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Minori e accoglienza: davvero il problema è la legge Zampa?

Minori e accoglienza: davvero il problema è la legge Zampa?

La dem difende la sua legge: “Non sono aumentati i bambini migranti ma gli sbarchi”


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

A Roma i minorenni stranieri non accompagnati passano giorni nei commissariati, a volte con il covid. I comuni lanciano l’allarme: “Non ci sono più posti”. L’Italia fallisce nell’attuazione della Convenzione dei diritti del fanciullo, ma il governo punta il dito sulla legge Zampa e sui "falsi minori".

di Cecilia Ferrara e Angela Gennaro


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Nel commissariato romano di San Basilio per almeno 4 giorni ad agosto chi andava a rifarsi il passaporto o a fare una denuncia passava davanti ad una stanzetta vetrata chiusa al cui interno c'era un ragazzino con la mascherina, la giacca e riccioli afro. È un minore rintracciato dalla polizia, ha sedici anni, è eritreo e il comune di Roma non sapeva dove metterlo, quindi lo ha lasciato al commissariato. 

Il comune di Prato e quello di Bologna lo hanno comunicato esplicitamente a prefettura e tribunale dei minori. “Se ci mandano anche solo un altro minore straniero non accompagnato da accogliere, e non c'è un ricambio rispetto agli spazi disponibili, non siamo più in grado di rispettare la legge”, spiega all’ANSA Matteo Biffoni, sindaco di Prato ma anche delegato dell’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) per l’immigrazione. 

E nell’estate in cui il flusso di migranti ha iniziato nuovamente a galoppare con un aumento del 103% (113.791 arrivati via mare, contro i 56.458 dello stesso periodo del 2022) a fare notizia sono quelli che in gergo vengono definiti "msna", ovvero i (e le) minori stranieri non accompagnati. Secondo la Convenzione per i diritti del fanciullo (Onu 1989) i minorenni stranieri non possono essere respinti e necessitano di una tutela rafforzata che permetta un loro sereno sviluppo. 

Il governo, per bocca del sottosegretario Alfredo Mantovano, pensa invece che il problema sia una legge troppo permissiva per chi si dichiara minorenne. Si tratta della legge Zampa, la n.47/2017, un unicum in Europa, che ha sistematizzato la tutela dei msna.
“Secondo i dati del Ministero dell’Interno il 60% dei minori stranieri si dichiara diciassettenne, è evidente che non si può contare sull’autodichiarazione dei ragazzi - dice la responsabile immigrazione di Fratelli d’Italia, la deputata Sara Kelany -. I falsi minori tolgono risorse a quelli veri che ne hanno diritto”. Secondo Kelany il governo metterà mano a questa parte della legge sui msna in un imminente decreto immigrazione. 

Intanto la Corte Europea dei diritti umani il 31 agosto ha condannato l’Italia per aver tenuto una minorenne del Ghana, nel 2016, in un centro per adulti a Como per 8 mesi, senza considerare “la vulnerabilità legata alla sua situazione di minore non accompagnata che all'epoca aveva subito abusi sessuali mentre si trovava ancora in Ghana e poi in Libia”.

Sono i dati a raccontare la saturazione: al 30 giugno 2023, secondo il report semestrale del ministero del Lavoro, i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia sono poco meno di 21 mila (20.926). Sono in prevalenza di genere maschile (86,6%) e il 44,7% di loro ha 17 anni. Sempre al 30 giugno, il 71% risulta collocato in strutture di accoglienza, il 23% (principalmente di origine ucraina) in sistemazioni private. E i posti nei centri per accoglierli sono, semplicemente, finiti. Sempre al 30 giugno i e le minori in prima accoglienza erano 8.357. Per la seconda accoglienza i posti sono 5982: secondo i dati Servizio centrale "sai", al 25 agosto 2023 risultano collocati in seconda accoglienza ("sai" appunto) 5.866 minori. Restano 116 posti, ovvero nulla rispetto ai numeri degli arrivi quotidiani a Lampedusa. 

