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Viaggio nelle economie sociali dei penitenziari e non solo
Dati su suicidi e affollamento sempre più allarmanti, la riforma del sistema penitenziario arenata tra i meandri di Camera e Senato. Una situazione per certi versi fuori controllo quella delle carceri italiane. Tra problemi di tossicodipendenze, la difficile gestione dei migranti, gli appelli anche ad alto livello sembra restino inascoltati. In questa giungla di dolore, solitudine e sofferenza, nelle case di detenzione maschili, femminili e minorili. si fanno sempre più strada realtà associative, Onlus di volontariato che offrono agli ospiti opportunità di lavoro creative e valide. Questo magazine cerca di raccontarne alcune protagoniste di una mission: unire le forze sfruttando le risorse delle piattaforme Social per far sentire più alta la propria voce. BENVENUTI IN CARCERE!
Lo scorso 19 maggio l'Anm ha rinnovato l'appello per l'approvazione della riforma penitenziaria. "L'associazione - ha detto il suo segretario Alcide Maritati al Comitato direttivo centrale - si è spesa per sollecitare la rapida definizione dell'iter della riforma penitenziaria, che purtroppo è appesa a un filo e rischia di naufragare. Le prospettive politiche, con il contratto di governo di cui abbiamo letto, lasciano immaginare che questa riforma non si farà". "Noi - ha aggiunto - speriamo che si possa approvare un lavoro che ha richiesto un impegno di tre anni e che rispetta il quadro costituzionale".
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Il Festival dell’Economia Carceraria, promosso ed organizzato da Semi di Libertà Onlus a Roma, ha dato vita a un laboratorio di idee e progetti utili a dare un segnale forte per ripensare in modo efficace le attività svolte nelle strutture detentive, che spinga la vita ristretta e le sue vicende umane ad appartenere a contesti sociali più ampi. L’iniziativa ha voluto dimostrare la forza riabilitativa del lavoro e dei percorsi di formazione e istruzione come strumenti di valore legati alla dignità della persona. E’ per questo motivo che è nata l’idea di aggregare modelli portatori di virtù, professionalità e voglia di fare nel sistema penitenziario del nostro Paese. "Perché́ l’economia carceraria - dice Paolo Strano, responsabile della Onlus - ha tutto il potenziale produttivo per contribuire alla crescita del paese. E’ un business virtuoso, pulito, solidale, dall’alto valore sociale e rigenerativo. Perché ogni cosa che viene generata nel carcere è sinonimo di qualità ed ha nella sua anima un valore aggiunto, quello del riscatto sociale e della scommessa su se stesso, è un prodotto di valore, e valori".
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Benvenuti in carcere : Tshirt Ansa/Martino Iannone
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Il 39% delle persone uscite dal carcere nel 2007 vi ha fatto rientro, una o più volte, negli ultimi 10 anni. Il dato è contenuto nel rapporto sulle condizioni di detenzione dell'associazione Antigone, che rileva come "troppo spesso il carcere non aiuta la sicurezza dei cittadini". Il 37% dei circa 58 mila detenuti attualmente in carcere non ha alle spalle precedenti carcerazioni, oltre 7 mila sono, invece, detenuti abituali, già stati in carcere piu' di 5 volte. Circa la meta' degli italiani in carcere (il 49,6%) e il 38,8% degli stranieri hanno fino a quattro precedenti penali. Secondo l'associazione, quindi, questo tipo di detenzione non basta a scongiurare la recidiva. Antigone rileva, invece, con soddisfazione, che sono in aumento le persone che usufruiscono della messa alla prova, una delle riforme sperimentate per evitare il sovraffollamento: sono attualmente 12.278. "Ci vorrebbe ora - osserva l'associazione nel suo ultimo rapporto - un grande investimento in risorse umane e sociali per far si' che i progetti vadano a buon fine". Sono 724 i detenuti sottoposti al 41bis, l'1,2% del totale, quelli in Alta Sicurezza 8862, il 15% del totale.
