscossa fino alla resa degli austriaci a Vittorio Veneto il 4 novembre. L'entusiasmo per la vittoria durò poco, tanti e tali erano stati i sacrifici imposti al Paese. Un mondo era finito, e la nuova era si presentava assai fosca.
E' stata inaugurata a Roma giovedì 22 maggio, a partire dalle ore 18:00, presso la Galleria Tempi Moderni di via Giulia 80, la mostra “Trincee ’14/18, La Grande Guerra negli occhi di un soldato”. Promossa dalla Fondazione Moderni e inserita nel programma della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il centenario della Prima Guerra Mondiale, patrocinata inoltre, da Roma Capitale e dalla Regione Lazio, “Trincee” permette al pubblico di vivere, come in presa diretta, l’inferno del fronte attraverso l’esperienza e lo sguardo dei protagonisti dell’epoca.
Un percorso unico che, grazie ad una esclusiva collezione di 1000 lastre fotografiche stereoscopiche tridimensionali, scattate proprio nelle prime linee, a distanza di cento anni, riattualizza - con la forza evocativa delle istantanee - la vita quotidiana dei soldati in 4 anni di fronte. L’iniziativa, sponsorizzata dalla società di produzione Amygdala, si inserisce nel calendario delle commemorazioni dedicate ai 100 anni dallo scoppio della prima Guerra mondiale a cui hanno partecipato circa 6 milioni di italiani. Un evento che ha segnato profondamente la storia sociale, politica, economica e culturale del nostro Paese.
Tra gli obiettivi principali della mostra, la diffusione nelle giovani generazioni di una maggiore conoscenza storica e della consapevolezza di uno degli eventi che hanno maggiormente influito sul processo di costruzione del nostro Paese.
La mostra è gratuita e aperta al pubblico dal 24 maggio, tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00.
Info e contatti: www.galleriamoderni.it
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
(G. Ungaretti)
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie.
(G. Ungaretti)
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
L'attentato di Sarajevo del 1914 è una delle cause scatenanti del conflitto.
L'Austria dichiara guerra alla Serbia il 28 luglio del 1914.
Russia, Francia e Inghilterra si schierano con la Serbia; Germania, Bulgaria, Turchia.
L'Italia entra nel conflitto nel 1915 e si allea con Russia, Francia, Inghilterra.(Triplice intesa)
Nel 1917 entrano in guerra gli Stati Uniti a sostegno della trplice.
Il 24 ottobre del 1917 l'Italia subisce la disfatta di Caporetto.
Il 1918 e' l'ultimo anno di guerra. L'esercito italiano guidato da Armando Diaz conquista Trieste e Trento e firma la pace con L'Austria
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Ma nel cuore
nessuna croce manca.
E' il mio cuore
il paese più straziato.
(G. Ungaretti)
Ma nel cuore
nessuna croce manca.
E' il mio cuore
il paese più straziato.
(G. Ungaretti)
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Per ragioni piu' o meno nobili migliaia di britannici cercarono di non andare a combattere sui fronti della Prima guerra mondiale. Fra loro c'erano gli obiettori di coscienza, i padri di famiglia e quelli che cercavano di imboscarsi. I National Archives di Londra, in occasione delle celebrazioni per il 100/o anniversario del conflitto, hanno pubblicato le lettere di implorazione che venivano spedite alle autorita', chiedendo un prezioso esonero, e che quasi sempre venivano respinte.
I documenti arrivano dal Middlesex Appeal Tribunal, uno dei tribunali del Regno preposti ai tempi della guerra a valutare i ricorsi di chi non voleva partire. E non sono rimasti tanti di questi file in circolazione: il governo di Londra, infatti, subito dopo il conflitto decise di eliminare le tante domande ricevute per evitare che potessero turbare la pace sociale.
Anche perche' a ben pochi veniva risparmiata la prima linea e il rischio di morire nelle trincee delle Fiandre, sul fronte italiano, o a Gallipoli, in Turchia. Sugli 8791 casi trattati dal tribunale del Middlesex, solo 26 richiedenti vennero del tutto esentati dal servizio militare mentre ad altri 581 vennero dettate tutta una serie di condizioni per non partecipare al conflitto. L'elenco delle giustificazioni e' molto lungo: si va dall'obiezione di coscienza, alle malattie vere o presunte, ai problemi familiari.