 

Italia, la legge sull’accoglienza dei minori stranieri best practice europea

I sindaci chiedono un cambio di rotta perché non riescono più a fare fronte agli obblighi di tutela di chi ha meno di 18 anni e in Italia arriva senza famiglia. E per alleggerire il carico sulle amministrazioni locali, il governo pensa a una limatura della legge Zampa: troppi sarebbero i sedicenti minori che approfitterebbero delle tutele italiane, e allora un giovane migrante che si dichiara minorenne non dovrà più, questa l’ipotesi, essere automaticamente considerato tale. In caso di dubbio, avrà l’onere della prova di avere meno di 18 anni. 

 

“Questa legge viene considerata una best practice a livello internazionale e il caso italiano viene illustrato come caso di scuola in molti consessi”, dice all’ANSA Sandra Zampa, senatrice Pd e madre del testo del 2017. “La legge non è mai stata ispirata a un generico tentativo di smerciare falsi minorenni. Al contrario prevede l'accertamento dell'età proprio a maggior tutela dei minori che, come dicono tutte le convenzioni internazionali, non devono vivere in promiscuità con gli adulti”. 

 

“Tra l’altro mi lasci dire - continua Zampa - quanti vuole che siano? Credo piuttosto che ci sia un fallimento così drammatico delle promesse fatte da questa maggioranza in campagna elettorale sul fatto che non sarebbero più arrivati i migranti che si fa credere agli italiani che il problema siano 20mila minorenni”.

 

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Zampa: "La legge funziona, e' il governo che fa propaganda"

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Fdi: "La legge Zampa va modificata"

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Sbarchi, presenze e allontanamenti: cosa dicono i dati sui msna in Italia

Quando è stata approvata la legge, l’arrivo dei minori stranieri non accompagnati era già un'emergenza, almeno secondo i numeri: nel 2016 ne erano arrivati oltre 25 mila. Non solo: una buona parte dei minori che venivano ospitati sparivano, scappavano dalle strutture sia per proseguire il viaggio sia - questo il sospetto di Europol, l’agenzia europea investigativa - per diventare preda di organizzazioni criminali. La legge Zampa aveva come obiettivo quello di mettere a sistema il percorso di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, dall’accertamento dell’età all’accoglienza, dalla possibilità di inserire i minori in famiglie (affido familiare) alla creazione dei tutori e la possibilità di seguire un percorso di formazione e integrazione che estende il permesso di soggiorno fino ai 21 anni. 

L'ANSA ha analizzato gli ultimi 5 anni di presenza di minori migranti nelle strutture del nostro paese. Dal 2018 il numero dei minori è cambiato notevolmente e costantemente, seguendo di pari passo il volume generale dei flussi di migranti. 

Così come gli ingressi, con un picco nel 2022 a causa degli arrivi dei minori ucraini. C’è da considerare anche il numero dei minori che anche con la legge Zampa continuano a sparire, cioè si  allontanano dai centri di accoglienza volontariamente, correndo il rischio di finire nelle mani di trafficanti di persone od organizzazioni criminali. Dal 2018 a oggi sono scomparsi dai centri per minori italiani 21.594 bambini: 12 al giorno. 

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Ucraini, albanesi e tunisini: da dove vengono e da cosa scappano

Elaborazione ANSA da dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali
Elaborazione ANSA da dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali - RIPRODUZIONE RISERVATA

Analizzando le prime tre nazionalità di presenze sul territorio si può capire l’evoluzione dei minori migranti a partire dalla condizione dei paesi di origine. Pochissimi i subsahariani che stanno nelle prime posizioni per numero di presenze. La presenza dei gambiani è alta fino al 2018 restando costante negli anni successivi: il Gambia è uscito dal regime autoritario di Yahya Jammeh dopo 20 anni, nel 2017, ma ancora nel 2022 è al 174° posto sui 191 Stati monitorati dall’Indice di sviluppo umano delle Nazioni unite. Il Paese che negli ultimi due anni è più rappresentato tra i minori stranieri non accompagnati è, prevedibilmente, l’Ucraina: un quarto dei e delle minori in Italia proviene dal paese in guerra, e del resto l’esodo degli ucraini dal febbraio del 2022 è stato giudicato il più grosso in Europa dalla seconda guerra mondiale, con 7 milioni di persone fuggite dal Paese nelle prime settimane dopo l’invasione da parte di Mosca.

