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Il sisma, l'incubo da superare
Macerie hanno inghiottito le vite di tanti bambini in vacanza dai nonni
"Come se ci fosse stato un bombardamento", ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini in visita ad Arquata del Tronto, uno dei Comuni più colpiti dal terremoto disastroso che lo scorso 24 agosto ha fatto tremare il centro Italia uccidendo quaso 300 persone. E come in un bombardamento le macerie hanno inghiottito decine di vite, tra cui quelle di tanti bambini, che sono stati sentiti urlare e piangere sotto i detriti, ricoperti di polvere proprio come nelle immagini delle guerre in Medio Oriente.
Anche qui ora, tra Marche, Lazio e Umbria, terre ben più sicure, ci sono tanti piccoli Omran, il bimbo di Aleppo la cui foto ha fatto il giro del mondo. I bambini del sisma, però, erano fino a prima del sisma figli e nipoti felici, molti in vacanza dai nonni nei borghi lasciati dai più giovani in cerca di opportunità nelle città, soprattutto a Roma. Piccoli centri semi deserti d'inverno ma che d'estate si ripopolano, per effetto del cosiddetto "turismo di ritorno".
Paesini di montagna, con l'aria buona e il mangiare sano. E soprattutto con quei nonni che magari si vedono qualche volta l'anno. E allora la coda dell'estate, prima di preparare nuovamente lo zaino per la scuola, è nei borghi, insieme agli anziani, dove i ragazzi possono girare anche soli e la sera è sempre una festa. Sono tante le storie di nonni e nipoti che si intrecciano nel dramma di questo terremoto che ha colpito l'Italia centrale, e in particolare i paesi delle vacanze in famiglia, lontano dal chiasso del mare o la fatica delle città.
"La loro paura più grande è che si aprano delle crepe sotto le tende, e venire divorati da queste crepe". E' l'incubo dei piccoli nel campo di accoglienza di Griciano, piccola frazione a tre chilometri da Accumoli l'epicentro del terremoto che ha fatto strage tra Lazio e Marche. I volontari hanno allestito un mini-campo giochi non lontano dalle tende. Una fascetta segnaletica dai tradizionali colori bianco e rosso simula il limite di una immaginaria rete da pallavolo. I piccoli si rincorrono tutto intorno. Giocano a nascondino tra le tende allestite dai soccorritori. Vicino c'è una 'ludoteca': ci sono i colori per disegnare, i fumetti, le macchinine e qualche libro per i più grandi. I bambini sono una decina, tutti tra i 3 e i 12 anni, e anche molti adolescenti, in un campo che ospita nella notte oltre 150 persone.
"Non gli diciamo cosa disegnare, li facciamo giocare, cerchiamo di riportarli alla quotidianità che hanno perso", spiega Chiara Giuliani, una giovane volontaria responsabile dei più piccoli, di Torre dei Passeri, in provincia di Pescara. "Giochiamo a palla, acchiapparella, quello che vogliono. Se hanno bisogno di rilassarsi magari leggiamo un libro insieme". L'assistenza dei volontari non è di natura terapeutica, per quella ci sono team specializzati che stanno girando tutta l'area. Qui si offrono sorrisi e scherzi. Nei disegni ci sono gli elicotteri della Croce rossa che salvano una persona. Una ragazza che grida aiuto in una casa vicino a un bosco in fiamme. Ma anche gli stemmi della Juve o della Roma, o una partita di pallavolo in spiaggia, forse quelle viste nelle Olimpiadi di Rio. "Esprimono quello che hanno vissuto. Non è arte-terapia, è disegno puro", continua Chiara: "E' un modo per canalizzare le energie che hanno, le loro emozioni. I bambini sono più piccoli esprimono in modo diverso dagli adulti quello che hanno vissuto e ognuno elabora in una determinata strada".