Uno dei casi che piu' colpiscono e' quello della signora Kate Shallis, che vide uno dopo l'altro i suoi figli cadere sui diversi fronti, dall'Oceano Atlantico all'Impero ottomano. Quando il quinto e unico figlio rimasto in vita, John, doveva partire, lei chiese che almeno lui venisse risparmiato. E cosi' accadde: John Shallis e' morto anziano, nel 1975. In un altro caso Harry Harris, 35enne proprietario di un negozio a Londra, affermo' che non poteva lasciare la sua attivita' perche' senza di lui rischiava il fallimento. In questo caso gli concessero solo un mese di proroga per organizzare i suoi affari e poi anche lui dovette indossare la divisa.
C'e' anche il caso limite della moglie di un tale Percival Brown, che nel 1916 aveva scritto al tribunale chiedendo di non partire a causa di una ferita alla schiena. Ebbene la donna, probabilmente di nascosto, invio' un'altra lettera ai giudici, in cui chiedeva esattamente il contrario, ovvero di chiamare alle armi il consorte. La corte la accontento': Percival dovette 'scontare' i suoi problemi di coppia in guerra.
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Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede.
La morte
si sconta
vivendo.
(G. Ungaretti)
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede.
La morte
si sconta
vivendo.
(G. Ungaretti)
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''Non date a noi la colpa''. Nell'anno in cui ricorre il centenario dell'inizio della Prima guerra mondiale, Karl Habsburg, erede degli Asburgo, chiede all'Europa di non accusare la sua storica casata di aver scatenato il conflitto che provoco' 37 milioni di vittime tra morti e feriti. Habsburg, ex-europarlamentare austriaco, figlio di Otto e nipote dell' ultimo imperatore Carlo I, lo ha dichiarato in un'intervista rilasciata ad alcuni giornali internazionali, fra cui il britannico Guardian.
In queste settimane, mentre ci si prepara alle celebrazioni del 1914-18, si e' parlato piu' volte di quella 'miccia' che diede il via a una reazione a catena tra Stati che poi porto' ai massacri nelle trincee della Francia, del Belgio e delle Alpi italiane. E la 'miccia' fu l'attentato all'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, ucciso a Sarajevo il 28 giugno 1914. L'ultimatum che l'Austria-Ungheria impose alla Serbia dopo la morte dell'erede al trono non venne accettato e cosi' Vienna diede il via alla guerra.
''Sarebbe sbagliato puntare il dito contro un solo Stato - ha detto l'erede Asburgo - si deve invece ricordare che c'erano gia' tensioni molto forti specialmente tra Germania e Russia, che avevano gia' iniziato a mobilitare le loro truppe lungo i confini''. Per lui invece e' molto piu' plausibile la tesi secondo cui le maggiori nazioni europee volevano affrontarsi sui campi di battaglia. ''Molti erano gia' ai blocchi di partenza per il grande conflitto - ha aggiunto - Se si deve incolpare qualcuno allora la maggiore accusa e' da rivolgere al nazionalismo''. Nell'intervista viene anche difeso Carlo I, l'ultimo imperatore della casata austriaca, che avrebbe ''ereditato la guerra'' dopo la morte di Francesco Giuseppe nel 1916.
''Non aveva nulla a che fare col conflitto. Inoltre, aveva fatto diversi tentativi per pacificare la situazione, cosa per cui venne criticato a quel tempo, e uso' anche contatti di famiglia per avviare colloqui di pace''.
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Non c'e' solo il turismo tradizionale: oltre a quello termale, lacuale, balneare, esiste anche un 'turismo militare' che e' destinato, con il centenario della Grande Guerra (1914-1918), che ricorrera' nell'estate del 2014, ad avere nuovo smalto. L'iniziativa del centenario mettera' infatti in moto una nuova domanda di "turismo militare" che dovrebbe riguardare soprattutto le zone di frontiera dove e' ancora viva l'eco del conflitto. Il Trentino, in particolare, mostra ancora oggi i segni della guerra, testimoniato da trincee e fortificazioni permanenti.
