Di Francesca Pierleoni
Cene a base di ascolto e condivisione. E' il senso che ritrovo tutti i giovedì sera quando a Roma partecipo alla Ronda della solidarietà. Un'esperienza che mi ha fatto abbassare quello schermo di indifferenza con cui spesso ci si protegge, in giornate caotiche e sempre di corsa, dal trovarsi improvvisamente vicino alla solitudine, la fatica di un pezzo, sempre maggiore, di umanità. Persone per le quali dormire al coperto e avere un pasto caldo può essere una conquista quotidiana. Scegliere di non vederle rende solo più impauriti e impotenti.
Ho iniziato così a cercare una qualche attività di volontariato da fare preferibilmente la sera, compatibilmente con gli orari un po' folli dei giornalisti. Attraverso il sito di Roma Altruista, che aggrega varie possibilità di volontariato nella capitale, su cui ho girovagato, tra tentennamenti vari per quasi un anno (sono in grado? Lo faccio per egoismo? Servirà veramente?), sono arrivata alla Ronda della solidarietà. Un'associazione che a Roma va incontro alle persone in difficoltà offrendo due volte a settimana le colazioni a Piazza Mastai, a Trastevere, e le cene alla Colonna Antonina nella Piazza del Foro Traiano sui Fori Imperiali.
La prima sera, quasi due anni fa, con la mia busta di merendine (si suggeriva, a chi avesse modo, di portare quelle o uova sode) arrivo trafelata, come mi capita spesso, sul filo del ritardo, in piazza, dalla parte del parcheggio. La sensazione di inadeguatezza sparisce subito, perché un gruppo di volontari di tutte le età accoglie i nuovi arrivati con naturalezza e poche istruzioni chiare, offrendoti subito la possibilità di 'fare'. Si diventa un unicum che lavora in armonia.
Il rituale ogni sera è scandito: allestiamo le postazioni che offrono frutta, dolci, pizza, panini, uova sode, diversi tipi di pasta (riso e spaghetti piccanti, che tengono caldo, vanno per la maggiore) e bibite (succhi di frutta, the). Cibo messo a disposizione da pizzerie e frutterie, donato durante la raccolta alimentare, comprato o cucinato dagli stessi volontari.
Ci disponiamo per aspettare i convitat', che via via prendono i numeri per la fila e iniziano a scorrere. Uomini e donne dai 20 agli 80 anni (può capitare che con le mamme, arrivi anche qualche bambino) italiani e stranieri. Sui loro volti leggi le difficoltà di una giornata per strada o la necessità, pur avendo una casa, di quella cena. Prima in media erano ottanta a sera, ora 100 e d'estate aumentano. Un buonasera e un sorriso fanno superare gli imbarazzi. Con il tempo impari a conoscere per nome molti di quelli che vengono sempre o quasi. Di alcuni ascolti le storie, che siano vere o un po' romanzate non importa.
A fine serata, mentre fai qualche giro in più distribuendo le merendine e i pezzi di pizza rimasti (se rimangono), o aver raccolto piatti e bicchieri, per lasciare la piazza pulita, ti ritrovi così a parlare dei temi più disparati. Dagli ultimi sviluppi sulla legge elettorale con il signore sessantenne italiano appassionato di politica alle difficoltà a ricostruirsi un quotidiano, per il trentenne albanese, che dopo aver lavorato per anni come meccanico, ha perso tutto quando il suo datore di lavoro è morto. Di altri percepisci e rispetti il riserbo, i silenzi. La cena finisce: pian piano la piazza si svuota. Fino alla prossima volta.