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I medici sui banchi per imparare a raccogliere subito i segnali di allarme
I medici sui banchi per imparare a raccogliere subito i segnali di allarme
L'obiettivo è creare su tutto il territorio nazionale una rete di pediatri 'salva-bimbi'. Medici capaci di cogliere i complessi e a volte invisibili segnali di una violenza, di un abuso, anche solo psicologico, ma capace di lasciare segni indelebili sul loro futuro. Per la prima volta i medici pediatri tornano sui banchi per studiare come diventare una rete di protezione per l'infanzia. Imparando a interpretare alcuni campanelli d'allarme per intervenire il prima possibile. L'iniziativa, sostenuta dall'azienda farmaceutica italiana Menarini, sta coinvolgendo 15.000 pediatri e medici di base in tutta Italia per costruire il network di dottori-sentinella.
Rimangono ancora troppo spesso nell'ombra eppure i bambini vittime di abusi sono circa 80 mila ogni anno nel nostro Paese. Una stima che è soltanto la punta dell'iceberg e che non rispecchia la realtà. Sono troppo poche infatti le denunce se si pensa che soltanto una 'piccola vittima' su tre riesce a chiedere aiuto. Con un sommerso, ed è questo che dovrebbe preoccupare di più, ancora tutto da svelare. Per provare ad accendere una luce su 'ladri di infanzia' è nato il progetto 'Stop agli abusi sui bambini', in collaborazione con la Società italiana di pediatria (Sip) e la Federazione italiana medici pediatri (Fimp), con un sostegno straordinario di un milione di euro della azienda farmaceutica italiana Menarini. Nella metà dei casi si tratta di maltrattamenti e violenze psicologiche o fisiche, e in uno su dieci di abusi sessuali. Ma chiedono aiuto soltanto uno su cinque tra coloro che subiscono abusi sessuali, e uno su tre tra chi è oggetto di maltrattamenti e violenze. Secondo gli ultimi dati della polizia giudiziaria in tutta Italia sono appena mille ogni anno le segnalazioni di abusi sessuali su minori.
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La prima tappa, nella primavera del 2016, è stata Roma, dov'è partita la formazione dei primi insegnanti per i corsi ai medici. Le tappe successive hanno interessato in sostanza tutte le principali città italiane: da Milano a Genova, fino a Napoli e tutto il sud. Di minori a rischio soltanto in Campania ce ne sarebbero circa 900 e poco meno di 9 mila quelli con probabilità di subire incuria, maltrattamenti e violenze psicologiche e fisiche. In Campania i casi di abusi verificati sono 200 ogni anno; mentre nella mappa dei rioni più a rischio a Napoli compaiono quartieri come Salicelle ad Afragola, Madonelle ad Acerra, Parco verde a Caivano (dove rimane ancora scolpito il triste ricordo della piccola Fortuna).
"Nella nostra Regione - ha spiegato in occasione dell'evento partenopeo Renato Vitiello, vicepresidente Sip Campania - non sono disponibili dati di incidenza di abusi e maltrattamenti perché non abbiamo un osservatorio sui minori ma la prevalenza del fenomeno non è diversa da quella del resto del Paese. Il tessuto sociale del territorio è purtroppo un humus fertile per il verificarsi di maltrattamenti". Sulla delicata questione ci sarà anche un'iniziativa organica: Massimo Ummarino del gruppo maltrattamenti e abusi della Sip Campania ha infatti annunciato "un tavolo di lavoro con il Garante per arrivare finalmente ad un'applicazione delle norme già esistenti per la prevenzione di maltrattamenti e abusi che invece finora sono state del tutto disattese".
Nel Lazio sono circa 800 i bimbi a rischio di abusi sessuali e poco meno di 8.500 i piccoli e gli adolescenti under 14 con probabilità di subire incuria, maltrattamenti, violenze psicologiche e fisiche. "Nel Lazio non sono disponibili dati di incidenza di abusi e maltrattamenti perché non abbiamo un osservatorio sui minori - ha rilevato il presidente della Sip Lazio Pietro Ferrara - ma la prevalenza del fenomeno non è diversa da quella del resto del Paese. Si conferma il dato di letteratura scientifica di un bimbo su mille a rischio di abusi, che resta comunque sottostimato soprattutto perché due volte su tre le violenze vengono messe in atto da una persona appartenente al nucleo familiare. I temi dell'abuso e del maltrattamento - ha proseguito Ferrara - oggi non possono essere più trascurati anche per le gravi conseguenze che determinano sulla salute del bambino nel breve e lungo termine: un bambino maltrattato o abusato non solo è più a rischio di disturbi fisici, psicologici e del comportamento, ma anche di danni organici nella vita adulta".