Non lontano da qui, a una quindicina di chilometri sulle montagne più alte, a Montegallo, rinomato centro turistico sui monti Sibillini, altri bambini si rincorrono gridando. Le famiglie del paese hanno trasformato un vicino camping della comunità montana in un riparo sicuro. I volontari dell'Emilia Romagna, che in quest'area sono oltre 120, hanno piazzato tende accanto ai bungalow, che ospitano soprattutto gli anziani, compreso qualche ferito. "Nel paese ci sono circa 17 bambini, 10 sono qui. Si conoscono tutti, non hanno capito bene cosa sia successo e pensano di stare in vacanza", racconta una signora. Accanto a lei c'è Alessio, 5 anni, il nipote. "Non ha paura, ma quando arriva una scossa si spaventa. Allora lo abbraccio, lo coccolo e gli rispunta il sorriso", dice la zia. Alessio fa una smorfia, gira sui tacchi e ricomincia a correre sul prato. Si azzuffa con gli altri piccoli. La comunità li guarda con amore, li sentono come figli di tutti. E sono determinati a garantire loro un futuro che spazzi via il dramma di questi giorni.
(di Claudio Accogli)
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La paura, ansia e panico, ma anche rabbia per essere stati colpiti da una tragedia inspiegabile. Questi i sentimenti prevalenti nella popolazione colpita dal terremoto, su cui gli psicologi devono iniziare a lavorare da subito per evitare, nel medio termine, che emergano vere e proprie patologie. Lo afferma la presidentessa della Società Italiana di Psicologia dell'Emergenza (Sipem) Cristiana Dentone, secondo cui i primi a cui prestare attenzione sono i bambini. "Nella prima fase dell'emergenza le persone affrontano il trauma con una mobilitazione interiore, dove tutti cercano di aiutare e darsi da fare - spiega l'esperta -. I bambini si cerca sempre di lasciarli in sicurezza quando possibile, magari con dei parenti. Un assetto differente nasce quando poi verranno istituite le tendopoli, in quel caso vengono attuati interventi specifici con la finalità di rielaborare il vissuto traumatico per contenerne la sintomatologia. Sono programmi che è importante iniziare il prima possibile e che vanno attuati nel tempo, rinforzati e studiati a seconda delle esigenze".
La fascia a cui prestare maggiore attenzione, conferma Dentone, è quella dei più piccoli. "I più deboli sono ovviamente i bambini - spiega -, ma bisogna fare particolare attenzione anche agli anziani e ai malati cronici, persone già in difficoltà prima del sisma. E' utile che si sappia che ci sono dei metodi che permettono di normalizzare l'esperienza traumatica, e di evitare lo sviluppo di problemi a medio e lungo termine. Nei bambini il sentimento prevalente in queste ore è l'ansia, con il rischio di attacchi di panico, ma c'è anche rabbia, si tende a pensare perchè proprio a me. Un intervento precoce è la chiave per evitare il cristallizzarsi delle sintomatologie, che possono portare a problemi a livello somatico, cognitivo, comportamentale, emozionale". Come in occasione di altre tragedie simili alcune squadre di psicologi sono pronte ad attivarsi.
"Alcune squadre della nostra sezione delle Marche sono già partite, mentre altre sono in preparazione nel resto d'Italia pronte a intervenire - spiega Dentone -. In questi casi il primo giorno è sempre un po' caotico, l'attività principale è una assistenza finalizzata all'appoggio e al supporto alle squadre di soccorritori già operanti, spesso direttamente sul luogo delle macerie per assistere i parenti o chi cerca i propri cari, che si rifiuta di lasciare i luoghi del disastro. Successivamente si lavora insieme al 118 per l'assistenza e il supporto psicologico a feriti e parenti, oltre a un lavoro di vicinanza alle vittime".
(di Pier David Malloni)
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Ora si comincia a guardare al futuro e i bambini sono il primo pensiero: dopo la primissima emergenza i pediatri di tutte le associazioni che si erano messi subito a disposizione, a partire dai pediatri di famiglia della Fimp, parlano dei problemi che potranno venire dopo, come il terribile stress post traumatico, capace di lasciare tracce indelebili per tutta la vita. Anche la SIMPe (Società Italiana Medici Pediatri) si è immediatamente mobilitata per portare aiuto e assistenza alle popolazioni dell'Italia Centrale colpite dal sisma del 24 agosto. Pediatri emergentisti formati dalla SIMPe, dotati di tutte le competenze necessarie per gestire le grandi catastrofi, sono giunti sul luogo della tragedia poche ore dopo la prima scossa di terremoto. Inoltre la Società ha attivato un canale online sul sito www.simpe.it al quale possono rivolgersi i genitori che non sanno "come" spiegare il terremoto ai figli.
