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Indagine sulla RU486 distribuita fuori dagli ospedali
L'aborto farmacologico in Italia è possibile solo dal 2009, dal 2020 la precedura può essere effettuata anche in regime ambulatoriale e nei consultori familiari, ma oggi questo accade solo in due Regioni
La legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza "non si tocca", continua a ripetere la ministra della Famiglia Eugenia Roccella, fiera anti-abortista. D'altro canto la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ripetuto più volte questo stesso concetto. A rendere complicato l'accesso all'aborto in Italia, però, non è la minaccia di un cambiamento della norma in un prossimo futuro: è invece la sua mancata applicazione da sempre. L'Italia ha un cronico problema di obiezione di coscienza di ginecologi e anestesisti: secondo l'ultima relazione ministeriale sulla 194, si rifiuta di praticare aborti il 69% dei ginecologi e il 47% degli anestesisti. E l'accesso all'aborto farmacologico, possibile entro le 9 settimane di gestazione, di conseguenza non è affatto semplice.
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'Il problema non è il costo, e' la distribuzione della pillola'': così rispondeva l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini, il 28 settembre ad una studentessa che le diceva di andarsene dalla manifestazione per l'aborto libero e gratuito. ''Non e' un problema per chi se la può pagare! Per i giovani, per chi i soldi non ce li ha e vive nelle case popolari il problema c'è, solo che a voi non interessa'', replicava la giovane in un video diventato virale che ha riportato l'attenzione su una legge italiana, vecchia quanto la 194 e che prevedeva proprio la pillola gratuita. Si tratta della 405 che nel 1975 ha istituito i consultori familiari. La contraccezione gratuita riguarda giovani, con limiti di età variabile, donne in difficoltà economiche, per un periodo di tempo limitato, dopo un parto o dopo un aborto. La situazione però è molto complessa.
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