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"Nei giorni in cui si sancisce la definitiva non emanazione del decreto di riforma dell'ordinamento penitenziario frutto di analisi di tutto il mondo che riflette attorno all'esecuzione penale, è grave e doloroso dover registrare il diciassettesimo suicidio di un detenuto dall'inizio di quest'anno". Lo dice il Garante nazionale per le persone detenute, Mauro Palma. "Un suicidio - spiega il Garante - avvenuto nella Casa circondariale di Pescara, messo in atto da una persona detenuta con molti precedenti di autolesionismo, anche recentissimi e che rispondeva di reati con un cumulo di pena non alto e che entro un anno si sarebbe portato a termine". Il Garante nazionale, mentre registra "questo ulteriore episodio di criticita' del sistema che coinvolge chi è ristretto
e chi in esso opera, invita a riflettere sull'esecuzione penale in termini non ideologici o dettati dalla volontà di trasferire sul carcere le insicurezze sociali. Invita a non abbandonare il cammino intrapreso di pieno rispetto della finalità costituzionale della pene perché esso rappresenta l'unico percorso per garantire l'effettiva sicurezza della società esterna e al contempo la tutela dei diritti fondamentali delle persone recluse".
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Cotti in Fragranza è un laboratorio per la preparazione di prodotti da forno di alta qualità, commercializzati nel territorio locale e nazionale. È gestito dalla giovane cooperativa sociale Rigenerazioni Onlus che da giugno 2016 definisce percorsi professionalizzanti efficaci e sostenibili nell’ottica dell’impresa sociale a governance partecipata. Nasce a Palermo ed è una realtà innovativa nel territorio del sud Italia, prima realtà imprenditoriale all’interno di un Istituto Penale per i Minorenni del sud (terza in tutta Italia). L’obiettivo ambizioso è quello di promuovere una stabile inclusione dei giovani del Malaspina che, previa formazione, potranno diventare lavoratori specializzati e autonomi, anche al di fuori del percorso detentivo.
"Siamo ormai certi - affermano - che la persona che prende coscienza delle responsabilità verso se stesso, gli altri ed il mondo acquisisce di pari grado la consapevolezza di essere l’artefice della storia, ha chiaro che ciò che farà avrà effetto su se stesso e gli altri. Utilizziamo l’apprendimento reciproco come condizione necessaria ed unica strategia vincente. L’idea è buona perché “noi” vogliamo diventare insieme persone competenti, capaci di operare scelte precise per il proprio benessere e quello altrui, capaci di cogliere il significato delle cose, valutare e decidere. In grado di utilizzare strategie adeguate nei diversi contesti per trovare nuovi adattamenti e soluzioni creative".
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Una donna di camorra, la sua vita tra violenza e omertà fino al suo pentimento. E' uscito in libreria "Omissis 01", il nuovo libro del giornalista Fabrizio Capecelatro, già autore de "Lo Spallone - Io, Ciro Mazzarella, re del contrabbando" e "Il Sangue non si lava - Il clan dei Casalesi raccontato da Domenico Bidognetti". "Omissis 01" (Tralerighe Editore, 160 pagine, 13 euro) racconta, dalla sua diretta testimonianza, la storia di Rosa Amato, studentessa di giurisprudenza che voleva diventare avvocato, la cui vita è cambiata in una notte. Il 19 marzo 1999 suo fratello Carlo, appena ventunenne, viene ucciso durante una rissa in discoteca, a Santa Maria Capua Vetere.
I responsabili di quell'omicidio non sono mai stati individuati: nessun testimone, nemmeno i suoi amici, sono disposti a raccontare. Tutti hanno paura dei "Casalesi". L'unica certezza, infatti, è che in quella discoteca c'era anche il figlio di Francesco Schiavone, "Sandokan", il capo assoluto del clan dei Casalesi. La famiglia di Rosa cerca giustizia, inutilmente. E quando la giustizia latita, resta spazio solo per la rassegnazione. O per la vendetta. È così che gli Amato decidono di giocare sullo stesso terreno. Con l'obiettivo di contrastare una delle più potenti organizzazioni criminali del mondo nasce il clan Amato.