Dall'Adamello alla Marmolada, passando per Riva del Garda e Rovereto, e' un susseguirsi di resti e di memorie di quella sanguinosa guerra che sono stati spesso salvati ed esposti nelle sale di numerosi musei.
Nel Castello di Rovereto , per esempio, sorge il Museo storico italiano della Grande Guerra con armi, uniformi, fotografie, cimeli, manifesti, oggetti della vita di trincea, onoreficenze, lettere e diari. A 10 chilometri da Rovereto vi sono le trincee di Matassone, un'area fortificata dove e' possibile vedere camminamenti, postazioni e osservare il luogo in cui correva la prima linea. Da non perdere, per gli amanti del genere, le trincee del Nagia' Grom, in Val di Gresta, l'antica linea di confine dove si scopriranno trincee, ricoveri blindati, depositi di acqua e di alimenti, camminamenti e strade militari. In Alta Pusteria e' stato recentemente creato il Museo all'aperto della Grande Guerra sulla Croda Rossa: un percorso a tappe tra trincee, fortini e postazioni di guardia camminamenti e teleferiche costruite dai soldati. Visite guidate vengono organizzate tutte le settimane, durante il periodo estivo, dai volontari dell'associazione 'Bellum Aquilarum Onlus'.
Tra gli altri siti di interesse storico da visitare in Alta Pusteria ci sono il Museo Storico della prima Guerra Mondiale al Monte Piana, un'area strategica con gallerie, trincee e postazioni e il Cimitero di Guerra Sorgenti, creato nel 1915 nella Val di Landro, dove trovavano riposo i caduti di guerra. Il territorio della Pedemontana Veronese e' caratterizzato dalla presenza di numerosi forti. A Fumane si trova il Forte Masua, costruito dagli italiani tra il 1880 ed il 1885, che offre un punto di osservazione privilegiato sul territorio. A Sant'Ambrogio di Valpolicella il Forte Monte, costruito dagli austriaci tra il 1849 ed il 1852, assicura una vista panoramica mozzafiato sulla Chiusa di Ceraino.
A Dolce' infine il Forte di Ceraino, costruito dagli Austriaci tra il 1850 ed il 1851. La Pedemontana Vicentina ospita l'Ecomuseo della Grande Guerra, il Museo della Grande Guerra a Posina, il Museo degli Alpini a Bassano del Grappa e quello del Recuperante a Recoaro, frutto proprio dei tanti reperti ritrovati negli anni sul territorio vicentino. Uno dei sacrari militari piu' emozionanti e' quello del Monte Grappa, che contiene i resti di 22.910 soldati. A Schio un itinerario interessante e' quello delle 52 Gallerie del Monte Pasubio, mentre sul Monte Cimone restano numerose trincee, il monumento ai caduti e il famoso Salto dei Granatieri. Un altro luogo che merita di essere visto e' l'Isola dei Morti, lungo il fiume Piave, il cui nome ricorda i tantissimi caduti ritrovati in questa zona.
Crespano del Grappa ospita invece il Museo della Grande Guerra, con oltre un migliaio di reperti, mentre a Cima Grappa si trova il Museo storico Guerra 1915-1918. Attorno alla sommita' dei colli Sulder e Collalto sono state recuperate le trincee e gli osservatori bellici della Grande Guerra. A Pederobba sorge lo struggente mausoleo francese, con la monumentale statua delle madri Francia e Italia che sorreggono il figlio morto. Anche il Friuli Venezia Giulia offre, infine, musei all'aperto, monumenti, sacrari, ossari dedicati alle vittime del conflitto oltre a itinerari della Grande Guerra dove rivivere le esperienze e la vita dei soldati.
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Tutti per uno,
mano alla mano
dove si muore discendiamo
(P. Jahier)
Tutti per uno,
mano alla mano
dove si muore discendiamo
(P. Jahier)
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