 

L’Albania invece è stabilmente al primo posto fino al 2020. Il Paese delle aquile ha un’antica storia di migrazione verso l’Italia fin dagli Anni Novanta. Oggi è pubblicizzato come Paese di successo ma ha ancora sacche di povertà estrema. “Arrivano quasi tutti analfabeti dal nord dell'Albania", spiega all'ANSA un’operatrice albanese di Bolzano. Tra le prime tre nazionalità si trovano in maniera costante anche l’Egitto e la Tunisia, due paesi ritenuti a medio reddito ma dove la democrazia è estremamente precaria e la popolazione è in realtà sottoposta a pressioni economiche tra inflazione (oltre il 10%) e disoccupazione giovanile.

Il Bangladesh e il Pakistan sono altri due paesi di origine dei minori migranti in arrivo in Italia: in questo caso si tratta di viaggi lunghi mesi, a volte anni, per cui la famiglia impegna in genere parte dei possedimenti o contrae un debito. E povertà e insicurezza sono all’ordine del giorno: in Bangladesh si avverte la pressione dei due milioni di rifugiati Rohjinga dal Myammar e in Pakistan quella della violenza talebana e del terrorismo. Il lavoro dei minorenni serve spesso a sostentare tutta la famiglia rimasta in patria. 


Ma le presenze di altre nazioni sono comunque importanti ed estremamente variegate. In questo grafico dinamico realizzato con l’aiuto di Matteo Scannavini è evidente come sia veloce il cambiamento dei paesi di origine. I minori vengono da Mali, Costa d’Avorio, Senegal, Marocco, Guinea, Afghanistan, ma anche Kosovo. Un sud del mondo che non offre loro più nulla e che li fa partire verso l’Europa.

 

 

Ma le presenze di altre nazioni sono comunque importanti ed estremamente variegate. In questo grafico dinamico realizzato con l’aiuto di Matteo Scannavini è evidente come sia veloce il cambiamento dei paesi di origine. I minori vengono da Mali, Costa d’Avorio, Senegal, Marocco, Guinea, Afghanistan, ma anche Kosovo. Un sud del mondo che non offre loro più nulla e che li fa partire verso l’Europa.

 

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Come vengono accolti i msna

Il sistema di accoglienza ricalca quello degli adulti: da un lato i Cas (centri di accoglienza straordinaria) per minori, gestiti dalle prefetture e che grazie alla legge Zampa hanno determinate caratteristiche e necessitano anche di operatori qualificati. “In questo momento il sistema è completamente ingolfato, arrivano sia dagli sbarchi che spontaneamente sul territorio, e i ragazzi o sono impropriamente appoggiati in un primo momento in Cas per adulti, cosa che non si potrebbe proprio in virtù della legge Zampa, oppure vengono ospitati in luoghi che non sono deputati direttamente all'accoglienza: palestre, seminari, ostelli, alberghi, studentati, c’è un po’ di tutto”, spiega Matteo Biffoni. 

 

In questi mesi “è esploso il fenomeno con 12 mila arrivi, e i ragazzi ovviamente si spostano e vanno a cercare i luoghi in cui è risaputo che ci sono sistemi più avanzati di accoglienza. Bologna, la nostra esperienza più avanzata di accoglienza, ha detto: 'Ho tre bambini in giro per la strada, non so come piazzarli'”, ricorda Biffoni. Al momento Bologna ospita 510 msna ed ha finito i posti, mentre i bandi per nuovi centri vanno deserti. E poi c’è il comune di Cremona, “che ha uno dei sistemi di accoglienza e integrazione più avanzati d'Italia, se non il più avanzato, con 100 posti: al momento sta gestendo 350 bambini a spese del comune”. Perché il comune “deve anticipare tutti i costi, costi che noi chiediamo che ci vengano restituiti dallo Stato”. Per questo per esempio il comune di Bergamo ha portato lo Stato davanti al Tribunale amministrativo per farsi restituire circa 5 milioni di euro che il Comune sostiene aver speso per conto dello Stato per il sostegno dei msna. 