E da quel momento Rosa diventa una camorrista. L'organizzazione cresce, diventa sempre più forte e temuta. Ma nel 2009 scattano gli arresti: prima il padre, poi Rosa e sua madre. Trasferita da un carcere all'altro, allontanata dalla figlia di pochi anni, Rosa rivede con dolore e lucidità la sua storia e le sue scelte. E alla fine decide di collaborare con la giustizia. Quella di Rosa Amato è una storia di omertà. Dell'omertà che uccide più delle pistole. È una storia di violenza, di inutile violenza. Di una violenza che ha generato soltanto altra violenza. È una storia che dimostra come la criminalità organizzata possa entrare, da un momento all'altro, nella vita di ciascuno e cambiarla, fino a distruggerla.
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Un progetto fotografico per raccontare l’essere umano, i rischi e gli inganni della sua libertà, i momenti più o meno bui in cerca di una luce che possa rischiararlo dalle sue ombre. Ombre che spesso offuscano la mente, tolgono la cognizione affettiva e creano incertezze.
"Luci e Ombre" è il tema del progetto che gli allievi del corso di Reportage dell’Associazione Inforidea Idee In Movimento hanno sviluppato in collaborazione con il Ministero di Giustizia e il carcere di Avezzano. Gli insegnanti di fotografia sono stati Francesco Scipioni per il Carcere Avezzano e Cristiana Reali per allievi Inforidea. "L'idea - spiega Cristina Mura, responsabile dell’iniziativa - oltre ad avere avuto come uno degli obiettivi l'insegnamento della professione di fotografo ai reclusi del carcere, ha anche come finalità la realizzazione di un reportage fotografico narrativo prodotto non solo dagli stessi reclusi, ma anche da un nostro gruppo di allievi della scuola di fotografia, che hanno voluto mettersi in gioco nel proporre tematiche diverse su questo argomento. In una società dove tutto sembra basarsi ormai sulle certezze e sul successo, sembra non esserci più posto per gli incerti e per gli sconfitti. È così che spesso diventano gli emarginati della società, esuli nelle stesse loro strade, costretti a percorrere vie contorte e impervie che spesso li portano a uscire da quei binari che la società impone”.
I lavori esterni, realizzati dagli allievi amatoriali della scuola di fotografia di Inforidea, hanno affrontato temi di primo piano come la tragedia di Rigopiano, l'immigrazione, l’Ilva di Taranto, il mondo giovanile e il mondo delle sette sataniche, la Costituzione della Repubblica italiana in riferimento alla dignità della persona, soprattutto per la condizione della donna e della guerra e, non ultimo, tragedie come quella degli internati delle Fraschette di Alatri.
Più complesso, per certi versi, è stato interpretare il lavoro dei carcerati di Avezzano che attraverso le loro foto e gli scritti hanno preferito toccare corde più intime mettendosi in gioco loro stessi in prima persona.
I promotori del progetto hanno infine selezionato gli scatti migliori, per la realizzazione di due mostre: la prima ad Avezzano, che sarà inaugurata sabato 9 giugno alle 16,30 presso la Sala Montessori in via G. Fontana 6, e la seconda a Roma martedì 3 luglio alle 16,30 presso il palazzo della Cassazione in Piazza Cavour. La visione delle mostre sarà accompagnata da due tavole rotonde. Ad Avezzano saranno relatori la dott.ssa Anna Angeletti Direttrice del Carcere di Avezzano, il Sindaco del Comune di Avezzano il dott. Gabriele De Angelis, l’assessore alle Politiche Sociali avv. Leonardo Cascere, la dott.ssa Maria Teresa Letta Presidentessa della CRI del Comitato di Avezzano, il dott Michele Sidoti funzionario del carcere di Avezzano, il Commissario Capo il dott. Cristiano Laureti, il Sostituto Commissario il Dott. Giovanni Luccitti, il prof. Arnaldo Mariani del Liceo Scientifico Vitruvio di Avezzano come moderatore.