La letteratura scientifica individua una percentuale di quasi 10 bambini (9,8 per la precisione) su 1.000 maltrattati nel nord Italia ma, probabilmente come in altre situazioni, il dato che è stato reso noto durante la tappa in Lombardia a Milano, è sottostimato poiché non sempre le istituzioni sanitarie o scolastiche segnalano adeguatamente i casi sospetti.
E così è emerso, lungo il viaggio del progetto in giro per l'Italia, che a Genova ogni pediatra ha in carico 10 bambini a rischio di gravi abusi, tra cui quelli sessuali, ma spesso non lo sa; e per esempio si stima che in una scuola frequentata da una media di 500 bambini cinque siano riconosciuti esposti al pericolo di abusi. "In molti casi però è emerso che il pediatra non era a conoscenza dell'abuso perché mancava un suo coinvolgimento da parte dei servizi sociali - ha fatto presente Giorgio Conforti, presidente Sip della Liguria - inoltre si stima anche che in una scuola che conta mediamente 500 bambini 5 sono riconosciuti a rischio abusi".
In Puglia, a Brindisi in una delle tappe del progetto 'salva-bimbi', è emerso che sono oltre 6 mila i minori a rischio abusi (come incuria, violenze psicologiche e fisiche) e sono circa 120 i piccoli a rischio di abusi sessuali in Regione, secondo i dati regionali delle Linee guida per il maltrattamento sui minori. Di questi 6 mila bimbi 'in pericolo', presi in carico dai servizi sociali, il 3,5% subisce violenze fisiche e il 2% violenze sessuali; un dato, quest'ultimo, che viene ritenuto sottostimato rispetto alla media nazionale del 4,2%.
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"E' un risveglio delle coscienze: i pediatri che seguiranno i corsi diventeranno un punto di riferimento per i colleghi sul territorio che riceveranno consigli e aiuto per la gestione di casi sospetti di abusi e maltrattamenti. Tutto questo aiuterà a fare uscire dall'ombra un numero sempre maggiore di piccole vittime e speriamo ad aumentare le denunce. E' un tipico fenomeno sottostimato - spiega Luigi Nigri, responsabile del progetto per Fimp - che nel 70% dei casi si consuma tra le mura domestiche, due volte su tre per mano di uno dei familiari. Riteniamo che la figura del pediatra svolga un ruolo centrale nella lotta agli abusi sui minori di qualsiasi genere e grado. Ma per fare emergere il sommerso e dare un aiuto concreto è necessario conoscere gli strumenti clinici e giuridici e gli atteggiamenti più appropriati da assumere".
"L'impegno dei pediatri di famiglia è focalizzato in questi corsi sul far emergere la parte sommersa del fenomeno - ha dichiarato la responsabile del progetto 'salva-bimbi' per Fimp, Paola Miglioranzi - l'importanza della collaborazione con le autorità competenti per la rilevazione, la diagnosi e la protezione del bambino nel percorso successivo alla rilevazione. Un impegno a tutto campo il nostro, che non ci spaventa ma che dà senso al nostro agire quotidiano. La consapevolezza che gli eventi di cui parliamo oggi possano far parte del nostro quotidiano professionale è uno degli obiettivi di questi corsi; si tratta di un grande passo in avanti nel miglioramento delle cure dei nostri piccoli pazienti".
"Occorre fare molta attenzione ed evitare pregiudizi nel cercare di intercettare gli abusi sui minori - ha fatto presente Domenico Cipolla, formatore nazionale per la Sip - perché il fenomeno è estremamente trasversale e si annida in tutti gli ambienti. Se il degrado economico e sociale delle periferie è infatti un forte indicatore di rischio, non per questo bisogna farsi fuorviare. Infatti bisogna cogliere i segnali di disagio a prescindere dal quartiere o zona di provenienza".
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"La nostra missione è di creare una rete di pediatri e medici a salvaguardia dei bambini vittime di abusi e maltrattamenti - hanno osservato Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, presidente e vicepresidente del Gruppo Menarini -. Abbiamo elaborato questo progetto con corsi territoriali che raggiungeranno tutte le Regioni italiane, l'intento è diffondere la formazione medica su questi temi in modo capillare, perché purtroppo queste tristi storie di cronaca non risparmiano nessun luogo. Il progetto, il cui spirito è animato dall'ambizione di difendere i bambini, è unico nel suo genere e rende l'Italia d'esempio per tutti gli altri Paesi. Ed è per questo che noi crediamo fermamente nel valore sociale di questa rete di medici sentinella".
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