Cosa ci dicono gli occhi di un bambino che vive il terrore della terra che trema, come reagiscono i bambini nel timore della prossima scossa sismica, cosa colgono davanti alle immagini in tv che sottolineano l'aumento del numero delle vittime, sono tutte domande cui è molto difficile dare risposta. "Il terremoto - spiega il presidente Simpe, Giuseppe Mele - è un evento che destabilizza profondamente, e può avere effetti devastanti, anche a lungo termine. Il trauma che ne deriva viene covato e può provocare un bisogno di isolamento, di chiusura verso il mondo e verso la realtà, come è accaduto alla piccola Giorgia, che, tratta in salvo dopo 17 ore, si è chiusa in un mutismo per uscire dal quale avrà bisogno di amorevole assistenza. Questi traumi, infatti, possono durare nel tempo e lasciare segni indelebili. Per questo occorre intervenire tempestivamente, per tentare un recupero ed il rafforzamento della voglia di vivere e di rinascere." Per andare "oltre" la tragedia, la SIMPe ha attivato un canale diretto attraverso il sito www.simpe.it a cui mamme e papà potranno rivolgersi per cercare le risposte ai loro quesiti, a quelle dei loro bambini e degli adolescenti che in queste occasioni manifestano un coraggio inatteso ed hanno delle reazioni più adattive degli adulti.
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Spesso eventi drammatici costringono molti bambini a vivere in contesti di emergenza e, talvolta, ad abbandonare la propria casa e perdere tutte le abitudini, che per loro rappresentano l'universo di riferimento. A seguito del tragico terremoto che ha colpito il centro Italia, Save the Children propone un decalogo messo a punto per proteggere i bambini in contesti di emergenza.
- Evitare che restino davanti alla tv: continuare a vedere immagini del disastro non aiuta i bambini a superare il trauma, perché potrebbero non capire che si tratta di immagini registrate e pensare che l'evento sia ancora in corso.
- Ascoltarli attentamente: prima di fornire loro informazioni, cercare di capire qual è la percezione dell'evento e quali i loro interrogativi in merito. Iniziare a dialogare con loro per fornire delle spiegazioni chiare di quanto accaduto, che siano comprensibili in base all'età, lasciando che esprimano le proprie preoccupazioni e tranquillizzarli.
- Rassicurarli: spiegare ai bambini quello che si sta facendo per proteggerli, nonché informarli che durante un'emergenza la cosa che si considera prioritaria è aiutarli, affinchè si sentano al sicuro.
- Accettare l'aiuto di esperti: in caso di vittime in famiglia è importante considerare di rivolgersi a personale specializzato per aiutare sia i bambini che gli altri membri della famiglia a superare il trauma della perdita.
- Aspettarsi di tutto: non tutti i bambini reagiscono allo stesso modo a eventi traumatici e con lo sviluppo, le capacità intellettuali, fisiche ed emozionali dei bambini cambiano. Se i più piccoli dipendono dai genitori per avere la chiave interpretativa di quanto accaduto, quelli più grandi e gli adolescenti attingono informazioni da varie fonti. Tener presente che soprattutto gli adolescenti possono essere maggiormente colpiti da queste storie proprio perché in grado di capire meglio.
- Dedicare tempo e attenzione: i bambini hanno bisogno di sentire che gli adulti sono loro vicini e di percepire che sono salvi e al sicuro. È fondamentale parlare, giocare con loro, leggere loro storie o cantare l'abituale ninnananna.
- Essere un modello: i bambini imparano dai grandi come gestire le emergenze. Occorre essere attenti ad esprimere le proprie emozioni di fronte ai bambini a seconda della loro età.
- Imparare dall'emergenza: anche un evento catastrofico può essere un'opportunità di far capire ai bambini che tutti viviamo in un mondo dove possono accadere queste cose.
- Aiutarli a tornare alle loro normali attività: quasi sempre i bambini traggono beneficio dalla ripresa delle loro attività abituali, dal perseguire i propri obiettivi, dalla socialità. Quanto prima i bambini ritorneranno al loro ambiente abituale e meno si continuerà a parlare del sisma, più riusciranno a superare velocemente il trauma.
- Incoraggiarli a dare una mano: aiutare gli altri può contribuire a dare ai bambini un senso di sicurezza e controllo sugli eventi. Soprattutto gli adolescenti possono sentirsi artefici di un cambiamento positivo. È pertanto importante incoraggiare i bambini e i ragazzi a dare il loro aiuto alle organizzazioni che assistono i loro coetanei.
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