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Sulla motovedetta cp 292 della Guardia Costiera
Incontro con l'equipaggio della Guardia Costiera che da Pescara, attorno al 20 agosto, salperà alla volta del Canale di Sicilia per prestare soccorso ai profughi che tentano di attraversare il Mediterraneo per trovare la salvezza in Europa
"Anche oggi si dorme domani", un motto, quello dell'equipaggio della motovedetta 292 della Guardia Costiera, di stanza a Pescara, sotto il comando di Luciano Sebastio, che la dice lunga su come si vive in mare durante operazioni di soccorso ai migranti. Otto uomini pronti a dare la vita per salvarne altre, ognuno con la propria specializzazione, formati per resistere al mare in condizioni proibitive. Preparati per affrontare ricerche e soccorso d'altura, "possiamo contare su un'autonomia di 48 ore (960 miglia) - spiega Sebastio - grazie ad un natante di 25 metri, 59 tonnellate di dislocamento e tre motori per un totale di 3000 cavalli. Mangiamo, dormiamo (poco), viviamo alternandoci nelle cuccette per poche ore al giorno, garantendo la manutenzione h.24 del nostro mezzo e l'approvvigionamento di quanto necessario per vivere. Oltre a soccorrere i naufraghi - aggiunge - dobbiamo poter tornare a casa, possibilmente in buone condizioni".
Per l'equipaggio non esiste la differenza tra il giorno e la notte: "Si mangia quando si può e quello che si riesce a preparare - spiega il Comandante - anche il dormire non supera le tre ore al giorno. E quando questo avviene per 78 giorni, come è accaduto in Grecia, senza un supporto logistico a terra, con la difficoltà di approvvigionamento del necessario, la fatica si sente. Ma la tensione è tanta perchè siamo consapevoli che ci sono vite da salvare. E non ci spaventiamo". Sì perchè "quando ti si rovescia un barchino davanti e vedi bambini, donne e uomini in mare non puoi perdere tempo", racconta Sebastio che spiega come "quando c'è mare le manovre sono molto delicate, non si può sbagliare nulla".
Operazioni di soccorso effettuate dalla Guardia costiera italiana tra il 2016 e il 2017
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Il più giovane è Salvatore Colangelo, 30 anni, conduttore di macchina (capo di II classe) il più anziano è il comandante (I maresciallo), Luciano Sebastio, che di anni ne ha 46. Il resto dell'equipaggio è composto da Luca Tagliente, 32 anni, addetto ai servizi radar (sergente); Silvio De Santis, 33 anni, addetto ai servizi di coperta (sottocapo di II classe); Cesare Olivieri, 37 anni, addetto ai servizi di macchina (sotto capo di I classe); Mario Revel, 43 anni, addetto ai servizi di macchina (II capo scelto) e Marco Greco, 44 anni, addetto ai servizi elettrici (I capo scelto). Per completare l'equipaggio, salirà a bordo un secondo comandare. Tutti sono abilitati anche al primo soccorso delle persone. Ad affiancare l'equipaggio una volta a Lampedusa saliranno a bordo due specialisti del recupero (rescue swimmer) di naufraghi pronti a buttarsi a mare se ci sono migranti in difficoltà.
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La motovedetta 292, con il suo equipaggio, è pronta a salpare alla volta di Lampedusa, partenza prevista il 21 o 22 agosto per essere operativi il 28 nel canale di Sicilia. Per almeno tre mesi farà parte della VII squadriglia della Guardia Costiera di Lampedusa. Un equipaggio già rodato, che si è fatto le ossa nelle acque del Dodecaneso, sull'isola di Kos, tra 18 gennaio al 30 marzo del 2016, quando in migliaia cercavano la salvezza sulle coste greche. In quel caso era l'operazione 'Poseido rapid intervention', battente bandiera Frontex, Agenzia europea per il coordinamento e il pattugliamento delle frontiere. In meno di tre mesi l'equipaggio della motovedetta 292 ha strappato dalla morte 426 migranti, navigato per 700 ore percorrendo oltre 4 mila miglia.
Soddisfatto della scelta della sua motovedetta Sar (adibita al soccorso), per l'intervento nel Canale di Sicilia, è l'ammiraglio Enrico Moretti al vertice della struttura di Piazzale della Marina a Pescara e del comparto marittimo interregionale che comprende Abruzzo, Molise e isole Tremiti. "Un equipaggio preparato che ha già dimostrato di saper fare un buon lavoro" spiega mentre si occupa di quello che è diventato un suo cruccio: "il porto che non c'è" nel capoluogo abruzzese. Da anni infatti a Pescara "non si può entrare in porto, nè navi nè piccoli traghetti possono approdare - spiega con non poca amarezza - perchè il fondale è troppo basso. Il Piano portuale è pronto e approvato - ricorda Moretti - ma devono partire le opere e poi può essere fatto il dragaggio. L'ipotesi è che si inizi a settembre per concludere", questo è l'auspico "entro l'estate del 2018"
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"L'esperienza in Grecia ha fatto di noi una squadra molto affiatata in grado di affrontare con competenza situazioni di emergenza" spiega il comandante Luciano Sebastio che si emoziona quando racconta che tornato a casa la cosa più bella è stata sentire suo figlio dire "papà, io foglio fare lo stesso lavoro tuo". Ma la soddisfazione è venuta dalla vicinanza del Comandante generale della Guardia Costiera, Vincenzo Melone. "Ci ha chiamato almeno due volte la settimana, voleva sapere come stavamo, in che condizioni operavamo, per noi - spiega il Comandante - è stato un sostegno davvero importante".