Alla tavola rotonda di Roma parteciperanno esponenti del mondo della magistratura e del giornalismo come il magistrato dott. Anastasia Garante dei diritti dei detenuti per il Lazio, il dott. Giulio Bacosi presidente dell’associazione Democrazia nelle Regole, la dott.ssa Anna Angeletti direttrice del carcere di Avezzano, il dott. Angelo Maria Polimeno Bottai giornalista del TG1.
Durante l’inaugurazione delle mostre sarà presentato anche il libro fotografico edito dalla Herald Editore – Info Carcere a cura del Dott. Roberto Boiardi.
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Quello di inserire cani nelle carceri per portare compagnia ai detenuti è un progetto lanciato fin dagli anni ottanta e in particolare negli Usa nel 1981, quando si pensò di aiutare animali e detenuti. Gli amici a quattro zampe arrivano da canili sovraffollati o dalla strada e vengono curati dai carcerati che in cambio di servizi di tolettatura e pensione ottengono coccole e affetto. Il programma di inserimento dei cani nelle carceri si sta affermando sempre di più tanto che un numero crescente di prigioni statunitensi chiede di aderire all’iniziativa. Alla base vi è l’intento di far incontrare detenuti dal passato difficile con cani abbandonati, provenienti da canili sovraffollati: si è notato che sia gli animali che le persone vivono una vita più serena. Accudendoli e addestrandoli i carcerati, soprattutto donne, oltre a ricevere un supporto psicologico e affettivo si mantengono occupati, ricevono e imparano un mestiere come quello del toelettatore. I detenuti non solo trovano un sostegno terapeutico nei cani ma anche l’opportunità di guadagnare qualcosa
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Il Caffè Galeotto è prodotto e confezionato nella nostra torrefazione situata all’interno dell’Istituto Penitenziario Rebibbia Nuovo Complesso di Roma, da persone prive di libertà. I ragazzi che lavorano all’interno dello stabilimento hanno frequentato regolarmente corsi di formazione tenuti da esperti del settore, che hanno trasmesso loro una professione spendibile al momento del reinserimento nella società civile. Il Caffè Galeotto è un eccellente prodotto solidale, miscelato con i migliori crudi, provenienti da continenti lontani. Tostato con grande maestria e passione dalla Cooperativa sociale Pantacoop, il Caffè Galeotto si riconosce a prima vista per una crema color nocciola tendente al testa di moro, all’olfatto un profumo intenso che evidenzia note di fiori, frutta, pane tostato e cioccolato, tutte sensazioni che si avvertono anche dopo la deglutizione. Il suo gusto è rotondo, consistente e vellutato, l’acido e l’amaro risultano bilanciati, senza che vi sia prevalenza dell’uno sull’altro. Caratteristiche tipiche di un eccellente espresso italiano. La MISSION della cooperativa Pantacoop di Mauro Pellegrino è quella di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini attraverso lo svolgimento delle sue molteplici attività che spaziano dall’edilizia, alla formazione, dal data entry alla progettazione e costruzione di infissi in alluminio per concludersi con la torrefazione del caffè.
