Potrebbe esserci anche il futuro delle già traballanti relazioni fra Ankara e l'Unione europea in bilico nelle urne turche domani, un voto cruciale per il futuro del 'sultano' Recep Tayyip Erdogan. "Contiamo i giorni verso un regime autoritario islamico", ha scritto provocatoriamente l'analista di Hurriyet Mehmet Yilmaz.
Dopo un anno di 'terremoti' - prima la rivolta di Gezi Park e la feroce repressione ordinata da Erdogan, poi la tangentopoli esplosa il 17 dicembre e le leggi 'liberticide', quindi la pioggia di rivelazioni in rete sulla gestione opaca e autoritaria del potere da parte del premier, che ha imposto in risposta il blocco di Twitter e Youtube - le elezioni di domani hanno valore di referendum: pro o contro Erdogan? L'esito del voto potrebbe incidere sul seguito del negoziato di adesione della Turchia all'Ue, iniziato nel 2005 e andato avanti finora a passo di lumaca. Un solo capitolo negoziale su 35 è stato chiuso. Nonostante la repressione di Gezi Park, l'Europa ha accettato di aprire un nuovo capitolo alla fine del 2013. Con l'idea di arrivare rapidamente ai due in questo momento più importanti per la società turca, sul rispetto dello stato di diritto e sulle libertà fondamentali, per ingabbiare le attuali derive del regime. Questo anche se pochi credono davvero, a prescindere dalle dichiarazioni ufficiali di sostegno, che un giorno la Turchia e i suoi 70 milioni di abitanti musulmani entreranno davvero nel club comunitario. Chi vuole crederci è soprattutto il 'popolo europeo' turco sceso in piazza per Gezi Park che vede la Ue come un contrappeso alla deriva islamica del paese. Ma ora, secondo diplomatici europei ad Ankara, le spinte all'interno dell'Ue per un 'gesto forte' nei confronti dei ripetuti strappi alle regole democratiche stanno crescendo. "Erdogan sta diventando impresentabile", rileva uno di loro. Il sito Eu Observer, solitamente bene informato su quanto avviene dietro le quinte a Bruxelles, ha scritto che gli stessi diplomatici turchi in Europa "sono in imbarazzo" per le ultime mosse del premier: "Il sostegno dell'Ue per ulteriori progressi nel negoziato con la Turchia sta venendo meno" per "i modi sempre più brutali di Erdogan di mettere a tacere il dissenso".
Nell'Europarlamento cresce la pressione per una possibile sospensione del negoziato, che potrebbe prendere forma dopo il voto. Le leggi approvate a passo di carica dopo l'esplosione della tangentopoli turca che fa tremare il regime - il Csm turco posto sotto il controllo del governo e il 'bavaglio' a internet e il blocco 'nord-coreano' di Twitter e Youtube ("me ne frego di quello che dirà la comunità internazionale", aveva tuonato Erdogan) - hanno fatto scattare campanelli di allarme a Bruxelles, provocando una pioggia di condanne europee. Se Erdogan riuscirà a mantenersi in sella, molti prevedono una ulteriore svolta autoritaria. Se sarà sconfessato e spinto verso l'uscita, l'Europa probabilmente sarà di nuovo più vicina. A un italiano, il nuovo ambasciatore Ue Stefano Manservisi, spetterà gestire dal mese prossimo questa delicatissima nuova fase dei rapporti euro-turchi.