La Grecia per Luca "è stata una esperienza profonda ma anche logorante - ammette - vivere per giorni in uno spazio ristretto per un equipaggio è una prova di resistenza che però permette di conoscere limiti e potenzialità di tutti e garantire di avere totale sinergia durante le operazioni di soccorso". Del resto, spiega il Comandante "Ci addestrano a questo, gli screzi ci sono ma sono tutti superabili". Per Salvatore, il pulcino del gruppo, uno dei due che a casa ha la moglie, e ha la responsabilità di tenere efficiente il mezzo (dai motori ai bagni) l'esperienza nel Dodecaneso è stata "molto intensa ma anche faticosa". "Abbiamo avuto diverse avarie - racconta - abbiamo dovuto cambiare una pompa di raffreddamento motore in navigazione".
Nei momenti, pochi, di pausa "la videochiamata a casa, perchè almeno in Grecia il wifi è ovunque". Ma se le pause mancano c'è l'sms della compagna dall'Italia: "sei ancora vivo?". Per Silvio è la prima esperienza in un'operazione così impegnativa ed è "emozionato". "Sarà tanto sacrificio, ma anche soddisfazione". Poi ammette: "Non so come reagirò, ma ho visto le immagini e quindi so cosa mi aspetta". Mario non sa ancora se partirà con loro perchè attende il trasferimento a Messina. "Noi vorremmo restasse" dicono i compagni, "è stato in Grecia con noi e c'è molto affiatamento", ma la decisione spetta ad altri. A Sebastio, da 11 anni al comando, apprezzato dal suo equipaggio perchè "coordinare 11 teste in situazioni di emergenza non è cosa da poco e lui ci riesce bene", spiegano i suoi uomini, chiediamo come si stanno preparando: "siamo già pronti" è la risposta.
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Salpano ogni giorno da porti italiani, ma si alzano anche in volo con elicotteri ed aerei, intervengono per prestare soccorso e vigilare su 500 mila km quadrati ma operano ormai di fatto su oltre 1 milione e 100 mila chilometri quadrati, metà del mar Mediterraneo, in assenza di Autorità "perché in mare - spiega il Comandante Cosimo Nicastro, dell'ufficio stampa del Comando Generale della Guardia costiera - non ci devono essere buchi neri e questo proprio a tutela di chi si trova in pericolo di vita. Così i Centri nazionali di Coordinamento del Soccorso Marittimo (Italian Maritime Rescue Coordination Center), quando ricevono una segnalazione di emergenza in mare, che sta avvendendo fuori dalla propria area di giurisdizione, informano immediatamente il Centro nella cui area di responsabilità SAR (Search and Rescue) è in atto l'emergenza e, finché non vi è l' assunzione del coordinamento da parte del competente Centro nazionale, hanno l'obbligo giuridico di avviare e proseguire, coordinando tutte le risorse disponibili in mare, le operazioni di ricerca e soccorso a tutela del bene primario della vita umana".
Del resto "la Convenzione di Amburgo definisce - ricorda il Comandante - un assetto degli spazi marittimi per il quale l'area Sar di un Paese direttamente confina con l'area Sar di un altro Stato, senza alcuna soluzione di continuità". Sono gli equipaggi della Guardia Costiera che, oltre ad occuparsi di tutelare l'ambiente marino, controllare che le attività di pesca rispettino leggi nazionali e comunitarie, garantire la sicurezza dei porti, tutelare la sicurezza della navigazione , intervengono in soccorso della vita umana in mare. Un ruolo che li pone in prima linea anche per le operazioni di soccorso ai migranti.
"Dal 1991 - ricorda Nicastro - sono quasi 900mila i migranti salvati in operazioni di soccorso coordinate dalla Guardia costiera italiana". Un coordinamento che viene svolto dalla Centrale operativa del Comando Generale a Roma, del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Italian Marittime Coordination Center - Centro italiano di coordinamento del soccorso marittimo) al momento in grado di poter dialogare con i migranti in pericolo anche in ben 25 diversi dialetti dell'area del Nord Africa grazie ad un servizio di interpretariato simultaneo.
La Centrale operativa, oltre al fenomeno profughi, fa da sentinella a quasi 60 mila imbarcazioni, piccole e grandi, commerciali, pescherecce e turistiche, che ogni giorno solcano il Mediterraneo. Da qui viene monitorato il traffico marittimo e da qui fa fronte a decine di richieste di soccorso, spesso in contemporanea, grazie a strumenti tecnologici e satellitari innovativi, che consentono di individuare in tempo reale, qualsiasi mezzo marino (40 mila le tracce di mercantili monitorate ogni giorno nel Mar Mediterraneo). Garantisce competenze di altissimo livello, adeguandosi di volta in volta ai diversi e trasversali compiti della Guardia Costiera.
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