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Coop Lazzarelle è una cooperativa di sole donne nata nel 2010. Producono caffè artigianale, secondo l'antica tradizione napoletana, all’interno del più grande carcere femminile di Pozzuoli - Napoli. Con loro lavorano le donne detenute che vogliono essere protagoniste attive del loro cambiamento, perchè come insegna Simone de Beauvoir "donne non si nasce si diventa"». Da donne libere hanno scelto di impegnarsi attivamente in una impresa tutta femminile che valorizzi i saperi artigianali e generi inclusione sociale. Perché solo il lavoro offre dignità e possibilità di riscatto reale. Il caffè delle Lazzarelle è nato mettendo insieme due soggetti deboli: le donne detenute e i piccoli produttori di caffè del sud del mondo. Acquistano i grani di caffè dalla cooperativa Shadilly che promuove progetti di cooperazione con i piccoli produttori. Poi hanno aggiunto alla produzione di caffè artigianale quella di tè, infusi e tisane. Nella cooperativa si sono avvicendate sino ad oggi 56 donne, ognuna con la propria storia, diversa ed identica alle altre. Molte di loro, prima di lavorare con noi, non avevano mai avuto un regolare contratto di lavoro. Ora imparano un mestiere, ma soprattutto acquisiscono coscienza dei loro diritti e delle loro possibilità. Il caffè è prodotto, in ogni fase del suo procedimento di lavorazione, senza aggiunta di additivi, rispettando i tempi naturali di preparazione della antica scuola artigiana napoletana. Le confezioni di caffè sono realizzate in materiale plastico senza alluminio in modo da poter essere riciclate con la plastica nella raccolta differenziata.
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“Buoni Dentro” è un progetto CO.A.FRA Consorzio Cascina Nibai, patrocinato da Centro Giustizia Minorile, Fondazione Enaip Lombardia, un laboratorio di panificazione e pasticceria all'interno del carcere minorile "C. Beccaria" di Milano Il laboratorio è strutturato in forma di bottega di produzione artigiana, dove i giovani attivi nel laboratorio sono affiancati da un formatore sotto la supervisione di un maestro artigiano. Il laboratorio sforna quotidianamente pane, focaccia biscotti, destinati al consumo interno dell’istituto. In occasione delle festività realizza la produzione artigianale di dolci tradizionali: panettone per Natale e colomba per Pasqua. Dal febbraio 2015 è attivo anche il laboratorio di panificazione con punto vendita PEZZI DI PANE in Piazza Bettini a Milano, che impiega alcuni giovani detenuti sotto la guida e la supervisione di un maestro artigiano. Il lavoro costituisce un fattore cruciale per favorire il cambiamento nei giovani sottoposti a restrizione della libertà e rappresenta un fattore determinante per il successo dei progetti di reinserimento sociale. Ai ragazzi viene offerta un’opportunità concreta di supporto al cambiamento e alla ri-costruzione dell’identità personale attraverso il lavoro che nasce dalle loro capacità e dal loro impegno. Esiste nella società una “terra di confine” della cittadinanza, quella dei giovani a rischio di marginalità, nella quale i diritti sanciti dalla Costituzione si rimettono alle opportunità che i giovani incontrano nel loro percorso penale. Giovani non più adolescenti e non ancora adulti; biografie spesso segnate da situazioni personali e familiari problematiche, percorsi di vita tortuosi, battute d’arresto.
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Nel 2012, la Panifici Lariano SRL, iniziò un progetto per aumentare l'attività produttiva e lavorativa inter-muraria del detenuti della 3^ casa Circondariale di Roma Rebibbia. Nasce così Il Pane dalla terza bottega - Fine Pane Mai. Il pane dalla terza bottega a Roma, produce molte varietà: pane, focacce e prodotti di pasticceria con la cura di un forno artigianale, con la capacità del forno industriale. Con la loro farina producono dal pane classico al pane 10 cereali e a lievitazione naturale. Nel punto vendita presso la 3^ Casa Circondariale di Rebibbia in via Bartolo Longo 82 troverete molte specialità di pane e non solo.... L’accoglienza sempre ottima: all’interno del negozio potete assaggiare gli stuzzichini per ingannare l’attesa al vostro turno, avrete quindi modo di constatare immediatamente la bontà dei prodotti.
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Pozzuoli ( Napoli Nasce nel carcerre femminile il caffe " Lazzarella" dieci detenute producono un' ottima miscela di caffe,ottenuta con tostatura artigianale da caffe della america centrale foto Ciro De Luca
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