 

Per i costi, il sindaco azzarda una media di 120 euro al giorno per ogni minore non accompagnato: “Un conto è il diciassettenne albanese che arriva a Firenze, storico punto di riferimento della comunità, che magari parla anche la lingua, un conto è il quattordicenne da Gambia, Nuova Guinea, Costa d'Avorio, Camerun, arrivato qui dopo il deserto, le botte, gli abusi, la schiavitù, aver visto la morte in faccia e affrontato il mare per poi essere scaricato a Pozzallo o Lampedusa e portato in pullman qui”. C'è bisogno di personale qualificato e di cure mediche. “E poi c’è il tema degli spazi. Non possono essere spazi qualsiasi: li puoi temporaneamente alloggiare in una palestra, ma per due giorni. Poi devi trovare uno spazio, e se non è di proprietà dell’amministrazione, come nella totalità dei casi, bisogna contare l'affitto: altri costi che incidono e che variano da città in città”.

 

Il delegato Anci per l’immigrazione è tiepido nei confronti delle ipotesi di modifica alla legge Zampa. “Bene che l'esecutivo prenda contezza del tema più esplosivo, quello dei msna, all'interno di quella Santa Barbara che è l'immigrazione, dopo mesi di pressione dei governatori e dei sindaci di centrodestra e centrosinistra, di città grandi e piccole, del Nord e del Sud.  Si cambiano i criteri di accertamento dell’età? Do anche per acquisito che ogni garanzia e ogni tutela per un ragazzo diciassettenne venga mantenuta”. Che una modifica del genere possa però alleggerire il sistema di accoglienza, per il sindaco di Prato, è tutto da verificare. “Significa spostare il carico su una gestione più semplice, quella degli adulti, ma non è che questi ragazzi magicamente scompaiono”. Al massimo vanno a finire nei Cas per adulti. Più che come una panacea, per Biffoni l’ipotesi di modifica della legge Zampa sull’accertamento dell’età è “un primo gesto di presa di coscienza del tema minori stranieri non accompagnati”. 

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Anci: "Cambiare la legge Zampa? Non sara' una panacea"

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Sindaco Novara: "Minori non accompagnati non siano responsabilita' dei comuni"

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Le proposte dei comuni

L’Anci a dicembre ha presentato un documento al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi chiedendo da una parte hub di primissima accoglienza per msna, per uno screening sanitario e psicologico prima del passaggio in una struttura, dall’altra cambiare i criteri per i bandi. “Oggi i grandi player come Caritas, Arci, Sant’Egidio giustamente non partecipano più - dice Biffoni - perché i ragazzini hanno bisogno di un percorso di formazione che necessita investimenti impossibili da fare con 60 euro a minore: fa male alla comunità che accoglie e fa male a questi ragazzi”. 

 

La proposta degli hub trova d’accordo anche Alessandro Canelli, sindaco leghista di Novara. “Sulla base della normativa vigente, ai minori stranieri non accompagnati bisogna assicurare un certo tipo di accoglienza, non solo il vitto e l'alloggio - c'è lo psicologo, l'educatore, il mediatore culturale, tutta una serie di figure che ovviamente devono cercare di tutelare il minore nel miglior modo per cercare di avviare un processo di integrazione il più velocemente possibile”, conferma Canelli. “Il costo va dalle 80 alle 120 euro al giorno. Dal 2004, 3.200-3.300 euro al mese per l'assistenza di un minore. Fino a poco tempo fa il 50% circa di questa cifra era a carico del comune e il 50% di questo rimborsato dal governo sul fondo per i minori stranieri non accompagnati”. La cifra, dice il sindaco all’ANSA, “è stata fortunatamente aumentata ultimamente a 100 euro dall’attuale governo. Un ottimo segnale, anche se non copre tutte le situazioni. Il fatto è che bisogna organizzare un sistema di accoglienza che sia tale. La legge, il DL 142 del 2015, dice espressamente che l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati non è dei comuni ma dello Stato, che deve organizzare strutture di prima accoglienza così - come in parte ha fatto - ma anche strutture di seconda accoglienza: residualmente, solo in casi eccezionali, temporaneamente e senza alcun onere i comuni possono intervenire. Invece qui la regola è che sui minori stranieri che vengono trovati in questo modo sul territorio intervengono solo i comuni. O quasi”. 

