Ennesimo colpo di maglio del presidente turco Recep Tayyp Erdogan contro i media e i giornalisti 'sostenitori' dell'imam Fetullah Gulen, capo della confraternita islamica Hizmet, suo ex-alleato oggi nemico numero uno rifugiato negli Usa. Una prova di forza che ha suscitato l'immediata condanna di Bruxelles e Washington. Dura la replica del presidente: "L'Ue si faccia gli affari suoi".
La polizia anti-terrorismo ha portato a termine stamane una vasta operazione in tredici città tra cui Istanbul ed ha arrestato almeno 24 persone. In particolare sono stati presi di mira giornalisti di Zaman, uno dei più importanti quotidiani, da sempre vicino al predicatore: in manette è finito anche il direttore Ekrem Dumanli.
Secondo l'agenzia di stampa turca Anadolu, i mandati d'arresto sono in tutto 32 e l'accusa più pesante è di aver costituito un'organizzazione criminale per "attentare alla sovranità dello Stato". Oltre ai giornalisti del quotidiano sono stati ammanettati anche direttore, operatori e conduttori di una rete televisiva, la Samanyolu, anch'essa simpatizzante di Gulen.