Lampi di guerra al confine nord di Israele con Libano e Siria. Almeno due soldati israeliani sono stati uccisi (e altri sette feriti) da un missile antitank sparato dalle milizie sciite di Hezbollah - che ha rivendicato l'azione, come rappresaglia al raid sulla Siria costato la vita nei giorni scorsi fra gli altri a un suo comandante e a un generale dei Pasdaran iraniani - su un veicolo militare con la stella di David in perlustrazione oltre la barriera di divisione non distante dalle Fattorie Sheeba: un cuneo di terra alle pendici del Monte Hermon controllato da Israele, ma rivendicato da Libano e Siria. Nell'immediata risposta israeliana - un'operazione combinata di artiglieria e aviazione - contro le postazioni dei miliziani sciiti, un soldato spagnolo dell'Unifil, il contingente di contrapposizione a guida italiana tra Libano e Israele, e' rimasto ucciso. Madrid ha subito chiesto un'inchiesta "immediata, esaustiva e completa" dell'Onu sulla morte del suo militare dei Caschi Blu. Ma nel pieno di un'escalation che potrebbe aggravarsi e di fronte alla quale agli abitanti dei villaggi israeliani dell'Alta Galilea e' stato ordinato di restare al riparo, il premier Benyamin Netanyahu - che ha coordinato una riunione di sicurezza con il ministro della difesa Moshe' Yaalon - ha già evocato ulteriori colpi: ammonendo che ''Israele e' pronto a reagire con la forza''. ''A quanti cercano di sfidarci al confine nord suggerisco - ha avvertito - di guardare a Gaza. Hamas ha subito la' questa estate il colpo piu' duro dalla sua fondazione''. Un commento seguito al messaggio con cui la stessa Hamas e la Jihad islamica avevano inneggiato ai combattenti di Hezbollah per quella che definivano ''un'operazione eroica''. Netanyahu ha poi denunciato che 'da tempo l'Iran cerca, con l'aiuto degli Hezbollah, di creare sul Golan un fronte terroristico contro di noi''. In seconda battuta ha quindi additato anche ''il governo libanese e il regime di Bashar al-Assad'' come corresponsabili ''delle conseguenze degli attacchi che partono dal loro territorio''. Ma quello che e' l'episodio piu' grave sul lato israeliano della frontiera dalla guerra del Libano del 2006, non e' stato l'unico.
Dalla Siria - dove nella notte un raid aereo israeliano aveva colpito postazioni dell'esercito di Assad e stamattina sono risuonate le sirene di allarme sul Golan israeliano - sono partiti colpi di mortaio verso il monte Hermon, dove le vicine piste di sci sono state evacuate in fretta e furia. La spirale di tensione ha preso l'avvio 10 giorni fa, quando in un raid attribuito a Israele (che secondo costume non ha mai confermato) furono uccisi diversi miliziani Hezbollah (tra cui un comandante) e anche un generale iraniano. Da quel momento lungo il confine, la situazione e' andata deteriorandosi sempre più. Negli ultimi giorni per timore di possibili e preannunciate ritorsioni da parte delle milizie sciite, Israele ha innalzato il livello di allarme trasferendo truppe, postazioni di batterie antimissili Iron Dome e persino chiudendo lo spazio aereo. Dopo la ritorsione odierna degli Hezbollah, l'esercito israeliano ha ora dichiarato 'zona militare chiusa' un tratto di 20 chilometri a ridosso del confine col Libano, fra il kibbutz israeliano di Dafna (Galilea) e il villaggio druso di Massade (Golan). Tra le notizie filtrate sulla dinamica dell'incursione contro la pattuglia israeliana, c'e' quella che rivela come il veicolo militare, nonostante gli allarmi di questi giorni, non fosse blindato. Fa scalpore inoltre la voce, ripresa dal secondo canale israeliano, secondo cui il commando di Hezbollah sarebbe emerso a sorpresa da un tunnel scavato dal Libano sud. Secondo alcuni commentatori - che hanno ricordato che il 17 marzo ci saranno le elezioni in Israele - ora si tratta di vedere se lo scontro si fermera' qui oppure sia destinato a prendere una piega peggiore. Intanto il generale italiano Luciano Portolano, comandante dell'Unifil, ha fatto sapere di ''essere in stretto contatto con le parti''. E ha invitato tutti alla moderazione per evitare che la situazioni precipiti ancora.