Il primo piano è strettissimo e l’uomo, un soldato, ha gli occhi fuori dalle orbite; piange come una vite tagliata, il poveretto. E a ragione. Ho avuto una visione, spiega, e quella “madonna” mi aveva messo in guardia: non attaccate, per l’amor del cielo, non attaccate. Ma - ironia della morte, vien da dire - l’emissario del destino sbaglia tenda e porta il suo messaggio a un semplice sergente. Così la “carica dei seicento” - the Charge of the Light Brigade, in inglese - non solo può farsi storia, ma diventare leggenda. E infatti il sergente è immortalato dall’inconfondibile tratto di Giampiero Casertano, autore della prima storia del primo Dylan Dog gigante: Totentanz. Non male per una battaglia combattuta 160 anni fa in un fazzoletto di terra lontano da tutto.
Eppure eccola spuntare in un’avventura dell’Indagatore dell’Incubo, vera icona pop degli anni Novanta. La guerra della Crimea è arrivata fin qui, senza essere tragica quanto la Grande Guerra o apocalittica quanto la Seconda Guerra mondiale, così gravida di conseguenze per l’intero ordine mondiale. Però però. Quel conflitto resta tutt’oggi rilevante perché il primo davvero moderno. Magari non nelle armi (mancano ancora i carrarmati e gli aerei) ma senz’altro nel cruciale legame opinione pubblica-potere politico. In Crimea, infatti, vennero spediti per la prima volta i grandi reporter di guerra, vennero scattate - e pubblicate - le prime foto dal fronte e gli inviati poterono contare sul telegrafo per trasmettere i loro dispacci.
Le battaglie, insomma, divennero un po’ meno partite a dama tra re e un po’ più tragedia dei popoli. La denuncia del Times sulle tremende condizioni sanitarie patite dai soldati di sua maestà - 16mila dei circa 22mila caduti furono causati dalle malattie - provocò ad esempio la caduta del governo Aberdeen. E non è poco.