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"Il governo ci metta in condizione di fare la nostra parte"

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Emergenza?

“Non c'è un'emergenza legata ai numeri, del tutto gestibili: l'Italia in passato ha accolto molte più persone”, attacca Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci. “Sfatiamo anche il mito che siamo l’unico Paese ad accogliere: negli ultimi 10 anni l'Italia è in media al quindicesimo posto in termini di accoglienza in Europa - in proporzione, ovviamente, alla popolazione. Quest’anno abbiamo avuto un aumento degli arrivi via mare e secondo i dati Eurostat dei singoli Paesi sono ancora una volta la Germania, la Francia e la Spagna ad accogliere più domande d'asilo di noi. Eppure non sentiamo lamenti”, aggiunge. Al di là dei numeri, per Miraglia il tema, sull’intero sistema di accoglienza, per adulti e minori, è la responsabilità del governo.  “L'abbiamo denunciato più volte come associazioni del Tavolo Asilo e immigrazione e anche noi come Arci: è un’emergenza prodotta dalle scelte del governo”. La legge, cioè il recepimento della direttiva Europea, il decreto legislativo 142 del 2015, prevede che l'Italia ogni anno faccia la programmazione sull'accoglienza. “Non è mai successo, neanche coi governi di centrosinistra o tecnici”. Con la mancanza di programmazione, tra l’altro, “si vanno a spendere soldi per periodi molto lunghi e per parcheggiare la gente in situazioni inadeguate. I tempi dell'accoglienza si allungano e lo stato alla fine spende più soldi”.

Oggi “nella stragrande maggioranza dei casi diciamo no quando ci vengono affidate strutture in emergenza dalle prefetture in affanno o alla partecipazione alle gare: non c'è la sostenibilità, ci chiedono di fare albergaggio ma senza i soldi per farlo, ma noi vogliamo accogliere le persone in maniera dignitosa, con i servizi necessari”. Il Tavolo Asilo e migrazione ha presentato ormai un anno fa delle proposte per superare il sistema binario.
“Oggi c’è una chiara distinzione di competenza tra Stato e autonomie locali. Ma nella prassi vige una confusione totale su chi deve fare cosa”, aveva spiegato Gianfranco Schiavone presidente dell’Ics di Trieste e componente di Asgi, associazione studi giuridici per l’immigrazione. 

A luglio ha fatto discutere la decisione del sindaco leghista di Castelgomberto, Davide Dorantani, che dopo essersi ritrovato fuori dal comune in provincia di Vicenza tre giovani profughi, arrivati, spiega, senza preavviso, ha deciso di dare un messaggio alle istituzioni riconsegnando i tre ventenni alla prefettura. “Non potevano continuare a vivere negli spogliatoi dei campi da calcio”, dice il primo cittadino. “Da allora non abbiamo avuto ulteriori richieste per fornire ospitalità né a minori non accompagnati e neppure a maggiorenni o presunti tali”, dice all’ANSA. “Ma neanche segnali di esperienze maggiormente organizzate. Certo è che la situazione non può essere gestita come una continua emergenza”, chiosa Dorantani. 

“Non possiamo accettare di essere in emergenza da 30 anni, per rispetto della dignità e della vita umana di queste persone, ma anche per rispetto della stessa dignità e della stessa sicurezza dei nostri cittadini”. È vero, dice il sindaco leghista, “che in questo momento alla guida del Paese c'è una condizione di centrodestra dove c'è anche il partito di cui faccio parte e in cui, fortunatamente, c'è ancora spazio per la discussione e per chi magari ha un'idea diversa. Io non ho un’idea diversa ma penso che ci debba essere una maggiore determinazione nel regolare questo fenomeno”. La Lega “non è mai stata per la chiusura totale ma per un’accoglienza non indiscriminata e quella che stiamo vivendo in questi mesi è un'ondata travolgente. È inutile che ci vengano a dire che dobbiamo bloccare l'immigrazione: non la blocchiamo. Ogni anno arriva in Italia un numero di immigrati pari a quello della popolazione di una città come Bassano. Ogni anno in Italia nasce una nuova Bassano. Serve un intervento strutturale”. 

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